Il graduale ritorno alla normalità non si è tradotto nel ripristino dei servizi di trasporto pubblico locale. Nonostante la Regione Marche abbia infatti continuato a mantenere inalterate le risorse che servono per sostenere il TPL regionale, constatiamo purtroppo che in alcune realtà territoriali, come ad esempio nell’entroterra della provincia di Ancona (zona Jesi e piccoli paesi limitrofi per essere più precisi) le aziende locali non hanno ripristinato il servizio isolando di fatto alcuni comuni e lasciando a piedi i cittadini che fino a qualche mese fa avevano la garanzia di poter usufruire del mezzo pubblico di trasporto per i loro spostamenti. Lo denunciano in una nota unitaria le Segreterie Regionali di Filt Cgil, Fit Cisl, UIL trasporti, FaisaCisal, UGL
«Assistiamo allo spostamento di chilometri tra un servizio sociale ad un servizio a mercato, facendo venire meno lo scopo del trasporto pubblico locale che è un “servizio sociale al servizio del sociale”, così come sancito anche dalla costituzione stessa - proseguono i segretari Polenta, Costantini, Andreani, Bora e Pigliapoco -. Oltretutto Regione Marche ha stabilito con l’ordinanza n. 31 del 26 maggio scorso il ripristino di tutti i servizi in termini di kilometri e collegamenti, garantendo tutte le risorse come se non fosse successo nulla, come se non ci fosse stato nessun blocco dovuto alla pandemia che ha travolto tutto e tutti».
«Non vorremmo che il Covid 19 sia preso come scusa, a parità di risorse, per tagliare qualche servizio risparmiando così sui costi e facendo “cassa”: sarebbero, queste, “furbate” inaccettabili - denunciano i sindacati dei trasporti -. Ricordiamo infine che qualsiasi modifica dell’attuale servizio di trasporto, essendo parte di un piano di trasporto regionale, deve per forza passare attraverso un tavolo regionale che metta a confronto Comuni, territori, utenti, imprese, dove il ruolo della Regione è quello comunque di regia: ciò significa che le modifiche al servizio non possono essere lasciate e non sono di competenza delle singole aziende. Chiediamo pertanto un intervento della Regione così come delle società consortili del territorio marchigiano al fine di evitare che certi atteggiamenti vadano a discapito del diritto dei cittadini alla mobilità e isolino certi territori che hanno la sfortuna di essere lontani dai centri di interesse economico e sociale».