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  • Lavoratori commercio alimentare a rischio.I sindacati dichiarano lo stato di agitazione

 

La situazione sanitaria  nel nostro Paese si sta facendo di giorno in giorno più drammatica: i casi di contagio da COVID19 crescono e purtroppo anche i decessi.

  Filcams Cgil  Fisascat Cisl e Uiltucs  Uil delle Marche scrivono in una nota: « consapevoli che il settore della distribuzione alimentare è essenziale per la popolazione e che per tale ragione è stato consentito alle aziende di continuare la loro attività, chiediamo con forza che ciò avvenga nel pieno rispetto delle norme sanitarie a protezione di tutti i lavoratori e dei cittadini e dichiariamo  su tutto il territorio  regionale marchigiano lo STATO DI AGITAZIONE  delle lavoratrici e dei lavoratori del commercio alimentare.»

«Lo stato di agitazione lo abbiamo dichiarato come ultimo monito alle istituzioni, alle associazioni datoriali ed alla cittadinanza, perché si intervenga subito per ridurre l' esposizione ai contagi di una categoria dove non mancano vittime . - ha commentato Selena Soleggiati, Fisascat Cisl Marche - Lo sciopero sarà l' ultima ratio ma non lo escludiamo se nulla sarà fatto in  termini di contrazione degli orari di apertura da parte soprattutto delle istituzioni che hanno il dovere di intervenire perché chiudere la domenica non impatta in alcun modo sulla possibilità di approvvigionamento dei beni di prima necessità delle famiglie marchigiane.»  

Il protocollo sottoscritto il 14 marzo e recepito interamente dal decreto del Governo definisce le linee guida da adottare in tutte le aziende affinché si eviti il contagio da COVID19. È necessario che le aziende si attengano a tali norme, in modo da attuare rigorosamente gli interventi di prevenzione collettiva e individuale.

«Purtroppo continuiamo a registrare carenze nelle misure messe in campo e carichi di lavoro insostenibili. - proseguono  Filcams Cgil  Fisascat Cisl e Uiltucs  Uil - La mancanza di dispositivi di sicurezza, l’assenza di controllo e sorveglianza, lo stress di massacranti turni di lavoro mettono a grave rischio gli addetti del settore. Per tale ragione chiediamo che le soluzioni, gli strumenti e gli interventi, vengano concretamente realizzati da tutti gli operatori commerciali,  quali: dotazione dei DPI a tutti i lavoratori; controllo rigido e contingentato dell’afflusso delle persone; rispetto rigoroso della distanza interpersonale;  installazione di pannelli di plexiglass alle casse; sanificazione costante di ambienti e superfici; rimodulazione dell’organizzazione del lavoro con turni di lavoro più contenuti che prevedano il riposo la domenica.»

I negozi alimentari nei fatti restano a tutt’oggi l’unico luogo in cui si realizza una elevata circolazione di cittadini e conseguentemente una maggiore possibilità di diffusione del  contagio. «Riteniamo pertanto che la misura di contenimento più efficace sia proprio la  minore esposizione al rischio realizzabile attraverso la restrizione degli orari di apertura con un provvedimento omogeneo su tutto il territorio nazionale che disponga da subito la chiusura in domenica degli esercizi di vendita. L’apertura per sei giorni la settimana costituisce infatti un lasso temporale più che adeguato per garantire gli approvvigionamenti alimentari alle famiglie italiane. Valutiamo pertanto negativamente la  decisione del Governo di mantenere l’apertura illimitata e subordinata alla libertà del singolo esercente. L’autoregolamentazione degli operatori del settore non solo ha creato disparità tra gli addetti che sono sottoposti a nastri orari diversi, ma ha creato anche difformità negli orari commerciali del medesimo comune generando confusione tra gli utenti.»

Gli operatori più sensibili ed avveduti hanno chiuso la domenica e previsto l’apertura sino alle 19 altri hanno mantenuto gli orari di sempre inclusa l’apertura in domenica. In assenza di interventi governativi, «abbiamo chiesto una tempestiva regolamentazione omogenea del settore da parte della Regione Marche, affinché la cittadinanza non sia  disorientata ed abbia una univoca indicazione confidando in misure restrittive per una Regione che sta pagando un prezzo altissimo in termini di numero di contagi e di vittime.»

In molte regioni, dal Veneto alla Sicilia, dall’Emilia Romagna alla Sardegna, dal Friuli alla Calabria, peraltro la chiusura in domenica Insieme al contenimento degli orari è già stata assunta con Ordinanze specifiche.

«L’assenza di ogni risposta da parte della Regione Marche rischia invece di tradursi in una scarsa attenzione delle Istituzioni nei confronti dei lavoratori e delle lavoratrici del settore  che svolgono “eroicamente “ un servizio indispensabile per la collettività mettendo a rischio se stessi e le proprie famiglie.» sottolineano i sindacati di categoria.

A tutto ciò si aggiunge la richiesta irricevibile che talune aziende del settore alimentare stanno avanzando alle Organizzazioni sindacali per l’utilizzo dell’ ammortizzatore sociale della Cassa Integrazione Guadagni in Deroga in costanza di continuità lavorativa. «Una richiesta che , in seno all’emergenza e alla drammaticità del momento, condanniamo  perché operata a mero vantaggio economico da aziende che hanno visto aumentare considerevolmente i loro fatturati in queste settimane.  - denunciano i sindacati - Ricorrere ad un ammortizzatore sociale straordinario senza che si sia delineato un consistente ed improvviso calo di lavoro, significa nei fatti sottrarre risorse pubbliche ad altre aziende che hanno dovuto al contrario, loro malgrado, interrompere la propria attività a salvaguardia della salute pubblica e del bene comune e che versano per questo in seria difficoltà.»

«Lo stato di agitazione è anche una precisa presa di posizione nei confronti di quelle aziende che stanno guardando alla cassa integrazione in deroga come ad uno strumento per ridurre i costi seppur in costanza di continuità di attività .  - conclude Selena Soleggiati Fisascat Cisl Marche  - Solo il calo drastico ed improvviso del fatturato o la chiusura di attività  può giustificare il ricorso agli ammortizzatori, pensati per sostenere lavoratori ed imprese a cui il contenimento deciso dal governo impedisce nei fatti di lavorare, e  non come occasione di miglioramento delle performance economiche.»

Filcams Cgil  Fisascat  Cisl e Uiltucs Uil, nelle realtà in cui si verificherà la carenza delle necessarie misure di sicurezza sanitaria o che scelgano senza ragioni valide  di avvalersi degli ammortizzatori sociali si dichiarano pronte a sostenere tutte le azioni, anche di mobilitazione, a tutela dei lavoratori e della popolazione