Niente scatto. Se è ripartenza di certo è tutta in salita. Bankitalia dà l’impennata della pendenza: nelle Marche la crisi s’è pagata più che altrove. Il presidente di Confindustria Bucciarelli ripartisce il peso della sopportazione tra dipendenti e imprese: della serie, hanno sofferto tutti e tanto. Le previsioni di viaggio, tuttavia, azzardano un “che sia la volta buona per farcela”. Ma la nuova cabina di regia parte col freno tirato: per il governo Ceriscioli risorse in calo e domande di assistenza sociale e di sostegno ai settori produttivi in crescita esponenziale.
Il segretario generale della Cisl Marche, Stefano Mastrovincenzo, procede in cordata: “La previsione di investimenti pubblici e privati nelle Marche è inferiore al resto d’Italia e così l’occupazione languirà ancora”.
Avanti pianissimo, con un sistema produttivo provato e una tenuta sociale a rischio. L’affermazione di Bankitalia non fa altro che confermare ciò che come sindacati confederali diciamo da tempo: questo territorio ha pagato in proporzione più di altre regioni.àà
Le Marche che resistono arrivano al capolinea. Sono i fatti che prevalgono sugli slogan: povertà in forte crescita, sistema produttivo e terziario in difficoltà, aumento del lavoro nero e di quello occasionale, quota elevata di sofferenze bancarie. E poi c’è l’Europa matrigna con le sue politiche restrittive.
Azzardi una contromossa. Stiamo raccogliendo firme per una legge che cambi radicalmente il fisco in Italia, alleggerendo la pressione sui redditi medio-bassi e le famiglie. Ma anche gli imprenditori dovrebbero fare di più.
Contraddice Bucciarelli che sostiene la condivisione di questo lungo percorso di passione Correggo il tiro.
Proceda pure. Ci sono imprenditori, specie piccoli, che hanno lottato contro la crisi e perso il lavoro al pari dei loro dipendenti, altri che vanno avanti facendo onore alla loro vocazione e avendo a mente la loro responsabilità sociale.
Però? Non posso dimenticare che molti altri imprenditori, anche prima della crisi, hanno preferito retrocedere dall’impegno industriale o commerciale per orientare i propri interessi verso la rendita finanziaria, causando danni sociali spesso drammatici.
Si mette di traverso? Il leader degli industriali indica la necessità di abbattere la conflittualità, di provare a uscire insieme dalla crisi e cita l’esempio della Germania. Premetto: non cerchiamo il conflitto fine a se stesso, l’imprenditore non è un nemico, la prosperità dell’impresa interessa anche noi. La Cisl è sempre pronta a un confronto serio e finalizzato a promuovere occupazione e sviluppo delle imprese.
Il fronte sembra compatto. Ecco, sembra. Mi chiedo se le imprese siano veramente pronte a dare spazi di partecipazione reale ai lavoratori, come in Germania appunto.
Istruzioni per l’uso? Non considerare il sindacato come un interlocutore necessario solo quando l’azienda è in crisi; considerarlo piuttosto un soggetto che può cooperare per lo sviluppo.
Più contratti aziendali, ma senza depotenziare quelli nazionali. Sottoscrive la formula-Bucciarelli? Subito. Devono essere rinnovati i contratti nazionali per definire un sistema di relazioni adeguato, garantire il potere di acquisto delle retribuzioni, rafforzare elementi di welfare contrattuale. La Cisl, è cosa nota, sostiene anche il rafforzamento della contrattazione aziendale e territoriale per accrescere produttività e competitività, far partecipare i lavoratori ai risultati, promuovere l’occupazione. Ma è necessario sciogliere un dubbio.
Quale? Insisto: gli imprenditori sono pronti ad aprirsi a un confronto vero?
Interrogativo da rispedire al mittente, al presidente Bucciarelli. Bene, in caso di risposta affermativa dobbiamo, Sindacati e Confindustria insieme, chiedere al Governo di ripristinare la tassazione agevolata sulle quote salariali contrattate in azienda.
Che altro per farcela? Più coraggio da parte delle imprese, nell’investire su processi, prodotti e nuove competenze. Gli sgravi sulle assunzioni a tempo indeterminato possono aiutare, ma è necessario uno scatto di fiducia nel futuro.
L’immancabile post per la nuova Giunta regionale ? Tanto dialogo: la politica non può essere autosufficiente, deve favorire reti e trovare sintesi efficaci in un contesto complesso e incerto.
La scaletta delle priorità? Sviluppo e al lavoro al centro,sempre, anche nella gestione del welfare, nell'uso dei fondi europei, nella organizzazione della macchina pubblica.