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  • La Siria e i "cuori spezzati"

gettyimages-609892398-1000x600Su tutto il territorio della Siria , dalla mezzanotte del 30 dicembre, è entrata in vigore la tregua tra il regime e gli oppositori con l’approvazione del cessate il fuoco da parte delle Nazioni Unite. Per comprendere il senso di quanto accade alle donne e agli uomini nella Siria martoriata, abbiamo approfondito attraverso le testimonianze raccolte da Asmae Dachan - giornalista e scrittrice di origini siriane, musulmana, instancabile sostenitrice di iniziative umanitarie - la realtà che sovente viene nascosta dalle opinioni politiche. Nella zona est di Aleppo i giornalisti hanno documentato le violenze contro i civili, colpevoli di abitare nelle zone dei ribelli. A conferma della “liberazione” di Aleppo dalle classi povere che popolavano la zona est della città, si stima siano stati evacuati circa 40.000 civili: molti uomini sono stati trucidati e le donne stuprate. I profughi di Aleppo scappati dai quartieri bombardati dal regime hanno perso tutto. Molte famiglie si sono inizialmente rifugiate in periferia, molti hanno cercato di attraversare il confine per entrare in Turchia. Oggi i campi dei profughi sono in prevalenza ad Aleppo, Idlib e Homs.

La donne siriane

Durante la guerra, nelle metropoli, le donne che avevano ancora i nuclei familiari e disponibilità economiche, hanno intrapreso attività commerciali nel settore gastronomico e artigianale. Ma nelle città di confine ora si trovano donne sole, vedove, che si rivolgono per lavoro alle ONG presenti per l’assistenza dei minori. Non esistono sostegni sociali, ma solo stipendi che permettono a malapena il pagamento di affitti. Vi sono tante donne con il marito invalido o paralizzato dalla guerra, che vivono in condizioni ancor più drammatiche dovendo accudire e sostenere da sole il nucleo familiare .

Le donne hanno manifestato con gli uomini contro il regime ed hanno subito la repressione della dittatura di Bashar al Assad , ma a complicare la drammatica situazione è arrivato anche il terrorismo internazionale e l’ingerenza dei Paesi stranieri. La libertà cercata dalle donne è stata soffocata dalla violenza, riportando la Siria ai tempi della segregazione femminile e dell’assenza dei diritti umani.

I minori e i bambini traumatizzati

I bambini siriani sono stati costretti dalle circostanze a diventare adulti prima del tempo; in gran parte hanno subito violenze, abbandono, violazioni, paura e minacce. Un giovane psicologo siriano, Mohamed Al Sayd, afferma che i traumi nei maschi si manifestano con comportamenti violenti, nelle femmine con l’isolamento volontario. I genitori sottoposti ad instabilità, mancanza di lavoro e angosce non riescono ad aiutare i loro figli; i bambini diventano “bombe ad orologeria”. Molti bambini nati durante la guerra non sono alfabetizzati, gli altri hanno perso ben cinque anni di studio.

Gravissima è la mancanza di cure mediche e di medicinali, che di sovente provoca la morte, nonché mancanza di adeguato nutrimento che rallenta la crescita; per sopravvivere nelle tendopoli i bambini patiscono come gli adulti, in una realtà atroce. I bambini cercano di fuggire dalla Siria verso la Turchia dove si muovono alla ricerca dei loro simili con i quali mendicare, finendo nel racket dell’accattonaggio. Nessun orfanotrofio accoglie minori sopra i 12 anni. Infine, vi sono i bambini che vengono fatti fuggire da soli attraverso il mare, unica soluzione oltre la morte.

Secondo i dati dell’anno 2016, pubblicati dall'organizzazione no-profit Syria Network, in Siria sono stati uccisi 3923 bambini e 2592 donne, su un totale di 16913 civili uccisi.

Queste sono solo alcune delle testimonianze dirette raccolte in Siria da Asmae Dachan e, come lei stessa ha scritto in occasione del Natale cristiano: «Dobbiamo ricordarci che siamo un’unica, grande famiglia, la famiglia umana, e se in un angolo del mondo c’è anche solo un bambino che soffre, l’intera famiglia deve adoperarsi per alleviare le sue pene. C’è bisogno di giustizia per costruire la pace, c’è bisogno di cultura per costruire una società del reciproco rispetto… La nascita di Gesù è una gioia per il mondo cristiano, ma anche per il mondo dell’islam».