«Il nuovo anno è cominciato sulla scia di quello appena finito». Lo sostiene il Segretario generale della Cisl di Macerata, Marco Ferracuti, nel commentare i primi dati forniti dall’osservatorio della Cisl sul mercato del lavoro. A gennaio 2011 sono diminuite del 27% le ore di cassa integrazione ordinaria autorizzate, ma sono aumentate del 26% quelle di cassa integrazione straordinaria. Per David Ballini, Segretario della Femca, non si tratta di un buon segnale. «Lo strumento ordinario non viene più richiesto perché la crisi che tante imprese affrontano non è più temporanea ma strutturale. Per questo si chiede la cassa straordinaria o si procede direttamente con la mobilità e con la riduzione di personale». Nell’anno appena trascorso la Cassa integrazione in deroga ha riguardato più di 4.000 lavoratori delle piccole e medie imprese maceratesi. Lavoratori che senza questo strumento sarebbero direttamente fuoriusciti dal mercato del lavoro senza alcuna rete di sostegno al reddito. Secondo Ballini questo dimostra la necessità di procedere ad una profonda riforma del sistema degli ammortizzatori sociali in Italia. «Non è possibile che all’incertezza propria della crisi - quanto produrre, per chi produrre, cosa produrre - si aggiunga quella derivante dal non sapere se gli ammortizzatori in deroga verranno o meno finanziati nell’anno successivo. I nostri imprenditori e i loro dipendenti meritano più garanzie». Si registrano alcuni timidi segnali di ripresa, specie nel settore metalmeccanico. «Dopo aver gestito sul territorio la crisi di alcune grandi imprese salvate anche grazie all’intervento di nuovi proprietari – racconta Stefania Montagner dei metalmeccanici - ci troviamo ora ad affrontare un mercato "impazzito". La produzione è cambiata. Magari per mesi non ci sono commesse, poi all’improvviso arrivano ordini da evadere nel giro di poche settimane. Le imprese sono costrette a pretendere dai lavoratori una flessibilità che non è sempre facile gestire, specie con gli strumenti obsoleti che abbiamo a disposizione. Su questo tema manca del tutto la politica, anche perché con un accordo sindacale si può solo tamponare una situazione di crisi. Poi però servono interventi strutturali che siano il risultato di una strategia industriale di ampio respiro». Situazione simile si verifica nell’edilizia, dove a guardare i numeri la crisi sembra non essere molto sentita. «La realtà è diversa – afferma Primo Antonelli, Segretario degli edili – in primo luogo perché la nostra Provincia è interessata da due grandi opere come la terza corsia della A14 e la Quadrilatero, che in qualche modo hanno ridato ossigeno ad un settore, quello delle costruzioni, che funge da traino per altri settori. In realtà sono moltissime le piccole imprese edili che stanno andando a fondo, trascinandosi dietro un indotto importante. Non è un caso che nell’unico Cementificio presente in tutto il territorio regionale, a Castelraimondo, sia stato dichiarato un esubero strutturale di personale che, solo per il momento, è rientrato grazie all’utilizzo della Cassa integrazione ordinaria. Altro settore che sta subendo danni irreparabili è quello agroalimentare. «Le piccole aziende familiari e artigianali provinciali, che producono vere e proprie eccellenze, sono schiacciate dalla grande distribuzione di rete e da una concorrenza fondata solo sul prezzo, spesso a discapito della qualità del prodotto». Parole di Lida Fabbri, Segretaria confederale e responsabile del Fai, la categoria che tutela i lavoratori del settore agroalimentare, secondo la quale «qualcuno ha approfittato della crisi per ritardare i pagamenti, creando così problemi di liquidità per piccole aziende sane e produttive, che vanno in grave difficoltà anche perché faticano ad accedere al credito bancario». Le prospettive per il nuovo anno non sono rosee quindi. Tra chi ha perso il lavoro, chi lo sta perdendo e chi non riesce a trovarlo, rischia di sparire un’intera generazione di lavoratori. Il 2010 ha presentato un conto salato. Al 31 dicembre 2010 erano 4.339 le persone iscritte nelle liste di mobilità, che ricordiamo essere l’ultimo ammortizzatore sociale utilizzabile. Ad essi si sommano quei 1290 lavoratori che, nonostante la dote degli incentivi previsti dalla legge per la loro assunzione, non sono riusciti a ricollocarsi e sono stati cancellati dalle liste. Senza contare poi i circa 9.000 lavoratori che nel 2010 sono stati licenziati ed hanno avuto accesso all’indennità di disoccupazione. Secondo Ferracuti «a fronte di una crisi inedita, che colpisce indiscriminatamente tutti i settori produttivi e tutto il territorio provinciale, non è semplice reagire con efficacia. L’unica possibilità è guardare al futuro con progetti a lungo termine. Servono scelte precise, volte a promuovere innovazione e produttività. Scelte sulla base delle quali cominciare da oggi a investire sulla formazione, coinvolgendo le associazioni rappresentative delle imprese e le istituzioni». In particolare chiamata in causa la Provincia di Macerata alla quale, non appena terminerà il commissariamento, la Cisl è pronta a presentare le sue proposte. http://www.youtube.com/watch?v=-l5FzEFeCcw