Non solo bombe e spari uccidono. Nelle guerre che insanguinano Africa e Medio Oriente la popolazione è allo stremo, senza cibo aiuti e medicinali. I primi a pagare sono i bambini.
YEMEN Sotto assedio e senza cibo, un dramma che colpisce 370mila bimbi. Manca il cibo, le madri impotenti ascoltano i figli implorare con il lamento infinito, acuto della pietra sfregata contro la pietra. Non si trovano medicine, gli ospedali e le scuole, affollati di pazienti e di bambini, sono sottoposti a bombardamenti feroci.
SIRIA La guerra ad Aleppo è tornata a essere la guerra dei bambini, in quell’inferno si beve l’acqua infetta, in quanto gli acquedotti sono stati danneggiati dai raid o sabotati. Da metà luglio la situazione è insostenibile, denuncia Andrea Iacomini, portavoce dell’Unicef che scrive: «Ad Aleppo Est non entra più nulla. Nei convogli distrutti c’erano prodotti per l’igiene, pasticche per la potabilizzazione dell’acqua, integratori alimentari, vitamine, kit salvavita che dovevano servire a 78 mila abitanti in condizioni estreme. Nei quartieri orientali ci sono centomila bambini in pericolo, a Ovest ci sono 35 mila minori sfollati, in condizioni difficili».
NIGERIA Ragazzini e donne usati come kamikaze. Attentati, suicidi, saccheggi, sequestri di massa. Dal 2009 la Nigeria è insanguinata dalla ferocia dei fondamentalisti di Boko Haram. Almeno 20.000 le persone uccise in sette anni e due milioni e mezzo i civili costretti a fuggire in altre zone del Paese e negli Stati limitrofi: Niger, Ciad e Camerun. A pagare il prezzo più alto della violenza jihadista sono donne e bambini. Il caso delle 219 studentesse rapite nel 2014 ha suscitato sdegno internazionale, ma altrettanto scioccanti sono i dati sui minori usati per seminare morte. Dal 2014, il totale degli attentati kamikaze compiuti impiegando bambini è di ben 86: un quarto del totale. Nell’ultimo report l’Unicef denuncia che nello Stato di Borno, roccaforte dei terroristi, 244.000 bambini sono in grave stato di malnutrizione: un drastico peggioramento rispetto ai 175.000 che si registravano a inizio 2016.
REPUBBLICA CENTRAFRICANA Gli scontri etnici spingono 10mila minori a fare i guerriglieri. Metà della popolazione della Repubblica Centrafricana è ridotta alla fame. La Fao denuncia che circa 2,5 milioni di persone non hanno accesso a mezzi di sostentamento, una cifra più che raddoppiata nell’ultimo anni. Il conflitto esploso nel 2013 tra i ribelli musulmani del Seleka e i cristiani ha stremato il Paese e a farne le spese sono soprattutto i bambini: senza cibo, acqua, educazione, cure mediche. L’alternativa è spesso imbracciare un kalashnikov ed entrare nel sempre più vasto esercito di bimbi soldato, che secondo le stime dell’Unicef ha superato le 10mila unità.
SUD SUDAN Nel Paese oltre quattro milioni di persone non hanno da mangiare. È lo Stato più giovane del mondo - nato cinque anni fa con la dichiarazione d’indipendenza dal Sudan - ma la sua infanzia è tutt’altro che serena. In Sud Sudan il conflitto interetnico ha già lasciato sul terreno oltre 10.000 vittime. I violenti scontri dell’8 e 9 luglio nella capitale Juba hanno aggravato a dismisura la crisi alimentare nel Paese, costringendo decine di migliaia di civili a lasciare le proprie abitazioni per cercare rifugio nel confinante Uganda. A quasi tre anni dall’inizio della guerra civile gli sfollati sono quasi due milioni. L’Unhcr denuncia che la pressione sui confini ugandesi si sta facendo sempre più forte e i centri di accoglienza sono al collasso.