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  • Enel: è ora di investire sul personale

I lavoratori elettrici dell’ENEL scioperano per fermare l’ennesimo riassetto organizzativo che svuota le strutture aziendali impoverendo presidio territoriale, qualità del servizio e occupazione dedicata. Lo fa senza un motivo giustificato da esigenze di competitività di sistema e/o d’impresa, lo fa dopo aver raggiunto livelli di efficienza senza eguali in campo continentale.  Le nostre non sono difese d’ufficio di una vertenza sindacale, sono la rappresentazione di una realtà sconosciuta ai più, che va resa nota e che interroga la funzione di controllo dello Stato sui servizi pubblici privatizzati e sul comportamento dei monopolisti privati.  Se assumiamo i risultati societari dello scorso anno e li compariamo con quelli delle principali società elettriche europee con le quali è possibile anche interrelare mercato si trova conferma di quanto affermiamo.  Raffrontando gli indicatori ENEL con quelli di EDF francese, forse l’azienda più grande al mondo, RWE ed E.ON tedesche e Iberdrola spagnola, emerge che ENEL svetta in testa, anche di tre volte, sia in termini di ricavi che di margine operativo lordo, ma anche di risultato operativo come di risultato netto. Non così se si guarda al numero totale dei dipendenti: ENEL ha un terzo dei dipendenti di EDF, pressoché gli stessi di RWE quasi tre volte più piccola, senz’altro inferiore a E.ON e Iberdrola se rapportata alle dimensioni d’impresa.  Non soltanto, i dipendenti dell’ENEL costano meno dei francesi e dei tedeschi, mentre i ricavi pro capite per dipendente dicono il contrario, quelli dell’ENEL raddoppiano i francesi di EDF e sono comunque nettamente superiori a tedeschi e spagnoli. Si potrebbe pensare che tanta efficienza e tante economie si traducano in investimenti e invece sono i Francesi a primeggiare e di gran lunga, con tedeschi e spagnoli che seguono in affanno.  Cos’è allora che spinge l’ENEL a comprimere ossessivamente i costi, cambiare in continuo l’organizzazione aziendale, espellere attività dirette, abbandonare know how e quindi rinunciare per sempre alle competenze con cui dare garanzie al Paese circa la sicurezza e la continuità del servizio?  Perché il Governo del Paese dovrebbe chiedere al concessionario del servizio di spingere nella direzione tratteggiata e prescelta dagli eredi dell’ex ente pubblico? Eredi che, pur di giustificare i loro mancati investimenti, profilano nuove teorie circa la tenuta e la durata nel tempo delle reti elettriche con il miracolistico risultato che, grazie a loro, la durata si sarebbe triplicata. Un quadro, come si noterà, che non può non preoccupare, da qui la nostra conclusione: è il management che si è intestato questa avventura, per obiettivi indipendenti dagli interessi del Paese e degli stessi azionisti, che, prima o poi dovranno farsi carico di un “….. serio Problema annunciato”. 

 Il sindacato chiede il rilancio dell’occupazione, della formazione orientata alla digitalizzazione e i riconoscimenti professionali attesi dai lavoratori. 

La Segreteria Nazionale FLAEI