La grande gru di Fincantieri e la schiera dei silos di cemento, simboli che da sempre hanno caratterizzato la produttività del porto e della città di Ancona, oggi sono diventati l’emblema di una crisi che continua a mietere vittime. Dopo la gravissima vertenza Fincantieri, che sta minando anche lo stabilimento di Ancona, è calato il sipario sulla Bunge Italia SpA, stabilimento storico, attivo nello scalo dorico, fin dagli anni Cinquanta, nella lavorazione di semi oleosi e produzione di farine alimentare. Ad un anno dalla dismissione della produzione che ha messo in cassa integrazione il totale dei 61 dipendenti e colpito più di 200 lavoratori dell’indotto, la Regione, nella persona dell’Assessore regionale al lavoro, ha finalmente convocato un tavolo (il primo per Bunge) con le istituzioni locali, presenti il Sindaco, l’Autorità portuale e l’Assessore provinciale al lavoro, i sindacati di categoria e le RSU, mancava solo l’ azienda, che invitata, non si è presentata, per affrontare la drammatica situazione dello stabilimento dopo la chiusura, in negativo, delle trattative di acquisto da parte di alcune aziende che avevano manifestato interesse. Una fattiva disponibilità, durante l’incontro, è arrivata dall’Autorità portuale ad avviare le procedure per l’eventuale acquisizione dell’area di proprietà Bunge, una superficie di circa 48 mila metri quadri, silos compresi. Anche se l’Autorità portuale non può svolgere attività imprenditoriale diretta, e quindi assumere, una volta acquisita l’area, dopo la valutazione dell’Agenzia del Territorio, può dare concessioni finalizzate all’attività legate all’economia e alla logistica del porto.”Accogliamo, con soddisfazione, la disponibilità dell’Autorità portuale a veicolare eventuali ulteriori manifestazioni di interesse oltre che ad acquisire l’area. – afferma Giuseppe Giorgetti, Segretario Generale della Fai Cisl Ancona- Ma il nostro obiettivo rimane quello di trovare soluzioni concrete per ricollocare il prima possibile i lavoratori. - prosegue Giorgetti della Fai Cisl Ancona- Si dovrà rispettare l’accordo che abbiamo firmato con l’azienda (19 maggio u.s.) per salvaguardare i dipendenti della Bunge, che ad oggi sono tutti in cassa integrazione straordinaria per 12 mesi e che si raddoppieranno, fino ad arrivare ad aprile 2013, solo se 18 unità usciranno, dalla vertenza. C’è già l’accordo con alcuni operai disposti ad uscire dalla vertenza. Siamo fiduciosi”. L'accordo con Bunge Italia SpA prevede, infatti, che la cassa straordinaria possa essere prorogata fino all’aprile 2013, ma solo qualora il 30% dei lavoratori esca dalla vertenza, riscuotendo una liquidazione, regolata dall'accordo stesso, e trovando altra occupazione. Se questo risultato non sarà ottenuto la cassa si bloccherà, per tutti, nell'aprile 2012. Al tavolo regionale si è discusso anche di eventuali ipotesi di percorsi di ricollocamento dei lavoratori, accompagnati da azioni formative e di riqualificazione .
Dopo Fincantieri, anche la Bunge, che ha già venduto il sito di Porto Marghera, lasciando operativo solo quello di Ravenna, entra nelle attenzioni dei vertici delle istituzioni locali. Ora i lavoratori, in presidio, durante l’incontro, fuori del palazzo della Regione Marche, attendono il prossimo incontro dove, auspicando la presenza dei vertici aziendali, si approfondiranno le ipotesi messe in campo.