Alcuni mesi fa la Cisl di Urbino lanciò l’allarme sul rischio di spopolamento delle aree interne a causa della sempre più marcata perdita di cittadini che vivono in queste località e la conseguente chiusura dei servizi primari essenziali come uffici postali, farmacie, attività commerciali, necessari per una dignitosa vita sociale.
Le notizie di questi giorni della probabile chiusura della farmacia di Pieve di Cagna sono l’ennesimo segnale negativo, che periodicamente arrivano dalle località periferiche del Comune di Urbino. La perdita dei servizi essenziali è una delle cause che portano allo spopolamento ma anche all’alienazione di coloro che continuano a vivere nelle frazioni.
Sono fenomeni che debbono essere attenzionati in primis dalle Istituzioni locali, dal Comune, dai servizi sociali.
«Siamo convinti che occorre intervenire con progetti che invertano la tendenza, che creino condizioni per cui i cittadini tornino a vivere nelle frazioni periferiche. - sostiene Leonardo Piccinno, Responsabile della Cisl di Urbino - Occorre tenere presente non solo l’equilibrio economico nella capillarizzazione dei servizi primari, ma l’importanza sociale che questi rivestono, guardando anche, in alternativa, a modelli di collaborazione con le forme di volontariato del terzo settore per ricreare quelle condizioni minimali di dignitosa socialità per coloro che scelgono di vivere nelle aree periferiche. - continuna Piccinno - L’attuale amministrazione comunale, ma anche tutti coloro che si candidano al prossimo governo cittadino, devono porsi questo problema di vitale importanza per la città se si vuole arginare la tendenza che vede Urbino in arretramento per numero di residenti. - conclude - Serve un tavolo di concertazione con tutte le forze sociali e categoriali interessate per ricercare le possibili soluzioni necessarie al rilancio delle aree interne e periferiche del Montefeltro .»