La crisi nelle Marche ha cancellato 51.000 posti di lavoro in 4 anni. Secondo i dati diffusi dal Dipartimento del mercato del lavoro della Cisl Marche, la disoccupazione si attesta all’8,2%, con punte del 30% per quella giovanile.
Rispetto al secondo trimestre del 2011 le nuove assunzioni diminuiscono del 10%. Calano anche la produzione (-5,3%), i fatturati (-5,6%) e gli ordinativi (-6,6%). Le performance peggiori nel settore dell’artigianato.
Continuano ad aumentare le ore di Cassa integrazione autorizzate rispetto all’ anno precedente (+ 33% l’ ordinaria, + 16% la straordinaria). Aumenta anche la Cassa integrazione in deroga, con 3.079.000 di ore pagate al 15 ottobre.
Sono dati che fanno presagire un perdurare della recessione. E’ impossibile ipotizzare a breve una ripresa e un rilancio delle attività. Le Marche rischiano un processo di deindustrializzazione che colpisce in particolare le piccole aziende manifatturiere, struttura portante del tessuto produttivo. Aziende che faticano a mantenere personale con livelli di professionalità medio alte, sempre più sostituito da lavoro dequalificato.
Rispetto a questa situazione non è possibile “agire di rimessa”. E’ necessario sviluppare azioni di sistema, politiche attive per il capitale umano e politiche di sostegno per le imprese. Le priorità sono rafforzare i servizi all ’impiego pubblici e rivalutare il rapporto tra formazione, sistema scolastico e lavoro. Necessario anche accrescere la spinta per l’innovazione e sostenere la crescita della terziarizzazione, in particolare di servizi avanzati a persone e imprese.
Nel 2013 infine verranno portati a conclusione i programmi di finanziamento dei fondi strutturali europei (FSE e FESR) che per le Marche hanno significato 569 milioni nei sei anni (2007-2013). E’ già in corso il dibattito sulla programmazione 2014/2020, rispetto alla quale sarà importante discuterne i principi cardine per governarne l’utilizzo a livello regionale.