Comunicati Stampa

20/10/2009 Settimana dell' Orientamento della Provincia di Ancona
  Nell'ambito della Settimana di Orientamento (27 - 30 ottobre - Fiera della Pesca di Ancona) promossa dalla Provincia di Ancona e destinata agli studenti del quarto e quinto anno delle Scuole Superiori del territorio provinciale, vi segnaliamo il Laboratorio di orientamento ideato e realizzato da CGIL, CISL, UIL e Confindustria di Ancona dal titolo "Sulla mia strada".  Il laboratorio prevede attraverso modalità interattive, video, musica, interviste, quiz sul tema dell'orientamento alla formazione e al lavoro. In particolare nelle giornate del 27 e del 29 ottobre protagonista della intervista sarà il Segretario generale della CISL di Ancona Paolo Santini.  Per ulteriori informazioni sulla Settimana dell' Orientamento http://www.lavoro.provincia.ancona.it/viewdoc.asp?CO_ID=6897
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30/09/2009 La cassa integrazione non va in ferie
Rispetto al settembre dello scorso anno l’incremento della Cig è quasi del 200%, secondo l’elaborazione dei dati Istat Inps da parte della Cisl Marche   “La ripresa dell’attività produttiva, dopo il periodo feriale, ha confermato tutte le preoccupazioni che avevamo manifestato alla fine di Luglio”. Una facile previsione forse ma ineluttabile che non serve alla Cisl Marche l’avevamo detto ma che resta utile a comprendere che il cammino dell’economia regionale è ancora in salita. L’elaborazione dei dati Inps e Istat relativi alla cassa integrazione da parte della stessa Cisl ne rappresentano una conferma insieme preoccupante ed evidente. Infatti i dati della Cassa Integrazione nelle Marche le ore rilevate a Settembre 2009  ( 948.654 ) fanno registrare un preoccupante balzo in avanti se rapportate a quelle rilevate a Settembre 2008 ( 302.456): + 646.198 ore autorizzate pari al + 199 % Il confronto diventa ancora più pesante se raffrontiamo, sempre a livello regionale, il periodo Gennaio – Settembre 2009  ( 15.504.198 ore autorizzate ) con Gennaio – Settembre 2008 quando le ore autorizzate furono 4.529.804. Quindi, prendendo a riferimento l’intero periodo, l’incremento delle ore autorizzate schizza ad un + 242% Il comparto produttivo in cui si registrano le difficoltà maggiori, prima limitate ad alcune crisi aziendali ed ora diffuse in tutto il territorio regionale, è quello della meccanica e della metallurgia; nel periodo preso in esame  i dati delle ore autorizzate nel comparto della meccanica  risultano essere allarmanti: gennaio - settembre 2009  7.700.085 ore;  gennaio - settembre 2008  2.001.298 ore per un totale di  5.698.787 ore e incremento del + 284% Altro settore, fondamentale per l’economia regionale ed in forte difficoltà, è quello della moda; l’industria della calzatura, concentrata nelle province di Fermo e Macerata, si vede autorizzate nel periodo gennaio -  settembre 2009 2.074.780 ore con un incremento di + 1.199.897 ore (+ 137%)  sullo stesso periodo del 2008 quando le ore autorizzate furono 874.883. Ma è l’insieme del sistema moda marchigiano ( tessile abbigliamento calzature) ad essere è in affanno come confermano le 3.255.528 ore autorizzate gennaio - settembre 2009 rispetto alle 1.239.381 del gennaio - settembre 2008 (+ 2.016.147 ore. Incremento pari al + 162%). L’industria del legno fa registrare in termini percentuali gli incrementi maggiori: gennaio – settembre 2009 1.141.017 ore autorizzate rispetto a gennaio – settembre 2008    107.795 ore autorizzate (+ 1.033.222 ore pari al + 958%). Questo dato sommato a quello dell’indotto dell’industria del mobile e del vetro (468.241 ore di cig autorizzate nel 2009 contro le 75.255 ore del 2008) fanno schizzare in alto gli incrementi di ore autorizzate nella provincia di Pesaro Urbino. Fortissimi aumenti anche per quanto riguarda la chimica e la gomma plastica: gennaio – settembre 2009  1.025.703 ore autorizzate contro le 196.901 ore autorizzate del gennaio – settembre 2008 (828.802 ore con un incremento del + 420 %). In difficoltà la filiera dell’edilizia; i dati sulla cig  autorizzata alle imprese edili e dei lapidei: gennaio – settembre 2009  891.858 ore vale a dire un incremento di  391.266 ore (incremento 78%) rispetto al gennaio – settembre 2008  500.592 ore.  Nel complesso la recente rilevazione sulle forze lavoro resa nota dall’ ISTAT il 22 Settembre 2009 evidenzia nelle Marche un incremento  di 1,9%  del tasso di disoccupazione  (dal 4,4 % del secondo trimestre 2008 al 6,3 del secondo trimestre 2009) e 44.000 persone censite che cercano attivamente lavoro (erano 30.000 le unità rilevate nel secondo trimestre 2008); “Sono dati, assieme all’utilizzo massiccio degli ammortizzatori sociali, che tratteggiano un quadro preoccupante delle dinamiche e delle tensioni che in questo momento segnano il  lavoro nella nostra regione” concludono i rappresentanti della Cisl Marche.   Rapporto sulla cassa integrazione periodo gennaio - settembre 2009           PROVINCIA   genn-settembre 2009 genn-settembre 2008 Differenze %           ANCONA ordinaria            3.435.810              398.237 + 762%     straordinaria            2.606.409           1.779.070 + 46%   totale            6.042.219           2.177.307 + 177%           ASCOLI - FERMO ordinaria            1.729.867              435.852 + 296%   straordinaria            1.520.648              659.771 + 130%   totale            3.250.515           1.095.623 + 196%           MACERATA ordinaria            1.248.573              331.708           + 276%   straordinaria            1.044.346              438.370 + 125%   totale            2.292.919              770.078 + 197%           PESARO-URBINO ordinaria            3.300.429              476.035 +  593%   straordinaria               618.116                10.761 + 5.640%   totale            3.918.545              486.796 + 704%           TOTALE MARCHE            15.504.198           4.529.804 + 242%    Ancona, 30 settembre 2009
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09/09/2009 Non lasciamo soli i precari della scuola
La difficile situazione economica ha messo a dura prova il lavoro nelle Marche, nell’industria, nell’artigianato, nei servizi, ove nel breve periodo sono purtroppo prevedibili ulteriori tensioni occupazionali. Ora il lavoro subisce un duro colpo anche nella scuola: infatti a causa dei tagli previsti dalla riforma Gelmini sono rimasti senza lavoro nella nostra regione circa 500 lavoratori della scuola, in parte insegnanti, in parte personale tecnico-amministrativo. Si tratta di lavoratori che da tempo hanno lavorato in modo precario, ottenendo solo di anno in anno o per periodi più brevi, una collocazione nel sistema scolastico e che ora di colpo restano a casa, senza prospettive alternative e con gravi disagi personali e familiari. Le organizzazioni sindacali hanno da tempo organizzato mobilitazioni e iniziative, chiedendo al Governo di farsi carico di questo grave problema sociale, di riconsiderare le scelte fatte o di costruire ipotesi alternative. Abbiamo chiesto di aprire il confronto e abbiamo avanzato proposte per mantenere nel circuito della scuola pubblica questi lavoratori e per migliorare gli ammortizzatori sociali a loro favore. I lavoratori della scuola a cui non sono stati rinnovati i contratti di lavoro devono essere impiegati per le supplenze, per progetti scolastici mirati a sostenere la qualità dell’offerta formativa, a partire dal contrasto alla dispersione scolastica, all’esercizio del diritto-dovere sull’obbligo formativo, alla salvaguardia delle piccole comunità. Questi lavoratori devono vedere il loro reddito integrato da un ammortizzatore sociale flessibile che permetta loro di rioccuparsi per brevi periodi e di avere una remunerazione mensile. La scorsa settimana c’è stato un incontro col Governo, che poi ha assunto degli orientamenti nel Consiglio dei Ministri. Ora il Governo deve concertare subito col sindacato i criteri che devono ispirare un provvedimento di legge da varare urgentemente, per dare rapidamente corpo ad iniziative a favore dei lavoratori precari rimasti a casa. Diamo atto alla Regione Marche che con l’Assessore Benatti ha avuto utili confronti con le organizzazioni sindacali e si è resa disponibile ad intervenire nel merito della delicata questione; contiamo quindi che con la Regione si possano concordare ulteriori misure, integrative di quelle che chiediamo al Governo, per favorire il sostegno al reddito e il reinserimento al lavoro di questi lavoratori con progetti mirati. Intanto continuiamo con le iniziative di mobilitazione e sensibilizzazione, a partire dalla manifestazione organizzate dalle varie sigle sindacali per il giorno 14 settembre alle ore 10 davanti alla sede dell’Ufficio Scolastico Regionale di Ancona. Ancona 7 settembre 2009                                       Stefano Mastrovincenzo (Segretario Cisl Marche)
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31/08/2009 Stanziate risorse per l'attuazione degli accordi di programma in aree di crisi
Apprendo con grande soddisfazione la notizia che il pre-Cipe ha ieri deliberato lo stanziamento di risorse specifiche per l’attuazione degli accordi di programma in aree di crisi, tra cui l’area dell’Antonio Merloni; tali risorse sono essenziali per fronteggiare la crisi occupazionale e per attuare un programma di rilancio e riconversione produttiva dell’indotto. La Cisl, insieme agli altri sindacati, si è impegnata al massimo livello per ottenere questo risultato. Va dato atto alla Regione Marche dell’impegno e della continuità con cui ha elaborato e sostenuto la proposta e al Ministero dello Sviluppo dell’attenzione con cui sta seguendo aree in difficoltà: si tratta finora di un buon esempio di cooperazione tra vari livelli istituzionali e tra istituzioni e parti sociali. Ora mi auguro che il Ministero deliberi rapidamente per l’utilizzo concreto di queste risorse e si possa realizzare in via definitiva l’Accordo di Programma. Ancona, 31 agosto 2009                                                                                          Stefano Mastrovincenzo                                                                                Segretario Generale CISL Marche
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01/08/2009 Favorire il part-time pubblico nella Marche: la sfida della Cisl
Favorire il part-time pubblico nelle Marche: la sfida della Cisl Mentre l’Italia, con i decreti Brunetta e anticrisi, fa giganteschi passi indietro sul fronte delle pari opportunità, la Cisl tenta un’inversione di rotta nel settore sanitario della nostra regione, chiedendo un confronto con la Giunta e l’Asur. Da diritto della lavoratrice a concessione delle Pubbliche Amministrazioni: passare dal tempo pieno al part time, per le donne italiane inserite nel pubblico impiego, sarà sempre più difficile e sempre più legato alla discrezionalità del datore di lavoro. Un gigantesco passo indietro sul fronte delle pari opportunità - proprio mentre l’America di Obama mette in campo una dietro l’altra misure al femminile - dovuto all’entrata in vigore  di alcuni recenti interventi legislativi: il decreto Brunetta e il decreto anti-crisi. La denuncia viene dalla Cisl Marche, nella persona del responsabile per le politiche sociali, il segretario regionale Mario Canale, che manifesta lo sconcerto per misure che vanno a penalizzare la condizione di lavoro femminile nel nostro Paese, e ribadisce l’impegno del sindacato a tentare, almeno per le Marche, un’inversione di rotta: “La Cisl è indignata – dice Canale - lo strumento del potere discrezionale non può essere lasciato in mano soltanto alla dirigenza e non deve essere un “favore” che può o non può essere concesso. Deve essere invece un’opportunità per molti lavoratori del comparto sanità o di altri comparti che sono in difficoltà nel conciliare lavoro-famiglia, anche per le note carenze dei servizi sociali marchigiani. In quest’ottica la Cisl Marche ha deciso di prendersi a cuore il tema del part-time  nella Sanità e chiede di aprire un tavolo di confronto con la Giunta e l’ASUR per trovare una soluzione condivisa: sarebbe un segnale importante per dimostrare che nelle Marche sulle pari opportunità  sappiamo cambiare veramente rotta”. Dunque un trend che non favorisce le donne benché in Italia da anni tutti i politici abbiano sbandierato ai quattro venti l’impegno per mettere in campo politiche forti di pari opportunità. “Fatto che certo non accade – continua Canale - con il decreto Brunetta che ha apportato modifiche alle modalità di trasformazione del rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale nel pubblico impiego: prima era un diritto della lavoratrice, ora è una facoltà alle Amministrazioni pubbliche. Una esigenza essenziale soprattutto delle lavoratrici madri o per chi deve accudire ai propri familiari è in mano alla discrezionalità dell’Ente o dell’Azienda. E se in teoria le zone territoriali sanitarie potrebbero arrivare ad avere una percentuale di dipendenti part time pari al 25% del totale, dall’entrata in vigore della nuova legge nessuna richiesta è stata accolta”. E senza considerare le ricadute dell’innalzamento dell’età pensionabile delle donne del pubblico impiego: non serve se contemporaneamente non si mettono in campo norme, leggi, servizi, orari di lavoro, sistemi fiscali e previdenziali per sostenere il lavoro familiare e favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro: questo ci insegnano importanti esperienze europee”. Ancona, 1 agosto 2009
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