Territorio

29/03/2021 Urbino, Poste centrali chiuse il pomeriggio. Sindacati: “Disagi per persone e attività economiche “
  «Abbiamo appreso che da oggi, lunedì 29 marzo 2021, l'ufficio postale centrale di via Bramante di Urbino ridurrà la operatività al solo turno antimeridiano.  Esprimiamo disappunto per tale scelta perché anche in un periodo di emergenza come quello che stiamo vivendo -  sottolineano Foglietta, Cgil Urbino e Piccinno, Ast Cisl Urbino e Montefeltro - le oggettive difficoltà del sistema organizzativo della società, a seguito della morbilità del personale, dovrebbero essere contemperate con l’esigenza di non sguarnire i servizi all’utenza.» Le scelte già operate in passato dalla società Poste Italiane avevano limitato l’ apertura pomeridiana a soli 4 uffici in tutta la provincia: due su Pesaro, uno su Fano e Urbino.  «Con la nuova decisione, si torna a penalizzare ulteriormente le aree interne - continuano i sindacati - quelle strutturalmente più deboli, in termini di copertura dei servizi primari. Chiudere il turno pomeridiano di Urbino, significa aumentare disagi alle persone ed alle attività economiche e discriminare la città capoluogo della provincia che è il punto di coagulo di una vasta area del territorio, oltre a sminuire il ruolo sociale di cui l’azienda continua a vantarsi.»  «Chiediamo con forza alla Direzione Provinciale di Poste Italiane SpA, di non trasformare la sospensione, in un provvedimento definitivo, a nostro avviso, influenzato al momento solo da organici insufficienti; problema, ripetutamente denunciato già dalle federazioni di categoria di CISL e CGIL, maggiormente rappresentative nel contesto aziendale. - rilanciano e concludono Foglietta e Piccinno - Invitiamo, inoltre, il Sindaco di Urbino e gli altri Sindaci dei Comuni che gravitano intorno al comprensorio degli uffici postali della città ducale, ad intervenire per evitare che questa decisione si trasformi in definitiva occasione di aggravio dei già pesanti disagi vissuti dalle popolazioni e dalle attività economiche delle aree interne.»    
Continua a leggere
25/03/2021 Recanati: incontro Comune – sindacati su sviluppo del territorio e politiche sociali
  Si è tenuto oggi, in videoconferenza, un incontro tra i sindacati territoriali Cgil Cisl e Uil e l’amministrazione comunale di Recanati, rappresentata dal sindaco Antonio Bravi, dagli assessori Fiordomo, Nicolini e Soccio e da una delegazione di consiglieri comunali. Al centro del confronto, tematiche importanti per lo sviluppo del territorio: politiche del lavoro, politiche sociali, legalità, appalti, edilizia e altri aspetti peculiari della realtà recanatese, come la tutela ambientale, la promozione turistica e le politiche culturali. L’obiettivo è fare squadra nell’individuazione di obiettivi ed opportunità, approfondendo insieme le tematiche dello sviluppo sostenibile, delle politiche sociali e degli appalti. L’esito dell’incontro è la rinnovata volontà, espressa da tutte le parti, di un confronto costante, puntuale e non sporadico. Per i sindacati, rappresentati da Daniele Principi (Cgil), Alfonso Cifani (Cisl) e Manuel Broglia (Uil), è fondamentale instaurare rapporti stretti e collaborativi con le istituzioni, in un’ottica di coinvolgimento inclusivo nei processi decisionali, a maggior ragione in questa fase segnata dalle problematiche legate alla pandemia.    
Continua a leggere
17/03/2021 Covid - 19, Cgil Cisl Urbino: "Potenziare le USCA per una lotta più efficace contro la pandemia"
  Il grido di allarme lanciato sulla stampa dai medici delle unità di continuità assistenziale USCA, pone l’evidenza di come la diffusione dei contagi si amplia sempre più e necessitano sempre maggiori interventi per evitare la saturazione degli ospedali e delle terapie intensive. Le unità che operano sul territorio «stanno facendo quanto è nelle loro possibilità per fronteggiare l’incremento dei contagi e dei malati da assistere a casa, che torna a farsi sentire in maniera importante, a causa della ormai evidente diffusione delle varianti, una delle cause, che hanno spinto i nuovi provvedimenti a tutela della salute pubblica verso il colore rosso sia del territorio provinciale e regionale.- scrivono in una nota stampa unitaria Piccinno e Contadini rispettivamente della Ast Cisl e della Cisl Fp di Urbino  e Foglietta della Cgil e Sciumbata della Fp Cgil -   Occorrerebbe potenziare la disponibilità di unità nel territorio (oggi, 32 in ambito regionale e 7 in tutta la provincia di Pesaro Urbino), proprio per fronteggiare meglio l’esigenza.» «Riteniamo che per farlo al meglio, l’ASUR Marche, dovrebbe applicare appieno quanto contenuto nella delibera della Giunta Regionale della Regione Marche, n. 1423 del 16 novembre u.s., che mette a disposizione della ASUR, risorse economiche pari a €. 1.563.641,06 per il 2020 per potenziare le unità di medici ed infermieri e risorse aggiuntive specifiche di €. 365.430,61 sempre per lo scorso anno 2020, per l’immissione degli assistenti sociali professionali. -  sottolineano i referenti di Cgil, Fp Cgil e  AST CISL e CSIL FP DI Urbino - Inoltre, per consentire l’immissione degli infermieri di famiglia e comunità nelle unità USCA, sono previsti € 8.526.714,16 per il 2020 e €. 12.304.060,80 per il 2021 in modo che l’ASUR possa reperire personale non superiore a otto unità ogni 50.00 abitanti da inserire nelle stesse unità di continuità assistenziali.»     «Siamo convinti che in questo momento così delicato, vanno messe in campo tutte le forze e risorse disponibili, cercando di utilizzarle al meglio, per alleviare ai cittadini le tante sofferenze e difficoltà causate dal virus e dai provvedimenti di contenimento della ulteriore diffusione del virus. -  concludono i sindacati territoriali - Tutto questo, con la speranza ed in attesa che si vada definitivamente a chiarire, da parte delle Autorità preposte, la qualità dei vaccini per evitare ulteriori stress ed ansie, ma anche per tranquillizzare le popolazioni che la campagna vaccinale resta in prospettiva l’arma più efficace per arrivare nel più breve periodo a riprenderci una qualità della vita e rilanciare la tanto agognata ripresa economica e sociale.»      
Continua a leggere
15/03/2021 Costituzione ASP Fano: i sindacati chiedono un tavolo tecnico
«Il dibattito sollevato nelle ultime settimane sul progetto dei Comuni dell’ATS 6 di ipotizzare la costituzione di una nuova azienda pubblica di servizi alla persona per la gestione diretta dei servizi sociali, ci obbliga ad intervenire perché chiamati in causa da più soggetti politici, ma in modo improprio ed impreciso, nel merito e nel modo con il quale è avvenuto un primo confronto con l’Amministrazione del Comune di Fano». Lo dichiarano Cgil Cisl Uil di Pesaro - Urbino e le rispettive federazioni del Pubblico Impiego. In premessa va ricordato a tutte le forze politiche del Consiglio comunale di Fano che oggi si ergono a paladine della difesa dei servizi pubblici che i primi a sollevare criticità di merito e soprattutto di metodo rispetto ad una decisione assunta e deliberata dalla Giunta comunale e dalle amministrazioni di tutti i Comuni dell’ambito sociale n. 6 sono state unitariamente CGIL CISL e UIL provinciali insieme alle loro articolazioni sindacali di categoria del pubblico impiego.  Infatti a febbraio 2021 con un comunicato stampa e una richiesta di convocazione specifica, rilevato il silenzio delle forze politiche fanesi, abbiamo evidenziato all’opinione pubblica che il Comune di Fano aveva assunto tale atto in totale assenza di confronto con le parti sociali e con le rappresentanze dei lavoratori interessati.   In seguito a quel comunicato il Comune di Fano (ente capofila dell’ATS n. 6) ci ha convocato in un incontro che si è svolto il 5 marzo nel quale, stando al merito della questione,  abbiamo chiaramente espresso i nostri dubbi sulla effettiva realizzazione e sul rispetto dei tempi che le amministrazioni si sono date, chiedendo chiarimenti sugli obiettivi strategici per rendere effettive politiche sociali adeguate anche ai nuovi bisogni che emergeranno dopo l’attuale crisi pandemica, la tutela del personale oggi impiegato e di quello che nel futuro dovrebbe essere impiegato e con quali strumenti farlo. Soprattutto abbiamo evidenziato che questo eventuale processo di istituzione dell’ASP debba avvenire con il massimo grado di partecipazione e condivisione con i soggetti sociali e di rappresentanza dei lavoratori interessati, nonché aperto ai cittadini che a quel servizio accedono. Dove tali processi sono stati realizzati e hanno prodotto effetti positivi nella gestione e nella qualità dei servizi erogati (come ed esempi l’ASP di Jesi) oltre ad adottare un metodo di ampia partecipazione, è stato approntato anche uno studio di fattibilità anche economica, affidato all’Università politecnica delle Marche.  Abbiamo comunque evidenziato che a parte l’obiettivo di istituire entro due anni l’azienda di servizi alla persona ( ASP) fattore molto positivo è stato quello di giungere all’adozione di provvedimenti per la costituzione in forma associata del servizio sociale ATS 6 che, coerentemente con i modelli organizzativi della nostra provincia, diventava lo strumento per la gestione associata ed in convenzione dei servizi sociali per garantire i quali il Comune di Fano se ne assume l’onere maggiore mettendo a disposizione l’intera sua struttura dei servizi sociali per tutti i comuni dell’ambito.  In quell’incontro il Comune di Fano come ente capofila dell’Ambito sociale oltre a riconoscere di aver fatto un errore di metodo, nel non aver coinvolto in questo processo le rappresentanze sociali e del lavoro, si è impegnato ad aprire un dialogo e confronto concreto, che ancora è in fase iniziale, per il quale vanno definiti nel dettaglio obiettivi, tempistiche e modalità, e per il quale a differenza di quanto ha dichiarato l’assessore Dimitri Tinti,  come organizzazioni sindacali abbiamo richiesto e ottenuto la costituzione di un apposito tavolo tecnico, manifestando la nostra disponibilità a realizzare un dialogo costruttivo e funzionale per garantire servizi appropriati ai bisogni e di qualità, senza aver espresso accordi o assensi ad una operazione che ancora è tutta da costruire.    
Continua a leggere
27/03/2015 Bilancio regionale: le priorità sono welfare, lavoro, trasporti e Province
Servizi sociali, lavoro, diritto allo studio, trasporto pubblico locale e Province: sono queste le priorità indicate dal sindacato su cui concentrare le risorse disponibili con la revisione di bilancio. Questo è l'invito rivolto da Cgil-Cisl-Uil delle Marche alla Giunta regionale che si riunirà lunedì prossimo per approvare la proposta da consegnare al Consiglio. Il sindacato è consapevole che le difficoltà finanziare della Regione Marche, come quella dei Comuni e delle Province, è determinata principalmente dai pesantissimi tagli operati dalla legge di stabilità 2015 che ha sottratto ai nostri territori più di 300 milioni di euro. Scelta avventata le cui conseguenze si stanno scaricando sulle popolazioni, a partire dalle fasce sociali più deboli, alla quale il Governo dovrebbe porre immediatamente rimedio. Per rappresentare più concretamente la dimensione del problema nelle Marche,  è sufficiente ricordare il taglio di 26 milioni alla spesa sociale (servizi  per l'infanzia, borse di studio, disabilità, non auto-sufficienza, disagio sociale, immigrazione), 14 milioni al trasporto pubblico locale (pendolari, studenti, tariffe agevolate per le categorie più fragili), 5 milioni del fondo anticrisi (esenzione ticket, assegno di studio e contributi per l'affitto per le famiglie di disoccupati e cassaintegrati), 5 milioni del diritto allo studio. Rimangono inoltre aperti i problemi legati alla riorganizzazione delle Province, sia quelli relativi alla gestione delle attività, a partire da scuole, manutenzione delle strade e assetto idrogeologico, sia quelli relativi al personale. Come rimane aperto il problema dell'incremento insostenibile delle tariffe per le strutture per disabili e non autosufficienti. I tagli finanziari determineranno inoltre innumerevoli problemi occupazionali, in particolare fra i lavoratori impiegati, molto spesso in attività appaltate, nella gestione dei servizi e delle attività economiche fino ad ora sostenute da queste risorse. Cgil-Cisl-Uil, oltre ad indicare alla Regione questi temi come prioritari, invitano tutto il sistema delle Autonomie locali (Comuni, Province e Regione) ad assumersi le proprie responsabilità, evitando la tentazione di un inaccettabile scaricabarile per poi promuovere assieme una iniziativa energica nei confronti del Governo affinché vengano cambiate quelle scelte finanziarie che stanno mettendo in ginocchio le comunità locali.
Continua a leggere
20/03/2015 Adiconsum dice no alla chiusura degli uffici postali
Anche le  Marche sono interessate dalla chiusura degli uffici postali a seguito del piano industriale di Poste di razionalizzazione degli uffici. Ben 33 uffici saranno chiusi penalizzando territori e oltre 16.000 cittadini, mentre altri  22.000 cittadini dovranno accontentarsi delle aperture “spot” in quanto sono previste aperture solo in alcune giornate. Una discriminazione e  un impoverimento dei Comuni di  alcuni territori,  ma Poste probabilmente  è più interessata al mantenimento di presidi che rappresentano business, piuttosto che al mantenimento di un presidio sociale  a favore di cittadini e delle persone più anziane. Saranno i  portalettere “telematici”( dotati di terminale in grado di fare  raccomandate e bollettini) a sostituire il servizio, ma ovviamente i costi saranno maggiori per il cittadino, e fra non molto non sarà neanche più garantito il servizio di recapito tutti i giorni. E nella nostra regione cosa stanno facendo le Istituzioni per contrastare le previste razionalizzazioni? Sicuramente  potrebbe essere di aiuto la sentenza del Consiglio di Stato dell’11 marzo scorso , a seguito del ricorso di alcuni comuni dell’Abruzzo, nella quale si afferma che "Poste non può fare spending review sulle spalle dei piccoli Comuni, determinando disservizi e disagi soprattutto alla popolazione anziana e a quella priva di strumenti tecnologici, «perché le chiusure devono tenere conto della dislocazione degli uffici postali, con particolare riguardo alle aree rurali e montane, ma anche delle conseguenze che la relativa presenza produce sull'utilità sociale».Silvana Santinelli (Responsabile regionale Adiconsum Marche)
Continua a leggere