“Morire da soli o rinascere insieme?” , così Alfonso Cifani, Segretario Generale della Cisl di Ascoli Piceno e Fermo, ha aperto l’Assemblea Territoriale della Cisl, che si è riunita per eleggere i delegati al congresso regionale della confederazione marchigiana e avviare la progettazione del futuro nel territorio ascolano e fermano.
L’esortazione fa appello ad una nuova governance del territorio che sappia mettere al centro, prima di ogni altra attività, le politiche attive del lavoro, la grande preoccupazione di tutti. No all’assistenzialismo e alla passività di chi si sta ritrovando senza lavoro. Sì al sostegno delle capacità e delle risorse che ogni persona può mettere in gioco.
Severo il richiamo ad un cambiamento culturale del mondo imprenditoriale e istituzionale, sul fronte dell’innovazione, del confronto sui mercati internazionali, dell’approccio al welfare.
Spazio importante all’idea di città come luogo non solo urbano ma antropologico, palestra per ripartire verso la valorizzazione di ciò che nel territorio funziona; verso la riorganizzazione degli assetti istituzionali; dell’internazionalizzazione; degli spazi vitali. “L’Europa è una risorsa e le nostre città e territori cooperando possono esserne intercettori virtuosi” ha sottolineato Stefano Mastrovincenzo, Segretario Generale della Cisl Marche, che ha voluto esortare aziende e Istituzioni ad alzare lo sguardo oltre la dimensione locale e nazionale.
La tornata elettorale appena conclusa non aiuta a dare certezze. “Siamo preoccupatissimi perché rispetto ai problemi del lavoro che manca e dell’economia del paese in grave crisi, servirebbe un governo subito pronto ad affrontare le emergenze” ha detto con tono forte Anna Maria Furlan, Segretario nazionale della Cisl, intervenuta ai lavori congressuali. “Urge una riforma elettorale nel caso italiano- ha proseguito- e la regolamentazione severa delle regole della finanza internazionale, altrimenti saremo sempre al punto di partenza, sia in Italia, sia a livello globale.Questo non ce lo possiamo più permettere”
E’ il momento di svoltare, riconoscendo e seguendo i segnali di futuro.
Così Alfonso Cifani, Segretario Generale della Cisl di Ascoli Piceno e Fermo, che ha aperto i lavori dell’Assemblea Territoriale riunitasi per eleggere i delegati al Congresso della Cisl Regionale. Insieme alle colleghe di Segreteria Paola Federici e Maria Teresa Ferretti, Cifani ha indicato come primo approdo verso il quale puntare quello di una nuova governance del territorio di Ascoli Piceno e Fermo e la prima direzione da prendere per svoltare definitivamente è quella delle politiche attive del lavoro. La vicinanza alle persone che perdono e cercano lavoro deve liberare tutti i protagonisti di questo processo dalla logica assistenzialista e passivizzante e favorire l’attivazione e le capacità di ciascuno. Poi welfare e sviluppo. Le città e i territori delle nostre Province devono re-incontrarsi a partire dalla ricerca del benessere delle comunità che li abitano: la Cisl vuole esserci e fare il suo pezzo. E lo sta facendo: la rappresentanza nei luoghi di lavoro e la presenza con il suo sistema servizi sul territorio compongono nodi importanti per il welfare e lo sviluppo della questa terra. Rispetto al cambiamento, si deve esigere di più dal mondo imprenditoriale, che deve invertire la sua cultura.
Morire da soli piuttosto che rinascere insieme? Questo non è più accettabile. Ma segnali di futuro si ritrovano nei giovani imprenditori, sulla loro capacità di fare rete e verso di loro si deve riporre fiducia. Ma Cifani ha parlato anche all’interno sindacale, alla sua gente: “Di fronte ai cambiamenti proviamo anche noi cambiare alcuni aspetti della nostra organizzazione”. I segnali di futuro partono anche da qui, nello sperimentare modi e luoghi anche altri del fare sindacato. Cambiare significa innanzitutto sostenere quello che funziona (iscritti e servizi Cisl stanno crescendo nel territorio piceno). La Cisl deve essere una casa accogliente, uno spazio vitale per chi lo abita. Non è semplice per categorie e servizi fare integrazione visto che le persone da essi servite le “tirano” ciascuno verso i propri bisogni. Ma vogliamo provare su di noi quello che stiamo chiedendo alle imprese e alle Istituzioni. Infatti le nuove Aree Sindacali Territoriali, saranno la carta da giocare per essere più vicini alle persone sul territorio ed ottimizzare l’uso delle risorse interne. Ma nuovi assetti organizzativi significa anche nuova valorizzazione delle persone che lavorano in Cisl: quindi formazione e confronto, per integrare necessità organizzative con le possibilità di ciascun, senza escludere nessuno Se qualcosa non ha funzionato, bisogna andare oltre, ha ricordato l’economista Marco Marcatili, che ha coordinato la tavola rotonda su territorio e sviluppo. Se i distretti non bastano più possiamo ripartire dalle città, se le reti di impresa non sono mai partite bisogna provare altre forme di partnership tra attori economici. Soprattutto, le opportunità stanno a metà tra il territorio e la dimensione internazionale. Il primo senza la seconda sarebbe solo retorica.
La Regione vuole esserci. L’Assessore regionale Marcolini ha dato questa garanzia. Le proposte della Cisl suscitano l’interesse del Governo regionale. Connettere impresa, istituzioni, città: una alleanza nuova per ripartire dai nostri territori con le nostre risorse e i nostri sforzi, con ostinazione nonostante la falcidia dell’austerity di origine europea. Liberare i fondo valle come unici luoghi dello sviluppo, polarizzare i centri storici, dare spazio alle risorse rinnovabili e alle attività imprenditoriali compatibili
La Camera di Commercio, attraverso Di Battista, ha rafforzato l’idea che le opportunità stanno distribuite tra i mercati esteri dove poter portare la nostra qualità e le capacità del nostro tessuto economico e sociale. Il sistema camerale vuole muoversi verso questo contributi. Abbiamo conosciuto al Cina e ora l’India: non è così impossibile giocare sullo stesso campo.
Il Sindaco di Ascoli Piceno Castelli, con il suo contributo, ha ricordato con chiarezza che si deve partire dal ricostruire un rapporto tra Istituzioni e cittadini. La città può essere il luogo giusto. Ma lo spazio è stretto. Lo squilibrio tra sacrifici chiesti (tanti) ai cittadini e quelli (pochi) praticati da tutta la classe dirigente, lo ha eroso e ci presenta il prezzo da pagare: le votazioni di ieri e la rabbia che vi è dietro ne sono la dimostrazione. Da dove iniziare? Ripensare la spesa del welfare; il rapporto tra entroterra e costa, tra nord e sud della Regione: troppe le risorse mal distribuite e disperse in costi indiretti. Quindi sostegno al welfare ma equo e selettivo e riscoperta di una prossimità solidale come tratto antropologico della nostra cultura
Avere il coraggio di rompere gli schemi può servire. E’ l’imprenditore Antognozzi, a provarci per primo: riduzione dell’orario di lavoro giornaliero a 7,30 per creare migliaia di posti di lavoro in più, soprattutto per i giovani, e per favorire più innovazione nelle imprese. Poi abbattimento del costo del lavoro per competere con l’est. E sperimentare nuove forme di scambio commerciale come il baratto – ha aggiunto come proposta-provocazione – da affiancare alle forme più classiche, troppo spesso strozzate dai meccanismi di rating. Il sindacato – ha esortato Antognozzi – non deve mai cadere nella logica corporativa ma occuparsi del lavoro a tutto tondo (lavoratori ma anche impresa)
Stefano Mastrovincenzo è poi tornato sulla questione “Europa”
Il Segretario Generale della Cisl Marche ha sottolineato che è giunto il momento di andare oltre l’immagine dell’UE come luogo del rigore e basta. Saper concertare e utilizzare i fondi strutturali può essere un passo importante per superare l’antieuropeismo diffuso, che spiega molto l’esito del voto. L’Europa è una risorsa e le nostre città e territori cooperando possono esserne intercettori virtuosi. Questo può sostenere uno sviluppo a partire dal welfare (comunitario, integrativo, sussidiario); dal territorio (associarsi tra Istituzioni, tra erogatori dei servizi pubblici locali); dalla partecipazione dei lavoratori alle sorti dell’impresa attraverso la contrattazione di 2° livello. E nelle Marche, a queste sfide si aggiungono quelle del’investimento nell’istruzione ottimizzando le strutture universitarie. Poi quelle riguardanti l’assetto sanitario, dove la Cisl esige un cambio di marcia. Non si può attendere oltre sul riorganizzare il sistema sanitario e rimanere sotto lo scacco di diatribe e indecisioni. La Cisl sta partendo da qui, sia a livello nazionale che nelle Marche. Sempre disposta a farlo insieme a chi viole esserci ma con ostinazione e se necessario anche da soli quando non c’è più tempo per attendere. su tutto, come da sempre, la Cisl rende conto in primo luogo ai propri associati. Citando Giulio Pastore, il fondatore della Cisl, Mastrovincenzo ha chiuso i lavori lasciando segnali di grande attualità: niente demagogia, mai la Cisl ne farà. Parlare con sincerità, senza nulla nascondere. Onestà e laboriosità. La missione andrà a buon fine nella misura in cui ciascuno saprà esserne degno.
La sintesi di Anna Maria Furlan, Segretaria Nazionale della Cisl, è partita dal bisogno di un Governo che affronti subito le emergenze del paese: viste le elezioni questo appare complicatissimo. C’è forte preoccupazione e l’appello alla responsabilità rivolto dalla Cisl alla classe politica, oggi va rilanciato ad alta voce. Nessuno in questi anni di grave crisi – ha proseguito con tono severo la Dirigente nazionale - ha voluto rimuovere e disciplinare le (non )regole che la hanno causata. Chi investe in speculazione è oggi ancora premiato, chi investe in lavoro è costretto a pagare costi salati! Promuovere il lavoro, penalizzare la speculazione: questa la via.. E in Italia riforma del fisco e riforma dei costi della politica, per finanziare sviluppo e lavoro. La sola riduzione dei livelli istituzionali e la consorziazione di Comuni e Aziende Servizi pubblici Locali può fruttare sino a 18 milioni di euro all’anno. Sbloccare le opere pubbliche (anche minori) già deliberate dal Cipe, bloccate per infiltrazione malavitose o burocrazia, sarebbe un primo volano di sviluppo. Poi: per i comuni virtuosi, dal patto di stabilità si tolgano le risorse per investire sul proprio territorio. Per le imprese: ridurre tassazione e interessi su innovazione, ricerca e assunzioni.
Dove cresce sviluppo e formazione, cresce la democrazia.