Intervento di Sauro Rossi, Segretario Generale Cisl Marche, Corriere Adriatico, 1 Maggio 2017
Ci apprestiamo a celebrare il 1° Maggio, Festa del Lavoro, senza che, nemmeno quest’anno, tale fondamentale tema sia riuscito a guadagnare il centro della discussione politica come sarebbe necessario. Questo limite purtroppo si registra ai vari livelli. Si parla di lavoro meno di quanto sarebbe utile a livello internazionale, dove si sta riestendendo il fenomeno dello sfruttamento minorile; si allargano le aree di attività sommerse all’interno delle quali vengono negati anche i più elementari diritti delle persone; cresce il numero degli attivisti sindacali imprigionati e uccisi perché impegnati nelle lotte di emancipazione.
Si trascura di affrontare le questioni del lavoro anche su scala europea, dove tutto viene subordinato alla discussione sugli effetti di neo-isolazionismi stile Brexit e al rischio di affermazione delle nuove forme di nazional-populismo, senza provare a modificare l’approccio di eccessivo rigore economico che nonostante gli interventi “espansivi” della BCE, continua a condizionare in negativo la crescita continentale.
E soprattutto senza pensare a quali strategie adottare per accompagnare quella “rivoluzione digitale” che nei prossimi anni, a livello UE, si stima possa creare quasi 3 milioni di posti di lavoro, bruciandone però 7. Senza sforzarsi di delineare percorsi condivisi su come coniugare lo sviluppo economico con quello sociale ed ambientale. Rinunciando a legare ad un progetto comune le politiche migratorie.Il tema lavoro va riportato in primo piano, in forma decisa, anche in Italia.
Il nostro Paese, fanalino di coda, nelle classifiche sulla ripresa economica, dove permangono i seri problemi di una marcata differenziazione tra le diverse aree territoriali, ha assoluto bisogno di varare decisive misure fiscali a favore di imprese e lavoratori.
Per dare alle prime, in forma selettiva, maggiori chances di competizione e ai secondi, irrobustendone il salario reale, uno strumento per rilanciare i consumi.
Le risorse per finanziare questi interventi, come da anni stanno sostenendo i sindacati, vanno ricercate nella lotta all’evasione fiscale, alla corruzione,al malaffare.
In questo ultimo anno, sul piano normativo, la scena è stata catturata dai provvedimenti per il Jobs Act ma, pensando in positivo, merita di essere posta in rilievo la legge di contrasto al caporalato che, se correttamente applicata, ridarà, specie nel Mezzogiorno, dignità al lavoro di migliaia e migliaia di lavoratrici e lavoratori, immigrati e non.
E di lavoro c’è bisogno di parlare nelle Marche. Perché c’è da riflettere su come recuperare quel 25% della capacità produttiva persa con la crisi decennale che abbiamo alle spalle, su come combattere una disoccupazione generale tornata sopra il 10% e una disoccupazione giovanile attestata al 25.3 %, su come affrontare il riemergente tema della bassa occupazione femminile.
Ma è doveroso anche in questo quadro critico interpretare alcuni segnali inediti: la crescita dopo 3 anni (di circa 3.000 unità) del lavoro dipendente e la prevalenza dei laureati sui diplomati tra gli occupati nel 2016. E trarne indicazioni per utilizzare al meglio le risorse per favorire e qualificare l’occupazione.
Ma di lavoro bisogna soprattutto trattare nella nostra regione per metterlo al centro dei progetti di ricostruzione fisica e morale delle comunità colpite dal sisma.Per garantire nell’immediato l’occupazione e il reddito dei lavoratori coinvolti. Per massimizzare le occasioni che il “cantiere” della ricostruzione potrà offrire ai lavoratori del nostro comparto edile, pesantemente colpito dalla crisi, garantendo legalità, trasparenza e sicurezza. Ma soprattutto per fare del lavoro una delle chiavi di rigenerazione del modello di sviluppo delle nostre aree interne, per invertire il trend di impoverimento e spopolamento che già le affiggeva e per avviare percorsi concreti di rilancio sociale ed economico di quei territori. Sarà un impegno di lunga lena quello che ci aspetta al riguardo ma non può che costituire il nucleo di un Patto per il lavoro, lo sviluppo e il welfare tra istituzioni e parti sociali che, convintamente, rilanciamo come espressione di uno sforzo corale teso a dare un futuro dignitoso alle Marche.