Adesione di oltre l’80%, con punte del 100% in alcuni impianti , allo sciopero di 8 ore delle lavoratrici e lavoratori di RFI della DTP - Direzione territoriale produzione di Ancona - di tutto il compartimento formato dalle Regioni Marche , Umbria e Abruzzo della Manutenzione e Infrastrutture indetto dai sindacati di categoria per il personale della manutenzione-infrastruttura ed uffici. Lo sciopero ha interessato circa 1.600 lavoratori. «Ringraziamo tutti i lavoratori della DTP di Ancona che hanno aderito in maniera massiccia allo sciopero di oggi, 22 luglio 2016. Un risultato importante che da un forte segnale a chi, in RFI a tutti i livelli, non dà il giusto valore all'importanza della forza lavoro nell’ambito dei processi organizzativi e dell’ambizioso piano di attività per l’ammodernamento e la velocizzazione dell’ infrastruttura ferroviaria nel nostro territorio, dimenticando così come tali progetti non potranno essere realizzati con l’attuale quantità di personale. - affermano i sindacati di categoria in presidio con i lavoratori - E’ indispensabile, pertanto, provvedere urgentemente all'assunzione di nuovi addetti come del resto garantito dall'accordo nazionale, disatteso scientemente, per la nostra regione, dai vertici di RFI. - continuano Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti - Se queste richieste non saranno soddisfatte ci saranno ulteriori, e più pesanti, manifestazioni di lotta.»
Lo scorso anno a livello nazionale era stato firmato un accordo di riorganizzazione che aveva come precondizione l'assunzione di personale. Per il compartimento di Ancona erano previste 25 nuove assunzioni e la reinternalizzazione di lavorazioni che oggi sono affidate a ditte esterne ; tutto ciò a fronte di una riorganizzazione che modificava radicalmente l'assetto organizzativo fino al 2015 . A distanza di un anno quello che era stato convenuto con l'azienda non si è realizzato e i disagi per i lavoratori sono aumentati . In particolare, l’azienda non ha ancora provveduto all'assunzione di 25 unità - la forte carenza di personale crea problemi legati ai carichi di lavoro - e al rispetto dei nuovi inquadramenti professionale legati anche alle nuove responsabilità. E ancora: la mancata valorizzazione dei coordinatori e direttori lavori, così come previsto anche dalla trattativa nazionale, l’uso della reperibilità, dello straordinario e della disponibilità in modo spesso improprio, il mancato rispetto della nuova struttura organizzativa prevista dall'accordo sulla riorganizzazione, il mancato acquisto dei mezzi d’opera per reinternalizzare il lavoro.