Lunedì scorso il Tribunale di Macerata ha dichiarato il fallimento della Sielpa, che con i due stabilimenti di Cingoli e Appignano rappresentava una delle più importanti società del settore edile del centro italia.
L'istanza era stata presentata dai sindacati a seguito del mancato rispetto da parte della proprietà, di una serie di accordi sottoscritti negli anni scorsi. Sono circa 60 i lavoratori che da novembre non percepiscono nessuno stipendio e che devono ricevere diverse mensilità arretrate. Per loro i sindacati chiedono ora l'apertura di un percorso di ammortizzatori sociali che passa per la richiesta di cassa integrazione straordinaria. L'alternativa è il licenziamento e la mobilità.
Sebbene sia possibile individuare specifiche responsabilità in capo alla proprietà, il fallimento di un'impresa così importante è una sconfitta per tutti. Allo stesso tempo è la condizione necessaria per sbloccare una situazione insostenibile e per provare a ripartire. Lavoratori e sindacati rivolgono un appello a istituzioni e investitori, sollevando l'attenzione sulla realtà produttiva della Sielpa, che esprime ancora importanti potenzialità.
"Abbiamo chiesto un incontro urgente con il curatore fallimentare - sostiene Primo Antonelli della Filca (edili) Cisl, per calcolare i crediti dei lavoratori e valutare insieme il percorso di accesso alla cassa integrazione straordinaria, ma anche per fare attenzione alla gestione ordinaria dell'azienda e alle scelte future da attuare per garantirle un futuro".