Sette lunghi anni di crisi hanno lasciato ferite profonde nella vita delle donne. Una crisi pagata a caro prezzo dalle donne, le prime ad essere espulse dal mondo del lavoro e le ultime a rientrarvi.
Nel 2014, le donne licenziate nelle Marche sono state 10.000 che hanno portato a 40.000 il numero delle donne in cerca di un lavoro che non riescono a trovare (ovvero, più del doppio di 10 anni fa).
Il tasso di disoccupazione femminile raggiunge il 12,7%, tra i più alti delle regioni del Centro-Nord, e drammaticamente alta è la disoccupazione delle giovani donne balzata al 40,9%: dunque una ragazza su due vive il dramma e la frustrazione di cercare inutilmente lavoro.
Donne che ogni giorno si misurano con un lavoro che non c’è o è precario, discontinuo, incerto, sottopagato, povero e senza tutele.
Donne costrette a fare i conti con diseguaglianze occupazionali e di reddito ulteriormente aggravate dalla crisi che ha spinto anche l’Unione Europea a lanciare la campagna “Equal Pay Day” per la parità salariale.
Anche nelle Marche, la disparità nei settori privati, arriva a livelli insopportabili. Secondo gli ultimi dati dell’INPS, le 188.000 lavoratrici dipendenti percepiscono una retribuzione lorda media annua di 14.600 euro a fronte di 21.500 euro percepiti dagli uomini.
Dunque, non solo le lavoratrici marchigiane hanno retribuzioni piuttosto inferiori alla media nazionale (2.100 euro annui in meno), ma soprattutto percepiscono 6.900 euro lordi annui meno degli uomini.
In altri termini, una lavoratrice dipendente riceve una retribuzione media lorda giornaliera di 64 euro, pari a 25 euro in meno rispetto ad un uomo (-39%).
Differenze notevoli dovute solo in parte al maggior ricorso al part time da parte delle donne, ma soprattutto ad una maggiore precarietà e minore durata dei contratti, a un’occupazione fatta di lavori più poveri. Differenze ancora consistenti, nonostante la crisi abbia ridotto il ricorso allo straordinario e al salario accessorio, spesso commisurato al tempo lavorato, fattori che penalizzano le donne.
Ma in ogni caso si tratta di differenze che parlano di un modello produttivo e sociale ancora troppo svantaggioso per le donne e che non valorizza le competenze e le energie espresse dal lavoro femminile. Un sistema con troppi elementi di arretratezza che vanno rimossi.
E allora, questo 8 marzo, raccogliamo l’appello dell’attrice americana Patricia Arquette, che nel ricevere l’Oscar, dedicandolo a tutte le donne, ha dichiarati che “adesso è ora di ottenere la parità di retribuzione una volta per tutte e la parità di diritti per tutte le donne”.
Buon 8 marzo a tutte!