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  • La Cisl di Pesaro e la manovra economica

COMUNICATO STAMPA CISL PESARO

La CISL (e con essa la UIL), come si sa, non condivide la scelta della CGIL di scioperare contro la recente manovra economica del Governo. Tutta l’organizzazione è impegnata in questi giorni a spiegare le ragioni di tale atteggiamento, nei luoghi di lavoro come nelle sedi pubbliche (siano esse le aule per le Audizioni parlamentari che quelle delle Assemblee territoriali). Alla base di tutto vi è un diverso giudizio sulla manovra stessa. E’ bene ricordare che tutti i governi europei stanno adottando decisi tagli alla spesa pubblica, per contenere i deficit statali e arginare i pericoli di attacchi speculativi all’Euro. Il rigore dei conti è una condizione tanto più necessaria per un Paese come l’Italia gravato da uno storico pesante debito. L’aggravamento della crisi sarebbe deleterio in particolare per i giovani, i lavoratori dipendenti e i pensionati. La manovra adottata è perciò, nel quadro degli accordi europei, necessaria. Essa, a differenza di quanto sostiene la CGIL che la vede infarcita solo di scelte nefaste, contiene interventi opportuni e misure discutibili. La tracciabilità dei pagamenti oltre i 5 mila euro, l’inserimento della fatturazione elettronica, il rafforzamento del redditometro, rappresentano strumenti importanti per avviare una seria e decisa lotta all’evasione fiscale, da sempre obiettivo prioritario dei sindacati. Condivisibili sono anche la (pur modesta) riduzione dei costi della politica e il taglio degli stipendi dell’alta dirigenza statale. Importante per ridare impulso, in un momento difficile come quello attuale, alla contrattazione di II° livello, il rafforzamento della decontribuzione e della defiscalizzazione del salario. Ma tra i provvedimenti del Governo ve ne sono alcuni, anche dal nostro punto di vista, da modificare. Andrebbero rivisti l’innalzamento della percentuale d’invalidità (dal 74% al 85%) per accedere ai benefici economici e lo slittamento dei termini di pensionamento anche per chi ha 40 anni di contribuzione. E’ da superare il blocco dei contratti per tre anni nel pubblico impiego e da ritirare la sterilizzazione degli aumenti di anzianità per il personale della scuola. Tali misure potrebbero essere sostituite da un innalzamento della tassazione delle rendite finanziarie, esclusi i titoli di Stato. Non è condiviso dalla CISL anche il taglio delle risorse a Regioni e agli Enti locali, non solo per la misura ma anche perché opera in modo indifferenziato, non tenendo conto della maggiore o minore virtuosità delle Amministrazioni. Al riguardo la CISL è impegnata all’affermazione di un federalismo, autenticamente solidale che permetta un vero decentramento  di risorse, autonomia e responsabilità. Per questo si attiverà anche in ambito locale e regionale, come ha fatto con presidi e assemblee pubbliche, per sostenere processi virtuosi di lotta agli sprechi e di recupero di risorse dall’evasioni e dalla gestione associata dei servizi tra i Comuni. Anche da risparmi di questo tipo si deve passare per salvaguardare il nostro sistema di welfare. Su tutti questi aspetti la CISL si sente mobilitata a Roma come nei territori per indurre ad apportare, nella fase di conversione parlamentare, modifiche che rendano più equa la manovra. Non crede, in un momento come questo, con migliaia di aziende in cassa integrazione e altri che tentano faticosamente di rilanciarsi che lo sciopero sia la forma migliore di protesta. Astenersi dallo sciopero non significa rinunciare a lottare per difendere gli interessi dei lavoratori e dei pensionati. E’ sulla base di queste convinzioni che possiamo supporre che se nella loro, indiscutibile, libertà alcuni iscritti a CISL e UIL aderiranno venerdì all’iniziativa della CGIL, come è negli auspici del collega Ghiselli, un numero di forse maggiore di lavoratori CGIL, altrettanto liberamente, rinunceranno ad incrociare le braccia, implicitamente riconoscendo la validità delle forme alternative di mobilitazione messe in atto dalla CISL.

Giugno 2010