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Ass. Terr. An. 2013ASSEMBLEA TERRITORIALE CISL ANCONA APPARTENERE E PARTECIPARE per RAPPRESENTARE Portonovo-Ancona, 28 febbraio 2013

L’appartenenza è avere gli altri dentro sé. Con la voce di Giorgio Gaber, la Cisl di Ancona apre la propria assemblea congressuale. La rabbia e il disincanto delle persone rispetto a quel che accade obbliga un sindacato come la Cisl a ricostruire relazioni e legami con le persone che incontra, un incontro che spesso avviene nei momenti tra i più difficili della propria vita, come quando si perde il lavoro e non lo si ritrova. Paolo Santini, Segretario Generale della Cisl di Ancona, ha aperto i lavori a partire da questo disegno per il futuro della confederazione anconetana. Ma – ha aggiunto – tutto ciò non si può fare se non si riorganizza l’operatività quotidiana dell’Associazione sindacale. Nuova modalità di presenza sul territorio e migliore coordinamento e scambio con le strutture Cisl diffuse su tutto il territorio regionale. Per cambiare dobbiamo partire da noi stessi.

E guardare oltre il proprio confine. Perché le vicende delle persone alle quali la Cisl “vuole appartenere” sono connesse in maniera inscindibile a quelle di coloro che vivono altri luoghi e altri land, in italia , in Europa, nel “pianeta globale”. Uno sviluppo che si muova tra innovazione e crescita per il sistema economico ma prima ancora per il “sistema umano”, percorre le urgenze dichiarate in tutti i paesi avanzati, dagli Usa alla Germania. Anche l’Italia e le Marche devono giocare con queste strategie.

Tornare all’economia reale, basata sul lavoro e su uno sviluppo sano, dopo anni di speculazioni deregolate, che di fronte all’apparente successo dei paesi emergenti, ha in realtà aumentato la miseria e la fame su tutto il pianeta.

Dal colpo d’occhio sul mondo ai nostri territori, dove la crisi ha messo in ginocchio l’immagine di una ricchezza che si pensava non sarebbe mai diminuita. Non è stato così. Lì dentro la Cisl vuole scoprire, o forse costruire, un modo nuovo per far appartenere le persone le une alle sorti delle altre,affinché ci si sostenga con forza tra chi vive condizioni comuni. Anche l’idea di welfare può (ri)scoprire la dimensione di comunità. Da una comunità non nascono soltanto emozioni – sembra dire Santini – ma anche lavoro, economia e fiducia.

Il dibattito ha offerto, con la voce dei delegati, spunti di riflessione e strategie concrete. Il bisogno di democrazia e la manutenzione dell’idea di rappresentanza come prima attenzione: la fiducia venuta meno verso le classi dirigenti, ne ha infatti erosa la sostanza. Poi testimoniare il senso del cambiamento: è quello che la politica non ha saputo fare. Non dobbiamo correre, come sindacato, lo stesso rischio. A partire dal welfare: non fermarsi solo alla rivendicazione di posti letto e tariffe per i non autosufficienti. La vocazione della Cisl sul welfare è anche altro. Di sicuro non è quella che istituzionalizza ma che sviluppa forme di sostegno alle famiglie e alle comunità che li accolgono. Attenzione però, nel cambiamento, a non buttare ciò che di buono la nostra esperienza ci porta. Nè tenere in stand by potenzialità già espresse, in attesa che si proceda al cambiamento. Ad esempio, dicono i delegati, sul tema del riassetto delle Istituzioni. Qui il caso del dibattito sulla sorte delle Province, è un esempio emblematico: ferme le opere pubbliche già pronte alla realizzazione e fermo il lavoro degli operatori dell’Ente, tenuti in sospeso in attesa di decisioni futuro. Che intanto si faccia quello che è utile e fattibile.

Si è anche discusso su quale futuro c’è per i pezzi da 90 della nostra economia, come la metalmeccanica: infrastrutture e integrazione della progettualità tra Istituzioni, grandi imprese, sindacato, può essere un strategia per non bruciare in un istante la fatica di decenni. Mai togliersi dagli occhi il caso di Fabriano e l’impotenza di strumenti anche importanti quale l’Accordo di Programma, quando il territorio non crea desiderio di appartenenza. La cura delle infrastrutture emerge anche dal mondo dell’istruzione. Parte da qui la sollecitazione dei lavoratori della scuola rispetto a ciò che significhi senso e qualità della formazione delle giovani generazioni.

Ancora. Dedicare tempo alle alleanze sul territorio. Da soli non ce la facciamo: la sfida di imparare a rappresentare anche chi non lavora è il pezzo nuovo da fare ed il modo più coerente di curare l’attenzione ai giovani. In questi anni bruciati da una crisi asfissiante, territori e settori interi, quali l’edilizia e l’agroalimentare industriale, devono essere metafore utili per leggere un modo altro di allontanarci da pericolosi punti di non ritorno. Ma anche lealtà e trasparenza indicano la vicinanza alle persone in difficoltà. La testimonianza dell’associazione dei consumatori della Cisl, ci aiuta a fare tesoro rispetto al modo giusto di essere vicini ai lavoratori e ai pensionati anche in questo senso. A partire dalle necessità concrete del lavoratore/cittadino/consumatore, come la tutela dal sovra indebitamento.

Il rapporto tra rappresentanza, senso di appartenenza e modalità organizzativa del sindacato, trova una palestra da frequentare soprattutto nell’incontro con i lavoratori in somministrazione e i parasubordinati, che troviamo sia nell’industria manifatturiera che nel mondo della cultura e dello spettacolo. Il modo di affiancarli deve essere capovolto: se pensiamo che la condizione di cambiamento continuo del lavoro potrà essere per qualche tempo la normalità, non dobbiamo organizzare la loro rappresentanza in maniera “precaria”. La preoccupazione a tutto tondo sul lavoro, parte - non con sorpresa – anche dalla Federazione dei Pensionati, che del senso del futuro dei loro associati e delle loro famiglie vuole farsi carico, insieme ai temi purtroppo sempre caldi del potere di acquisto delle pensioni e della non autosufficienza.

Ma è ora di andare oltre la crisi. Dal settore del commercio un segnale di speranza da cogliere dentro un capitolo “brutto” della storia economica della nostra epoca: proprio i questi ultimi anni abbiamo conosciuto nella città capoluogo nuove aziende, che ci sono e sono nei settori avanzati, opportunità nuove per noi di incontri con lavoratori e di poter svolgere un ruolo contrattuale e propositivo.

La sintesi del Segretario Generale della Cisl Marche, Stefano Mastrovincenzo, ha selezionato l’idea di interpretare la domanda della persona, senza retorica, con lealtà, dicendo la verità. La sfida del rigore va assunta come senso di responsabilità assoluto nella gestione delle risorse – ha ricordato – ma è necessario che sia coniugata a quella per l’equità e lo sviluppo, perchè sia mobilitante per le persone, perchè ne sentano la necessità e l’importanza per il loro futuro. Anche riorganizzarsi per la Cisl è un primo passo per costruire un modo più coerente ai tempi che viviamo, di appartenere e partecipare alla vita delle persone, che è poi “rappresentarle”.

Gli ha fatto eco Pietro Cerrito, Segretario nazionale della Cisl, che dal suo osservatorio ha ricordato di non trascurare o snobbare l’esito delle urne. Se un quarto degli elettori ha voluto cambiare rotta, oltre vai milioni che si sono astenuti dal voto, è possibile che anche un quarto dei nostri iscritti sia pronto a scelte radicali di cambiamento. Se non si accetta di conoscere questo fenomeno, il rischio per la Cisl e il sindacato tutto, è dietro l’angolo. Capire il dissenso e allo stesso tempo essere elemento di garanzia e fiducia per gli attori dello sviluppo: cittadini, imprese, istituzioni. Questa è la nostra parte. Ma da domani dovrà essere una parte da recitare con più severità: abbassare le tasse, premiare le imprese che assumono, produrre un welfare sì equo ma selettivo. E se questo non avverrà presto, al senso di responsabilità affiancheremo la durezza – ha garantito Cerrito -. Ma l’unico antidoto a chi vuol male al sindacato è quello di stare vicino alle persone, come abbiamo fatto da sempre. E questo ci ripagherà.

Al rapporto tra appartenenza, partecipazione e rappresentanza è stata dedicata la tavola rotonda del pomeriggio, che ha cercato di approfondire cosa significa per le associazioni di rappresentanza fare innovazione e cambiamento organizzativo.

La storia recente della Cisl di Ancona – ha ricordato la consulente e formatrice Silvia Brena – è stata caratterizzata dall’idea di cambiare a partire dal rispetto della storia delle persone e delle ambivalenze che ogni organizzazione ha per natura. Partire da piccole sperimentazioni, volutamente a cavallo tra le varie parti che la compongono. Poi partire dai dati che l’organizzazione possiede: ogni punto di vista interno è importante. Abbiamo provato a rappresentare e ri-articolare la rappresentanza. In qualche modo la Cisl di Ancona ha tentato di tornare ad essere apprendisti della rappresentanza.

Lo psicosociologo Walter Trachini – consulente organizzativo – ha aiutato i congressisti a ricomporre ciò che c’è dietro al verbo rappresentare: è un po’ rispecchiare qualcosa o qualcuno ma un po’ è anche “portare in scena”. Nella complessità interna ed esterna al sindacato, questo significa dare visibilità a ciò e a chi non l’avrebbe. Infatti il problema non è tanto la crisi ma l’esserci e il come esserci, dentro la crisi e dentro i cambiamenti che questa comporta.

A questo punto una riorganizzazione, anche della Cisl, può diventare solo razionalizzazione come difesa dall’idea di “perdita”. Oppure può essere riprogettazione organizzativa, che “costruisce” forme ad hoc per innovare, utilizzando al meglio le risorse che ha. Tuttavia alcune attenzioni: vicinanza alla complessità, ai luoghi, ai percorsi, alle discontinuità ma anche alle continuità dei tempi e dei “mondi” delle persone, ai loro sentimenti e ai loro vissuti. In questo senso l’ascolto è anche riconoscere (oltre che conoscere)

In definitiva, ha ricordato Tarchini, l’appartenenza è un esito dei processi, non precondizione. E nel progettarla sarà strategico ripensare nuove interazioni tra chi fa sindacato a tempo pieno e chi sul posto di lavoro.

Interessante il contributo di altre realtà dell’associazionismo economico e sociale, rispetto alle loro strategie di cambiamento. La camera di Commercio, con il Presidente Giampieri, ha ricordato come rappresentare le imprese e il commercio significa guardare in faccia le nuove modalità attraverso le quali i “clienti” cambiano il modo di richiedere i “prodotti” alle imprese. Basti pensare alle modalità di acquisto su internet e non presso un punto vendita fisso. E ai nuovi parametri che si vanno sviluppano nella cultura della popolazione, quali la sobrietà e la sostenibilità. Visibilità sul territorio e su mercato è il modo che la camera di commercio sta utilizzando per “portare in scena” i propri rappresentati. Quindi anche per le associazioni di rappresentanza costruire relazioni sarà una delle competenze più necessarie.

Per Ragaini, del Gruppo Solidarietà, cambiamento organizzativo è passare dal lavoro “per” al lavoro “con”. Nel volontariato il cambiamento passa spesso attraverso questo cambio di pre-posizione. L’esperienza del Gruppo Solidarietà è stata questa. Soprattutto in strutture leggere, come quelle legate al sostegno della relazionalità primaria, molto è condizionato dalle pre-comprensioni e dalle forti idealità che ciascuno si porta dietro. Per superare questo rischio è necessario costruire interfacce, ad esempio con le Istituzioni, che è una via per il cambiamento, anche organizzativo. C’è però anche una retorica del cambiamento , spesso nascosta dentro alcune parole quali sicurezza e specialità. Nel sociale, in particolare, questo riconduce all’istituzionalizzazione. L’altro rischio è per le organizzazioni sociali quali le nostre è l’autoreferenzialità, perché produce isolamento. Anche il sindacato – ha esortato Ragaini -deve fare attenzione a questa possibile deriva.