Si è svolto oggi il consiglio generale della CISL Marche, un appuntamento centrale e significativo per il sindacato con il segretario generale Sauro Rossi autore di un intervento di particolare interesse, giocato sui valori identitari e sulle prospettive.
Quanto ai valori, Rossi ha esordito sottolineando le recentissime celebrazioni del 25 Aprile, con l’iniziativa di Milano che ha visto la presenza del segretario generale Gigi Sbarra, ed evocando le prossime per la ricorrenza del 1° Maggio. Come dire che il tema del lavoro è in legame stretto, non solo temporale, con quello della libertà e della democrazia, argomenti che la CISL coltiva come dimostra anche la recente manifestazione organizzata all’Università di Camerino, un concorso indetto dalla Fnp Marche tra le scuole maceratesi sul valore e l’attualità della nostra carta costituzionale. Un messaggio ai giovani, ma anche la citazione (Tina Anselmi) di esempi di come la memoria si tramandi con azioni concrete.
Valori, ma anche concretezza quotidiana. Il segretario Rossi ha indicato tre punti focali del prossimo agire: la nuova fase di mobilitazione nazionale e, in parallelo, quella regionale; l’iniziativa della raccolta firme sulla proposta di legge d’iniziativa popolare sulla partecipazione e il piano di proselitismo.
Cosa lega questi temi? «Il raccordo - ha osservato Rossi - che dobbiamo assicurare, con coerenza e responsabilità, tra visione e dati di realtà. Da sempre la Cisl si fa interprete di un modello di sviluppo sostenibile che faccia perno sulla logica pattizia e su un costante confronto tra istituzioni e parti sociali per individuare le soluzioni più appropriate per combinare crescita economica ed equità sociale. Era un approccio valido per i tempi durissimi della pandemia ma conserva tutto il suo rilievo anche oggi che si debbono fronteggiare poderose spinte inflattive, arginare chiare derive speculative, salvaguardare il potere d’acquisto di salari e pensioni, dare qualità al lavoro, ammodernare tutti i settori produttivi, potenziare le reti infrastrutturali, perseguire equità attraverso la riforma di previdenza e fisco».
Definiti i temi, ecco gli interlocutori, dal Governo alla Regione. Si parte dalla premier Meloni e dall’agire del Governo da lei guidato. «Nello scorso autunno e a fine anno, in occasione del varo della Legge di bilancio, il Governo Meloni, oltre che adottare misure di sostegno ad imprese e famiglie sul caro-energia, si era dichiarato disponibile a valorizzare il confronto e aveva annunciato l’apertura di tavoli su sicurezza lavoro, previdenza e fisco. Stante quest’approccio, così come era accaduto con il Governo Draghi, avevamo ritenuto fuori misura ed inappropriata, l’alzata di scudi di Cgil e Uil che ponevano lo sciopero a monte e non a valle del confronto, tradendo pregiudiziali ideologiche da cui è sempre bene guardarsi. In questo scorcio 2023 però nessuno dei percorsi annunciati di confronto ha avuto una sua concretizzazione. Nemmeno il Def recentemente illustrato risponde alle necessità. Ha un carattere eccessivamente difensivo, non offre risposte alle esigenze di rinnovo dei contratti pubblici, al contrasto del fiscal-drag, al mantenimento per il 2024 dei livelli di taglio del cuneo contributivo a favore delle retribuzioni medio-basse, al contenimento delle spinte inflattive. Da qui deriva la necessità di avviare una nuova fase di mobilitazione».
Dal fronte nazionale lo sguardo si rivolge alla Regione: «Il confronto con la Regione - sono le parole del segretario Rossi - risulta altalenante, disorganico, poco concreto. Ad eccezione sul piano generale di alcuni passaggi sulle politiche dello sviluppo e del lavoro e, sul piano settoriale, di ciò che ha prodotto, ad oggi, il Tavolo della moda, in cui si è riusciti a legare buoni propositi e misure operative, facciamo i conti con incertezze ed evasività. Un aspetto che accomuna Il Governo regionale a quello centrale è l’approccio controfattuale (di negazione della realtà) che mostrano, rispettivamente, con grande disinvoltura, ad esempio su temi come quelli dei Pronto soccorso e dell’immigrazione».
Temi generali, ma anche riferimenti specifici: «Per stare alle contraddizioni della Regione. Nei Pronto soccorso manca personale; sono strutture in difficoltà anche perché debbono fronteggiare richieste (codici bianchi e verdi) che non sono appropriate e dovrebbero essere filtrate da altre strutture territoriali; sono da ridurre perché in numero superiore a quanto previsto dalle norme. Cosa prevede la Regione nella bozza di Piano sociosanitario? L’incremento del numero. Vi sono poi anche altri segnali peculiari che la Regione, per quanto in modo disordinato, manda. L’interlocuzione privilegiata va assicurata alle imprese. E già su questo ci sarebbe da ridire. Infatti poi avvalla iniziative come quella del prossimo 6 maggio, dove su parità di genere nel mondo del lavoro, non ritengono di raccogliere alcuna voce sindacale. E parlando d’imprese pensa a mondi specifici (e assai poco rappresentativi della realtà marchigiana). Infatti firma un Protocollo sullo sviluppo solo con Confindustria. Siamo a livelli quasi paradossali, ma proprio queste difficoltà ci debbono portare a non deflettere rispetto all’intento di far conoscere anche fuori dai palazzi regionali le nostre proposte. Se poi, entro l’estate, non dovessimo trovare concrete risposte, a cominciare dai contenuti di atti come il Pssr, dovremo alzare l’asticella».
Valori fondanti, interlocutori diversI, rapporti con le Istituzioni, ma l’azione Cisl resta ben radicata al territorio e legata alle persone. «Oggi, di fronte alle nuove dinamiche demografiche e socio-economiche, dobbiamo provare a fare un altro scatto: qualificare le azioni di proselitismo. Di fronte alla potente spinta dell’artificialità, ai suoi aspetti accattivanti ma nel contempo insidiosi e pervasivi c’è un solo elemento che ci permette di contrastare il suo effetto spiazzante: il tasso unico ed irripetibile di umanità che sprigioniamo nella relazione diretta con le altre persone. Relazione diretta che ovviamente può appoggiarsi anche sui più evoluti mezzi comunicativi ma, in ogni frangente deve saper esprimere senso di cura per l’altro. Nel rispetto assoluto perciò delle politiche delle varie categorie, dobbiamo provare a studiare forme nuove di lavoro sinergico tra l’area sindacale e le strutture dei servizi, per non disperdere alcun contatto».
I bisogni delle persone come riferimento dell’azione sindacale, l’attenzione a chi è in difficolta. Come conferma il fatto, senza nulla togliere ovviamente alle iniziative del 1 maggio a Porto Sant’Elpidio, a Porto Recanati e a Matelica, l’iniziativa simbolicamente pìù significativa, sarà quella che vedrà CGIL CISL UIL Marche a Cantiano, consegnare al sindaco della cittadina, una quota di circa 50mila euro, un terzo di quanto raccolto nel fondo a suo tempo costituito dai sindacati. La parte rimanente sarà indirizzata nelle prossime settimane a realtà della parte anconetana colpita, come Ostra, Arcevia, Sassoferrato.
Azione solidale, ma anche fermezza sulle linee guida: «Lavoro, sviluppo, welfare, fisco e pensioni sono da tempo messe in evidenza le nostre priorità: rafforzare le politiche attive del lavoro, investire sulla formazione nell’ottica life long learning, agevolare l’inserimento di donne e giovani nel mondo del lavoro; promuovere la cultura della sicurezza sul lavoro e contestualmente irrobustire il sistema dei controlli; snellire le procedure di appalto senza mettere in discussione le tutele del lavoro; aggiornare il piano degli investimenti infrastrutturali, anche nella logica del superamento dei gap territoriali; orientare maggiori risorse su scuola, sanità e rivedere le politiche di assistenza sociale, rivedendo strumenti come il reddito di cittadinanza senza smantellarlo e dando attenzione alle aree di povertà che risultano in allargamento, anche per i nuclei in cui sono presenti degli occupati, avviare una riforma fiscale capace di garantire l’alleggerimento del prelievo fiscale sui redditi medio-bassi e sul lavoro in genere».
Sul fronte della previdenza: «Altrettanto chiari gli obbiettivi in tema di previdenza: adeguata rivalutazione dei trattamenti in essere; messa a punto di un nuovo schema di flessibilità in uscita, a partire dai 62 anni e valorizzando 41 anni di contribuzione; allargamento della platea dei lavori gravosi ed usuranti; adeguata valutazione del lavoro di cura; revisione dei coefficienti di trasformazione dei montanti e pensioni di garanzia nell’ambito dei trattamenti integralmente contributivi».
Ha osservato infine Rossi, ricordando la lezione di alcuni decenni fa di H.Jonas: «Non c’è alcun circuito partecipativo che possa prescindere da un’adeguata attenzione al coinvolgimento di chi si trova in gioco. Il nostro agire richiede responsabilità ed umiltà e dobbiamo approcciarci alle scelte con umiltà per arginare quel potere, garantito dalla tecnologia, che rende il fare eccedente rispetto al prevedere, al valutare, al giudicare. Un potere che perde perciò senso della prospettiva, lungimiranza, difetta di responsabilità. Non è un po’ quello che imputiamo ai nostri attuali interlocutori?»