In questi giorni sono numerosi gli appelli di imprenditori e di loro associazioni volti a sollecitare il Governo a far ripartire le attività subito dopo Pasqua.
«Siamo sorpresi ed indignati per l’ostinazione di chi continua a pensar di poter riaprire fabbriche e attività economiche come se tutto fosse finito, rifiutandosi di fare i conti con una realtà che è molto diversa ed è quella di una emergenza sanitaria ancora drammatica» dichiarano Daniela Barbaresi, Sauro Rossi e Graziano Fioretti, rispettivamente Segretari Generali di CGIL CISL UIL Marche. «Non siamo certo appassionati alle chiusure a oltranza, anzi, siamo molto preoccupati per le condizioni di tantissimi lavoratori e lavoratrici che dovranno misurarsi con i redditi decurtati. E siamo altrettanto preoccupati per le pesantissime ripercussioni di questa emergenza sull’economia e sul lavoro. Proprio per questo abbiamo convintamente appoggiato, come organizzazioni sindacali, anche le recenti misure a sostegno delle imprese e siamo impegnati nell’azione di irrobustimento delle risorse per gli ammortizzatori sociali. Ma non è certamente fingendo che tutto sia finito che si risolveranno i problemi tutt’ora aperti».
Questo è il tempo della responsabilità e di scelte non avventate, che spettano al Governo sulla base esclusivamente delle indicazioni degli esperti della comunità scientifica, a tutela dell’interesse primario della salute delle persone: interesse che viene prima dell’economia e dei profitti. Non solo. «Se oggi non siamo in grado di fare responsabilmente le scelte giuste e ci facciamo prendere da frenesie illogiche, lo sconteremo a caro prezzo, non solo rischiando di disperdere tutti i sacrifici fatti finora ma anche di peggiorare ulteriormente le prospettive di ripresa – proseguono Barbaresi, Rossi e Fioretti -. L’obiettivo prioritario, da riconfermare con convinzione, è quello di contrastare la diffusione del virus e le occasioni di contatto tra le persone che favoriscono la diffusione stessa. Per questo chiediamo a tutti, a partire dal sistema delle imprese, una maggiore attenzione per garantire coerenza tra ciò che serve fare e ciò che si fa».
In proposito vogliamo ricordare che oltre 3.000 imprese marchigiane escluse dalla lista delle attività essenziali hanno comunicato alle Prefetture di voler continuare a svolgere la propria attività: un numero incredibilmente elevato. Ci teniamo poi a ribadire con forza che nelle realtà in cui si lavora devono essere garantite tutte le misure di salute e sicurezza previste dal Protocollo del 14 marzo. In assenza di tali misure le attività vanno fermate e ai lavoratori assicurato l’accesso agli ammortizzatori sociali. Questa condizione deve essere preventivamente verificata in ogni realtà aziendale che, in prospettiva, si appresti a ripartire.
Proseguono Barbaresi Rossi e Fioretti: «Nelle Marche ogni giorno registriamo ancora vittime e centinaia di contagi. La nostra prima preoccupazione ora è di fermare questo incubo. Non può restare inascoltato il grido di allarme degli operatori della sanità che ci chiedono non solo rispetto per il loro enorme sacrificio ma si appellano all’impegno di tutti per salvaguardare la salute rispettando divieti e restrizioni: diversamente riporteremmo l’intero sistema sanitario regionale ai limiti del collasso».
Per questo, di fronte a questo quadro ci troviamo a ribadire come sia necessario oggi più di ieri affermare che le esigenze di tutela della salute di lavoratori e cittadini debbono continuare ad avere assoluta priorità sulle esigenze meramente economiche .