A Pesaro, il 26 luglio la Fiba, il sindacato dei bancari e assicurativi della Cisl, allestisce un gazebo per la raccolta di firme a sostegno del progetto di legge di iniziativa popolare che fissi un limite massimo agli stipendi dei top manager privati.
“L’ iniziativa, promossa a livello nazionale, nasce da due considerazioni di fondo - spiega Egidio Valletta Segretario Fiba Pesaro, - da un lato vi è un contesto economico sempre più deteriorato, dove a causa della crisi mondiale, generata dalla finanza, famiglie e piccole imprese stanno pagando prezzi e difficoltà altissime sia in termini di occupazione e reddito che di accesso al credito. Dall’altro assistiamo ad un progressiva finanziarizzazione dell’economia con una perversa spirale che porta le grandi imprese, comprese quelle bancarie, ad assumersi rischi sempre maggiori perché alle prospettive di risultato immediato sono collegati stipendi e bonus dei top manager.”
Un meccanismo che nemmeno la politica riesce più a governare e che crea il paradosso di managers che, pur di fronte a situazioni di crisi delle imprese che gestiscono, continuano a percepire compensi milionari e bonus come se nulla fosse, contribuendo, a volte a peggiorare la situazione di dissesto.
“La Fiba – continua Valletta - non vuole certo ignorare che a grandi responsabilità debbano corrispondere compensi adeguati ma, ritiene non più derogabile il principio di un equa distribuzione dei sacrifici, che sempre più spesso lavoratori e piccole medie imprese sono chiamati a compiere.”
Di qui l’idea di porre un argine ad una simile situazione con una legge. Così come il Governo, con il decreto “Salva Italia” ha posto un limite alle retribuzioni dei manager pubblici, così la FIBA si prefigge di inserire tale limite anche ai compensi dei manager privati di società di capitali quotate in borsa, ritenendo che un compenso massimo, prossimo ai 600.000 euro annui, possa rappresentare un equo compresso fra responsabilità di governo d’impresa e prudente gestione aziendale.