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  • Gli spunti offerti da Provincia 2020: progetti per una comunità più felice

Provincia 2020: progetti per una comunità più felice. Dal documento reso pubblico dal Presidente della Provincia con il titolo “Provincia 2020: progetti per una comunità più felice” è certamente condivisibile il respiro  strategico, attraverso il quale si prefigurano alcune traiettorie di sviluppo del nostro territorio, nel prossimo decennio. Sollevare lo sguardo è un esercizio utile e meritorio, soprattutto in un momento come quello attuale in cui tutte le energie rischiano di essere assorbite e risucchiate nelle spire della crisi economica, produttiva, occupazionale, che tocca pesantemente anche la nostra provincia. Nell’attuale versione del documento programmatico risultano convincenti: 1. lo sviluppo del concetto qualitativo di benessere, misurato prendendo a riferimento indicatori non esclusivamente economici, che nella letteratura vanno a ridefinire il BIL (Benessere interno lordo), indice composito, più completo del PIL; 2. il riferimento alla concezione “europea” di felicità che trae origine da riflessioni, sviluppate a suo tempo da economisti come Genovesi, oggi riprese da studiosi come Zamagni, Bruni, Becchetti, in cui si esalta la sua dimensione collettiva e pubblica; 3. il richiamo al concetto di “comunità aperta” che fa dell’inclusione e della partecipazione i suoi assi portanti. Di un certo interesse risultano gli accenni alle linee di sviluppo infrastrutturale viario, con le varie ipotesi concernenti “lo sfondamento dell’Appennino”; la ridefinizione dei tratti della Pedemontana; la progettazione della tratta ferroviaria Fossombrone-Pergola per agganciare il nostro entroterra a Roma e la “configurazione urbanistica” delle piste ciclabili intese come infrastrutture a tutti gli effetti. Non meno stimolante è anche il richiamo ad una nuova filosofia edificativa che aggredisca meno il territorio e tenda a “costruire nel costruito”, allargando i confini della pianificazione urbanistica, superando le municipalità a favore della intercomunalità. Nel documento in questione sono però molti i temi da approfondire e diversi quelli da recuperare, nella logica di pensare allo sviluppo non solo considerando le aree di diretta pertinenza amministrativa della Provincia ma ragionando  in forma integrata a tutto campo. Tra quelli da approfondire vi sono: a) il concetto di distretti del benessere, in relazione alle pressanti esigenze di, salvaguardare e qualificare il nostro welfare territoriale, soprattutto alla luce delle misure governative che stanno decretando una considerevole contrazione delle risorse disponibili. b) l’idea di “reti di servizi alla persona”, con la necessità di rendere più circostanziata la riflessione sull’integrazione tra pubblico e privato e sull’avvio di forme di sussidiarietà più evolute, in cui indirizzo e controllo pubblico possono meglio combinarsi con la responsabilizzazione gestionale dei privati, facendo tesoro soprattutto di quanto sviluppato nel tempo, nella nostra Provincia dal privato sociale; c) il nuovo ruolo degli Enti locali, nel quadro di un federalismo ancora tutto da interpretare, che comunque sottintende l’esigenze di aggregazioni e di gestioni associate di servizi, oggi troppo spesso sdegnosamente rifiutate. Uno specifico recupero meritano i temi del lavoro e della formazione. Sarà fondamentale cercare di capire a breve come assecondare un processo di terziarizzazione nella nostra provincia, senza smantellare un manifatturiero che ha bisogno in tutti i principali settori (meccanica e legno in primis) di essere riqualificato, per poter reggere le sfide della competizione internazionale. Turismo e green economy sono opzioni importanti che da sole non possono trainare l’economia territoriale. Quello ipotizzato per il prossimo decennio sarà uno sviluppo attraverso il quale trovare  soluzioni inedite a problemi datati per la nostra realtà provinciale come quelli della (dis)occupazione giovanile (emergenza acuita dall’attuale crisi) e di quella femminile. Le imprese saranno chiamate ad affrontare e risolvere gli annosi problemi di sottocapitalizzazione e di microdimensione e a fare della formazione una leva fondamentale per la loro tenuta e crescita. Un approfondimento da inserire nella riflessione inerente i processi  di cooperazione territoriale la merita la necessità di allineare processi di sviluppo e sedi decisionali. Nel nostro territorio   si sono configurati sistemi locali che per un processo di coalescenza, hanno unito aree, amministrativamente eterodirette che, per l’incomunicabilità che spesso scatta tra soggetti che vogliono far valere, in spazi contigui, specifiche titolarità, sono sostanzialmente acefali e come tali cresciuti disordinatamente, con evidenti dispersioni di energie e potenzialità. Pensare allo sviluppo dei prossimi dieci anni, puntando a superare questa asimmetria, vincendo anacronistiche chiusure municipalistiche, rappresenta un’altra sfida che il documento Provincia 2020, farebbe bene ad assumere.