La Cisl fa proposte chiare e realizzabili per la ripresa del territorio e del paese, con l’obiettivo di evitare una campagna elettorale molto confusa e poco concreta dove i populismi e la demagogia rappresentano pericolose derive. Abbiamo deciso di rivolgerci ai candidati indicando le priorità fondamentali per il rilancio e la rinascita del territorio piceno.
Partiamo dal lavoro. I dati del Centro per l’impiego di Ascoli e San Benedetto attestano che nel 2017 si è registrato un lieve incremento delle assunzioni rispetto al 2016, ma se il confronto lo si fa sul terzo trimestre 2015/ 2017 il saldo è negativo per ben 1987 unità. Tale scollamento è determinato dalla tipologia delle assunzioni, che sono prevalentemente contratti precari come quelli a tempo determinato, somministrato e da un forte incremento di quelli a chiamata che hanno sostituito i voucher. Il massiccio ricorso a queste tipologie contrattuali sono la dimostrazione che il modello di sviluppo del territorio è inadeguato, non caratterizzato da processi di innovazione, indispensabili per prefigurare un lavoro di qualità e l’uscita dalla crisi.
La mancata attuazione delle politiche attive costituisce la principale carenza delle recenti riforme del lavoro: c’è bisogno di: mettere a regime l’assegno di ricollocazione e armonizzarlo con le misure regionali, potenziare i Centri per l’Impiego e valorizzare il raccordo tra loro e le Agenzie per il Lavoro, ridisegnare “Garanzia giovani”, riqualificare il collocamento mirato per i disabili, investire in servizi di orientamento, istruzione e formazione, accompagnare i percorsi di scuola-lavoro per i giovani. Ogni lavoratore dovrà poter godere di misure di sostegno personalizzate e rigenerabili nella vita lavorativa per le transizioni.
Negli ultimi 7 anni abbiamo perso 500 imprese e 550 imprese artigiane. Contestualmente una parte del tessuto imprenditoriale del territorio piceno, colpito duramente dalla crisi e dal sisma reagisce, con cospicui investimenti, approfittando anche delle agevolazioni previste per tali eventi, contribuendo ad invertire il trend negativo che si protrae da oltre un decennio e a dare una prima timida risposta all’economia e all’occupazione del territorio.
Il riconoscimento di “Area Complessa di Crisi Val Tronto-Val Vibrata” ha visto la presentazione di progetti che prevedono l'assunzione di circa 400 unità e investimenti finora pari a quasi 80 milioni di euro. Occorre accompagnare lo sviluppo delle imprese, soprattutto quelle che hanno presentato progetti, con investimenti infrastrutturali, a partire dalla banda larga, da centri di ricerca e dalla collaborazione con Università, scuola e formazione professionale, affinché si renda possibile una caratterizzazione territoriale improntata all’innovazione tecnologica delle imprese manifatturiere e dei servizi. Questa prospettiva impone anche la costruzione di nuove tutele legate a nuove forme di lavoro che potrebbero svilupparsi, quali il lavoro digitale, agile, autonomo e che potrebbero impattare con la salute e il benessere fisico dei lavoratori e delle famiglie.
Contestualmente occorre un’attenta valorizzazione dei territori in termini agricolo-turistici mettendo a valore le tante risorse paesaggistiche e culturali ed incentivando l’imprenditorialità in tali settori, soprattutto nelle aree interne.
Il fisco. Nella proposta di legge di iniziativa popolare presentata nel 2015 la Cisl richiedeva fortemente una riforma fiscale che contenesse l’equità del sistema, l’alleggerimento della pressione fiscale, la semplificazione, il recupero dell’evasione fiscale. I cardini su cui basare una riforma del fisco sono sostenibilità stabile dei conti pubblici, sostenibilità sociale (no a tagli su servizi e prestazioni sociali, no ad incrementi di altre imposte per tagliare l'Irpef), benefici per chi ha sopportato i costi della crisi. Proponiamo la revisione dell'Irpef, un bonus da 1000 euro per lavoratori e pensionati con reddito fino a 40mila euro annui, l'ntroduzione di un Nuovo Assegno Familiare (Naf), un'imposta sulla grande ricchezza (tassazione crescente sul patrimonio immobiliare e mobiliare ad esclusione dell’immobile di abitazione e dei Titoli di Stato) la riduzione dell’aliquota massima dell’addizionale regionale del 3,3%, la revisione del Catasto e lotta all’evasione fiscale.
Per quanto riguarda il welfare, i dati demografici evidenziano una tendenza alla denatalizzazione attribuibili alle difficoltà economiche delle famiglie derivanti principalmente dalla mancanza o precarietà del lavoro e degli scarsi sostegni alla maternità. Eppure, pur avendo una presenza di minori nella fascia 0-3 di circa 8000 bambini, i posti del servizio nido hanno un tasso di copertura intorno al 10%, ben lontano dall’obiettivo di Lisbona che prevede il 33%.
La politica dovrebbe potenziare forme di sostegno alle famiglie e prevedere interventi e servizi che incentivino e favoriscano la natalità, sia attraverso fiscalità di vantaggio che con maggiori servizi pubblici e pubblico-privati, anche attraverso lo sviluppo del welfare aziendale.
Rispetto ai dati demografici ed economici la politica dovrebbe agire evitando lo spopolamento dei territori dell’entroterra ove risiedono prevalentemente famiglie di anziani, spesso soli e con gravi patologie, investendo su percorsi socio-assistenziali e sanitari adeguati alle esigenze della popolazione, anche in termini di collegamenti con i centri ove sono presenti maggiori servizi.
Invitiamo i candidati ad impegnarsi per rendere possibile un ripensamento delle comunità, di quelle martoriate dal sisma in primis, ripensando alla ricostruzione in termini abitativi, ambientali, sociali, per favorire sicurezza, sviluppo e forme di inclusione socio-lavorativa in un’ottica di partecipazione e co-progettazione da parte dei soggetti istituzionali e del privato sociale, oltre che di gestione dei servizi in un’ottica associata.