27/07/2011
"Dobbiamo puntare ad una economia nella quale prevalga la qualità: più tecnologia, più sapere incorporato, più investimenti in conoscenza e ricerca, più qualità della vita e dell'ambiente". È questa, secondo la CISL la ricetta per uscire dal difficile periodo di crisi che sta colpendo il comparto industriale.
I dati presentati nell'ottavo Rapporto Industria delineano infatti un settore in forte difficoltà sia dal punto di vista della produzione che del numero degli addetti. Dal 2007 ai primi mesi del 2011, il livello di produzione è sceso del 19%. La ripresa del 2010 si è arrestata al +6,4% ed ha comunque presentato forti differenze da settore a settore: crescita per il manifatturiero, ancora in calo le costruzioni.
Per quanto riguarda il numero di addetti, il Rapporto presentato da Luigi Sbarra (Segretario Confederale - Dipartimento Industria) rende noti numeri piuttosto preoccupanti. Rispetto al terzo trimestre del 2008, il primo trimestre del 2011 ha fatto registrare un calo nel manifatturiero del 7,2%, che in termini assoluti si traduce in 363 mila posti in meno. Identica percentuale ed identico segno anche per il settore delle costruzioni: -7,2%, che stavolta significano 145 mila lavoratori. Complessivamente il comparto industriale registra una contrazione di 507.800 posti di lavoro.
Di fronte a questo quadro preoccupante la CISL individua e propone una ricetta per ripartire. Da una parte, l'organizzazione chiede lo sblocco delle grandi opere pubbliche, dall'altra specifica come l'innovazione sia la via maestra per le Pmi. L'Unione Europea, con lo stanziamento di trenta miliardi di euro per il periodo 2014/2020, ha indicato il percorso da seguire. La CISL propone da subito di agganciarsi a questo treno, "partecipando attivamente alla fase delle trattative, coordinando e mobilitando le nostre risorse migliori per garantire alle imprese italiane il giusto peso nell'assegnazione del budget".
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