È stato siglato nella notte, a Roma, presso la sede di Confagricoltura, il rinnovo del contratto nazionale degli operai agricoli e florovivaisti, scaduto a dicembre 2017.
«Il rinnovo – affermano Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil – rappresenta un sostegno strategico per tutta la nostra economia, dato che coinvolge oltre un milione di lavoratrici e lavoratori e riguarda un settore che si è affermato, soprattutto grazie all’export, come simbolo delle nostre eccellenze».
I sindacati esprimono soddisfazione per quanto ottenuto nel nuovo contratto.
«L’accordo raggiunto rappresenta il compimento di un percorso avviato da diversi mesi, durante il quale avevamo avanzato nella piattaforma unitaria proposte responsabili e aggiornate al contesto economico del comparto agricolo. Siamo soddisfatti – affermano i segretari generali Rota, Galli e Mantegazza – perché abbiamo trovato un punto di equilibrio nell’accordo sull’orario di lavoro, evitando lo smantellamento delle regole attuali. Tra i punti qualificanti del rinnovo ci sono senz’altro la maggiore attenzione alle procedure di appalto, il rafforzamento della bilateralità per ampliare i dispositivi di welfare e formazione, e l’aumento salariale, superiore al tasso di inflazione attesa Ipca pari al 2,3%, che è stato pattuito sul +2,9%, spalmato su due fasi. Sono state accolte poi le nostre richieste su maternità, congedi parentali, malattie gravi, come nei casi di terapia oncologica. Fondamentali, infine, i riferimenti al bisogno di contrastare il caporalato».
«Il rinnovo del contratto nazionale degli operai agricoli e florovivaisti, siglato questa notte a Roma, rappresenta un sostegno strategico per la nostra economia. Coinvolge oltre un milione di lavoratrici e lavoratori e riguarda uno dei settori trainanti del Made in Italy. È stato raggiunto un accordo soddisfacente che consolida i diritti e la dignità del lavoro agricolo, punta a incrementare la competitività delle nostre imprese, non arretra di un passo sul piano della lotta al caporalato. Un’intesa che ha confermato anche la capacità, della nostra organizzazione, di negoziare sempre con profondo rispetto e senso di responsabilità» dichiara Rota, che aggiunge: «Una settimana fa, a seguito della riapertura della trattativa, avevamo scelto di sospendere lo sciopero e mantenere lo stato di agitazione: ora le nostre impostazioni sono state accolte, l’idea pericolosa del salario minimo nazionale è stata accantonata e abbiamo trovato un punto di incontro su un orario più flessibile che possa garantire, laddove necessario, una migliore organizzazione del lavoro, regolando le interruzioni e i recuperi senza modificare le 6 ore e 30. Così come non potevamo lasciare che non giungesse sul caporalato un riferimento chiaro, e nonostante non venga citata la legge 199 sono presenti richiami espliciti alla lotta al fenomeno».
«L’accordo raggiunto – spiega Rota – comprende risultati importanti sui capitoli degli appalti, della bilateralità, con l’impegno a completare gli Ebat e l’attivazione di nuove funzioni di welfare sussidiario, del contrasto alla discriminazione di genere, con un congedo ampliato anche grazie all’Eban, nonché della formazione professionale, con l’attestazione dei percorsi formativi da parte di Foragri; aspetto, quest’ultimo, fondamentale soprattutto in relazione alla sicurezza, all’agricoltura 4.0 e alle sfide dell’innovazione. Sono stati rafforzati i diritti individuali, sempre grazie alla bilateralità, con avanzamenti su maternità, malattie gravi, congedi parentali. Importante poi la parte relativa alle aziende plurilocalizzate, dove abbiamo accolto la richiesta di contratti aziendali purché in linea con quelli stipulati a livello provinciale. Sul piano dell’adeguamento retributivo abbiamo ottenuto un importante aumento del 2,9%, superiore al 2,3 dell’indice Ipca: sarà diluito in due tranche, di cui la prima già da luglio, del valore di 1,7%, a cui seguirà la seconda, dell’1,2%, ad aprile 2019. Un risultato congruo con le performance del settore e le aspettative future». «Avviamo così – conclude il sindacalista – una fase nuova, per contribuire ad attivare, con il lavoro agricolo, processi virtuosi di crescita e sviluppo, tutelando la dignità di chi svolge tante mansioni usuranti sulle quali poggia l’eccellenza del nostro agroalimentare».