La recente conferenza dei Sindaci dell’Area Vasta 1 dell’11 giugno scorso, ad Urbino, un dato certo lo ha evidenziato.
Da tutta la discussione intorno al documento di 7 punti elaborato da una ristretta commissione di Sindaci, su cui i 35 sindaci presenti non sono riusciti in tre ore a trovare una sintesi, è emerso palesemente che gli stessi non erano a conoscenza, o forse non interessati al fatto, che il loro documento, inviato al presidente della Regione Marche in data 26 aprile u.s., fosse superato in diversi punti dalle deliberazioni DGR 516 del 23.04.2018 e DGR 523/18 (Protocollo di intesa Fano e Regione sul futuro del Presidio Ospedaliero Santa Croce) adottate dalla stessa Giunta in data precedente al documento stesso e da numerose delibere di Giunta Regionale successive.
È un fatto, questo, che non può essere sottaciuto, perché mentre i Sindaci si accapigliavano sul documento e sulla sua emendabilità, la trasformazione della Sanità Pubblica delle Marche, a dispetto di quanto dichiarato dagli stessi Dirigenti della Regione, presenti alla conferenza e dal consigliere Traversini, continua il suo percorso verso l’affermazione dei gestori privati in maniera sempre più rilevante.
Eppure, CGIL, CISL, UIL territoriali, non più tardi del 18 maggio u.s., in risposta alla richiesta di un parere sul documento, avevano osservato in maniera puntuale e circostanziata, al Presidente Gambini, tutte le criticità, le mancanze e le contraddizioni di quelle richieste, che da un lato vedevano inoltrare richieste di riconoscimenti e valorizzazione degli ex Ospedali di Sassocorvaro, Cagli e Fossombrone assieme alla piena valorizzazione del binomio Urbino - Pergola come struttura di primo livello, e dall’altro la Regione decidere in senso esattamente contrario. Del nuovo Ospedale di Muraglia, delle modalità della sua costruzione e degli assetti che deriveranno in futuro anche in virtù dell’Accordo Fano – Regione Marche, neanche un accenno.
Allora, di fronte al balletto, a tratti più di natura pre-elettorale che è andato in scena lunedì, e che tra l’altro ha visto l’assenza pesante del comune di Pesaro, viene da chiedersi, a chi giova questo tentativo di distinguersi o ammiccarsi? A chi giova questo tira e molla, tra inaugurazioni e tagli ai servizi? Da anni denunciamo come gli esiti, del tutto prevedibili, dei tagli operati ai servizi, in particolare nell’entroterra, sarebbe sati quelli che tutti, a partire dai pazienti, possono purtroppo tastare con mano. Non giunge forse un po' tardivamente la richiesta dei Sindaci di tornare “alla casella di partenza”?
Il recente annuncio da parte della Regione della realizzazione della clinica privata a Fano, la nuova organizzazione della A.O.O.R.M.N. sull’ospedale della città che si può dedurre dall’accordo tra Regione e Amministrazione comunale, peraltro senza indicazione del numero di posti letto che resteranno a Fano dopo la realizzazione del nuovo Ospedale a Muraglia, in considerazione anche di quanto già previsto per gli ospedali di Cagli e Sassocorvaro già privatizzati, sono per CGIL, CISL e UIL fonte di forte preoccupazione, perché, la sanità privata non è sempre sinonimo di efficienza, appropriatezza, economicità. Anzi, a volte non risponde neanche alle esigenze del territorio, perché per sua stessa natura, si indirizza verso una sanità redditizia in luogo di quella che darebbe risposte ai reali bisogni di salute di un territorio.
In questi anni, si è impoverita l’offerta sanitaria pubblica, non solo ospedaliera ma anche l’altrettanto fondamentale sanità territoriale, da parte della Regione che ha dimostrato anche poca trasparenza e riluttanza nel fornire dati oggettivi a sostengo delle scelte effettuate evitando, oramai da tempo, un confronto con le Parti Sociali, e sottovalutando cosi, gravemente, le vere necessità della popolazione provinciale dell’Area Vasta 1.
Tenendo presente anche l’enorme volume di mobilità passiva che grava sulla Regione ed in particolare nella nostra Provincia, riteniamo del tutto insufficiente l’attuale rete ospedaliera e l’organizzazione dei servizi sanitari che ne consegue, oltre che denunciare ancora una volta come la sanità territoriale si stia impoverendo.
Vogliamo augurarci che il rinvio dell’Assemblea serva ai Sindaci per reimpostare un documento che tenga conto anche delle nostre osservazioni e che si trovi una sintesi che rappresenti i reali bisogni di salute di un territorio, il nostro, fortemente penalizzato dai tagli operati in questi anni.