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  • Coronavirus: nel Fermano ancora pochi tamponi e tante incognite sul futuro della sanità

In questi ultimi giorni, tutti i mezzi d'informazione stanno parlando dell'aumento dei tamponi in tutte le regioni, ma la situazione nelle Marche, come viene raccontata alla Cisl Fp nelle centinaia di mail, messaggi e lettere che riceviamo giornalmente, é preoccupante. C'è ormai un senso di rassegnazione sia tra gli operatori sia tra i cittadini sul fatto che, nonostante i sintomi, la vicinanza con familiari positivi, contatti avuti con pazienti positivi o molto sospetti, i tamponi non si riescano a fare.

Bisogna che s'inizi a dire tutta la verità: nelle Marche, tamponi e reagenti non arrivano o arrivano in numero insufficiente. Le persone più responsabili, che hanno la possibilità di farlo, si chiudono in casa, ma altri, costretti da forza maggiore, vanno al lavoro. Tanti, pur con febbre, sperano per giorni che qualcuno suoni alla porta per sottoporli al test. Molto spesso, peró, quest'attesa resta tale. 

Nel fermano, gli errori commessi nelle prime settimane della pandemia, soprattutto all'interno dell'ospedale, sono costati carissimo in termine di contagi, malattie ed assenze di tantissimi operatori sanitari. Qualcuno di questi è ancora ricoverato o addirittura attaccato al respiratore. Su tutto questo, al momento opportuno, dovrà essere aperto il doloroso capitolo delle negligenze e delle responsabilità, come richiesto anche dalla Cisl Fp Marche con opportuno esposto inviato alla Procura. 

«Con circa 70 tamponi al giorno, tanti se ne riescono a fare a Fermo, dove vogliamo andare? - chiede Giuseppe Donati, Segretario regionale della Cisl Fp Marche -. Conosciamo figli, mogli, mariti di positivi che attendono invano il tampone. Vorrebbero legittimamente sapere se hanno contratto la malattia». 

«Ai cittadini va detta la verità, tutta intera - prosegue Donati -. Non basta aumentare il numero di laboratori convenzionati e privati che eseguono tamponi se poi non si trovano i reagenti per fare le analisi. Abbiamo chiesto alla Direzione dell'Area Vasta 4 di essere trasparente e di fornire, una volta per tutte, la mappatura dei tamponi eseguiti al personale sanitario e di rendere noto il piano di tamponamento futuro di tutti i dipendenti. Basta annunci: vogliamo i numeri reali».  

Per la Cisl Fp Marche, inoltre, bisogna cominciare a pensare a dopo l'emergenza: «L'obiettivo primario senza se e senza ma, per Fermo ed il Fermano, sarà ripristinare quanto prima l'operatività del Murri - insiste Donati -. I 170.000 cittadini di questo territorio hanno solo quest'ospedale ed hanno diritto di averlo pienamente funzionante  perché le altre malattie non attendono il Covid. I fermani hanno pagato più di altri nelle Marche la scelta sbagliata di non aver riattivato in tempo ospedali periferici per accogliere i malati positivi e salvaguardare l'unico polo ospedaliero dell'AV4». 

 

La situazione attuale, per la Cisl Fp Marche, non potrà reggere oltre i due mesi. Migliaia di prestazioni sanitarie rinviate, interventi chirurgici non eseguiti, visite specialistiche bloccate non possono essere tollerate a lungo. 

Il Murri dovrà tornare quanto prima alla sua attività normale, con un ripensamento profondo sul modello organizzativo, strutturale e strumentale. Il sistema, dopo decenni di tagli e ristrutturazioni che sono stati veri e propri razionamenti, ha gravemente fallito sia a livello nazionale che regionale. Si è trovato impreparato sia sotto l'aspetto della risposta ai bisogni di cura che su quello della prevenzione. Va quindi cambiata radicalmente marcia. 

«In questi giorni sorgono nuovi ospedali, si triplicano i posti di Rianimazione, piovono dall'alto respiratori, acquistati e finanziati da privati benefattori - aggiunge Donati -. I beni materiali si possono produrre, ma la professionalità non si acquista al supermercato. Dove si reperirà il personale per far funzionare questi ospedali? Senza voler sminuire gli sforzi fatti finora, sono tanti i dubbi sul futuro. Rischiamo di veder arrivare questi grandi centri di Rianimazione quando non serviranno più o serviranno molto meno».

 

Sempre riguardo al futuro, bisognerà pensare anche alle conseguenze sulle casse pubbliche: «Occorrerà ripianare un buco finanziario enorme - dice Donati -. Stato centrale e Regioni usciranno dall'emergenza con le ossa rotte e le casse vuote. Non vorremmo a quel punto, come avvenuto anche in precedenti emergenze, che a farne le spese saranno quei territori, in primis il  Fermano, meno forti politicamente e con meno o zero sponsor. Ci aspettiamo da parte della Regione e dell'Asur la medesima solerzia messa in campo al momento di  pianificare i piani di attacco al Covid con accorpamenti, chiusure e spostamenti di reparti, nel predisporre un graduale ritorno alla normalità del Murri. Nessuno pensi minimamente di approfittare di quanto avvenuto per portare a termine ipotesi di ulteriore ridimensionamento di servizi. Se così fosse, faremo le barricate».  

«Ritornare al più presto alla normalità è un debito di gratitudine che la Politica e gli amministratori hanno verso gli operatori sanitari, ricomprendendo tutti coloro che hanno prestato assistenza a vario titolo - conclude Donati - ma anche un dovere nei confronti di una cittadinanza che ha estrema urgenza di normalità e di servizi sanitari pienamente operativi».