COMUNICATO
8 MARZO: RIPARTIAMO DAL LAVORO
Ancora tempo di crisi, una crisi pesante che non accenna a rallentare e per la quale le donne, spesso le prime a fuoriuscire dal mercato del lavoro e le ultime ad entrarvi, stanno pagando un prezzo altissimo: 4.400 donne licenziate e iscritte nelle liste di mobilità nelle Marche nel 2011, il tasso di disoccupazione femminile è salito prepotentemente fino all’8,4%: il valore più alto degli ultimi 15 anni!Sono così arrivate a 26mila le donne marchigiane in cerca di lavoro. Un lavoro che non c’è o è cattivo lavoro, precario, sottopagato è la condizione vissuta da un’intera generazione di donne giovani ma non solo.
E sono ancora le donne ad essere le più colpite dalla diffusa e vergognosa pratica delle dimissioni in bianco dimissioni “in bianco” fatte firmare al momento dell’assunzione ma senza data, poi utilizzate arbitrariamente dal datore di lavoro. Per fermare questo inaccettabile fenomeno, nelle Marche come nel resto del Paese, le donne del sindacato, della politica, della cultura, delle istituzioni e della società civile, il 23 febbraio scorso hanno consegnato a tutti i Prefetti un appello rivolto al Governo e al Parlamento per richiedere con urgenza una legge che reintroduca, dopo la cancellazione della L. 188/07 da parte del Governo Berlusconi, una norma di civiltà e di tutela del valore del lavoro, della dignità e dei diritti delle persone.
Donne ancora di fronte alla difficile scelta se lavorare o diventare madre: sono 1.750 le madri lavoratrici che nel triennio 2009-11 hanno lasciato il lavoro nel primo anno di vita del bambino nelle Marche, di cui 620 nel 2011.
“Donne spesso costrette alle dimissioni per mancanza di asili, costi troppo elevati dei servizi o per le difficoltà a conciliare lavoro e maternità” – dichiara Claudia Mazzucchelli della UIL Marche - “dati preoccupanti soprattutto in questo momento di crisi nel quale un posto di lavoro è tanto prezioso”. Un quadro che si trascina tassi di natalità sempre più bassi e un Paese destinato a invecchiare e a smettere di crescere.
Donne che ogni giorno devono fare i conti con il lavoro dentro e fuori casa, con una organizzazione dei tempi di vita e di lavoro sbilanciata e che spesso riversa solo su di loro il peso delle responsabilità, della cura dei familiari e della casa.
“Per questo, occorre che si affermi con più forza la logica della condivisione delle responsabilità familiari tra uomini e donne” – aggiunge Cristiana Ilari della CISL Marche – “superando l’idea che del lavoro di cura debba essere solo femminile, e le buone pratiche, a partire dalla contrattazione, volte a favorire la conciliazione dei tempi di vita e lavoro”.
Per Daniela Barbaresi della CGIL Marche “proprio per l’incertezza e le difficoltà in cui ci troviamo è necessario riportare l’attenzione sulla centralità delle donne nel lavoro e nella società, perché non può esserci ripresa e sviluppo senza l’apporto e la cultura delle donne, senza la valorizzazione delle loro competenze, del loro potenziale e dei loro meriti”.
Dunque, occorre ribadire che il lavoro, la realizzazione, le pari opportunità delle donne sono condizioni indispensabili per uscire dalla crisi e garantire condizioni di benessere sociale per tutti, donne e uomini.
E allora, questo 8 marzo, ripartiamo dal lavoro.