Pure le liste di proscrizione e l’olio di ricino vengono evocati dal vice presidente del Consiglio regionale delle Marche, il leghista Zaffiri, contro gli uomini delle istituzioni, come il Prefetto di Roma Franco Gabrielli, che stanno gestendo la distribuzione dei profughi nei vari territori.
E’ cosa nota che, specie in tempi di crisi, aumenti il rischio di contrapposizioni semplicistiche e sterili e sia più facile parlare alla pancia che alla testa o al cuore delle persone; infatti l’esponente politico della Lega lo ammette, si giustifica dicendo che non ci sono liste, che si tratta di un suo parlare un po’ folcloristico, ma che la sua gente vuole “parole forti”.
Mario Calabresi sulla Stampa un mese fa ha ricordato le cifre della “presunta invasione”, sottolineando come le quantità di profughi accolte in questi anni da paesi come la Turchia o il Libano siano 100 o 1000 volte maggiori di quelle su cui si stanno accapigliando i 28 paesi dell’Unione Europea, con manifestazioni, scontri, frontiere chiuse a tratti, muri di sbarramento in costruzione.
La complessità delle situazioni prossime all’Italia e all’Europa è enorme; dalla Siria all’Iraq, dalla Libia ai paesi del Corno d’Africa, all’Ucraina… Conflitti, dittature, Stati smembrati, attentati terroristici, esecuzioni di massa. Potenti interessi economici, intolleranze religiose, persecuzioni politiche, odi razziali costituiscono una miscela che consente le peggiori nefandezze.
Due cose dobbiamo chiederci: in primo luogo quanta responsabilità abbiamo come paesi europei e in generale occidentali, nell' aver contribuito ad accrescere, con le nostre scelte geopolitiche, economiche e militari degli ultimi quindici anni, il livello di disordine e conflittualità nelle aree prossime all' Europa ? Inoltre, chi di noi trovandosi in una condizione di violenza, di fame, di distruzione, di torture, protratta per anni, non penserebbe a fuggire portando in salvo sé stesso e la propria famiglia ?
Certo bisogna applicare le leggi e verificare l’ammissibilità o meno delle domande di protezione per motivi umanitari, politici o religiosi, sapendo che molti dei richiedenti asilo puntano tra l’altro a raggiungere mete diverse dall’Italia. Certo bisogna controllare che le organizzazioni che prendono in carico i profughi adottino criteri di trasparenza ed efficienza nella gestione delle risorse.
Nelle Marche ci sono finora circa 2400 profughi, le risorse arrivano dallo Stato e restano sul territorio ospitante per i bisogni di casa, cibo, vestiario, salute delle persone ospitate.
Non possiamo rimuovere la complessità, chiudendoci nelle nostre presunte certezze, alimentando paura e ostilità verso la diversità, dimenticando anche i milioni di italiani emigrati per cercare altrove pane, lavoro, spesso tra discriminazioni e sfruttamento.
Per fermare la tratta di esseri umani e le stragi in mare non basta aumentare controlli e mezzi alle frontiere; bisogna rafforzare la diplomazia in situazioni di conflitto e riavviare una corretta cooperazione allo sviluppo.
E poi dovremmo ragionare sulle scelte politiche e gli strumenti giuridici necessari per perseguire una solidarietà sostenibile, capace di abbinare diritti‐doveri, rispetto della dignità, responsabilità e legalità, di disinnescare conflitti sociali deleteri per la tenuta del sistema economico, della democrazia e della convivenza civile.
La Cisl è stata e sarà ancora tra i soggetti che contribuiscono a questa riflessione e a questa evoluzione civile e che si opporrà con fermezza agli atteggiamenti di coloro che, avendo cariche pubbliche, stuzzicano i peggiori istinti del nostro popolo, fomentano ostilità e rancore sociale, invocano l’olio di ricino per chi fa il proprio dovere.
Da parte di tutti coloro che esercitano un ruolo pubblico, sia esso politico, sociale o religioso, servono discernimento, responsabilità, capacità di visione e di coesione.
20 luglio 2015 - Stefano Mastrovincenzo