COMUNICATO STAMPA PRIMO MAGGIO
E’ ancora bagarre sulla applicazione della legge regionale che regolamenta le apertura nei giorni di festa e la domenica.
Nonostante le chiare disposizioni di legge che subordinano l’apertura dei negozi nel giorno del 1 maggio e di altre quattro festività (Natale 26 dicembre, 25 aprile 1 gennaio e Pasqua) alla sussistenza di eventi e manifestazioni di particolare rilevanza, alla delimitazione delle aperture alle sole vie interessate dall’evento e alla presentazione di apposita richiesta alla commissione regionale, alcuni comuni ed operatori commerciali hanno deciso di aprire proprio nel giorno in cui l’Italia festeggia il lavoro e i lavoratori.
Il Comune di Porto Sant’Elpidio guidato dallo stesso presidente dell’Anci regionale che ha deciso di presentare nuovamente la richiesta di liberalizzare le aperture domenicali e festive , ha infatti deciso di concedere con apposita ordinanza, la facoltà di aprire il 1 maggio a tutti gli esercizi di vendita al dettaglio operanti nell’intero territorio comunale nonostante la richiesta fosse stata accolta dalla commissione regionale per la sola zona del lungomare.
Anche alcuni operatori commerciali in perfetta autonomia ed in regime di “autodisciplina” magari confidando sull'assenza di controlli, hanno deciso di aprire per offrire, come nel caso del Mercatone Uno di Jesi e Civitanova Marche, la possibilità ai turisti di visitare la bellissima periferia di Jesi e l’uscita di Civitanova dell’A14 nella giornata del 1 maggio in alternativa alla classica gita “fuoriporta”.
I lavoratori del commercio non offrono un servizio minimo essenziale alla cittadinanza ed hanno il diritto di garantirsi il godimento di una festività a così alto valore sociale alla stregua di tutti gli altri lavoratori di un paese quale il nostro che ha scelto proprio di porre il lavoro a fondamento della Repubblica.
Lo stesso appellarsi ad una esigenza di rilanciare il commercio in un contesto di pesante crisi economico-finanziaria quale quello attuale, attraverso l’aumento delle occasioni di acquisto è del tutto strumentale.
Il lavoro domenicale e festivo nel settore non crea nuova occupazione, ma maggiori carichi di lavoro per chi già il lavoro lo ha e con un trattamento economico retributivo che sicuramente non è tale da favorire l’aumento dei consumi.
La stessa scelta dell’Anci di spingere per una liberalizzazione delle aperture non favorirà né il lavoro né i consumatori che, intervistati da società specializzate come la stessa Cermes Bocconi, nel 2006 quando l’economia sicuramente era meno dissestata e i dati sull’occupazione facevano registrare un segno positivo, si dichiaravano per il 51 per cento non intenzionati a variare in caso di aperture tutto l’anno il proprio giorno dedicato alla spesa.
La sentenza di sospensiva del TAR delle Marche, che si riferisce ad una specifica ordinanza, non può certo essere considerata il “lascia passare” per ogni violazione di legge. Il TAR ha infatti ritenuto di sospendere l’ordinanza del Comune di Porto San Giorgio perché da un sommario esame emergevano elementi di fondatezza con riguardo alla contrarietà alla normativa comunitaria e alla incostituzionalità di quella legge regionale (la 16/2010) che ha modificato il testo unico del commercio proprio su spinta dei Comuni.
Nel rispetto di quella dignità della vita umana a cui fa riferimento la stessa conferenza episcopale marchigiana preoccupata per l’aumentare delle aperture domenicali dei centri commerciali e dei negozi, riteniamo che i comuni e gli operatori commerciali delle Marche possano resistere almeno il primo maggio alle pressioni di operatori commerciali preoccupati di aumentare i propri fatturati e non certo quella buona e nuova occupazione di cui i marchigiani hanno davvero bisogno.
30 aprile 2011 FISASCAT CISL MARCHE Selena Soleggiati