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  • Commercio: rivitalizziamo i centri storici

In tempi in cui, nonostante gli sforzi, i consumi non riescono a riprendere il ruolo di volano di crescita economica, ma anche di grandi e profondi cambiamenti nei modelli commerciali che nel corso degli ultimi decenni hanno caratterizzato la trasformazione degli usi e costumi sociali del Paese, va ripensato necessariamente come rigenerare la vita socio economica delle comunità in funzione della rivitalizzazione dei centri storici, molto penalizzati dal modello distributivo e consumistico, ma nello stesso tempo, a come dare nuovo impulso al commercio stesso.

È noto a tutti che la crisi economica che ha interessato nell’ultimo decennio il sistema Paese e l’avvento del commercio elettronico hanno comportato strutturali modificazioni alla propensione dei consumatori verso ciò che comunemente viene definito shopping.

Il modello dei centri commerciali, così come quello degli Outlet, sono man mano diventati sempre meno attrattivi, causa la minore disponibilità economica o per una diversa attenzione  alla spesa quotidiana  dei consumatori, ma non ultima, anche per la scoperta del commercio on-line come patrimonio collettivo e sempre meno giovanile.

Per queste ragioni, le Istituzioni locali e nazionali dovrebbero avviare una seria riflessione circa l’esigenza di rivedere le politiche concessionarie per nuovi insediamenti commerciali organizzati, causa una diversa modalità della domanda collettiva (esempio per tutti, l’annunciato passaggio di FINIPER ad altro operatore) e il ricorso massiccio e indiscriminato alle aperture domenicali e festive.

Certo, non si possono cancellare con il classico colpo di spugna cambiamenti infrastrutturali e culturali introdotti dalla legge Salva Italia, ma non si può, allo stesso tempo, pensare di stimolare la crescita dei consumi e di conseguenza dell’economia, in funzione di nuovi insediamenti commerciali come supermercati, outlet, ecc.

«Va ripensato un nuovo modello che veda nei centri storici, dei comuni, delle città, il nuovo fulcro vitale per il rilancio del commercio - dichiara Leonardo Piccinno, Responsabile Cisl Urbino -. Va riscoperta una nuova socialità ricreando per questi luoghi le condizioni normative, infrastrutturali e culturali che consentano a negozi, attività artigianali, sociali la riappropriazione di un ruolo centrale, recuperando a nuova vita anche i vecchi locali che da tempo migrano ad altra destinazione d’uso, come quella abitativa».

Solo in questo modo, è possibile superare l’immagine stereotipata dei centri storici come luoghi dormitori sempre più spopolati, degradati o espressione di una popolazione sempre più anziana.

«Siamo convinti, come Cisl Urbino, che la necessità di ridare nuova configurazione ai centri storici, passando per una doverosa attenzione ai temi di tutela sociale per i cittadini residenti, sia un argomento su cui si dovrebbe concentrare il confronto politico tra le varie forze in campo in vista della prossima competizione per il rinnovo del Governo locale - conclude Piccinno -. Dare a Urbino ed ai suoi cittadini nuove prospettive che partano dalla valorizzazione della sua tipicità tradizionale e culturale di centro vitale del Montefeltro è un dovere prioritario per tutti, forze istituzionali, politiche e sociali».

Su questi temi, unitamente alle altre organizzazioni sindacali, solleciteremo nei prossimi giorn l’avvio di un serio confronto con le amministrazioni locali in previsione della predisposizione dei bilanci comunali per il 2019, per orientare ed attivare le politiche attive locali, economiche e sociali.