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  • Intervista ad Arnaldo Chianese, Segretario nazionale pensionati Cisl

Sabato 18 giugno Cisl e Uil saranno in P.zza del Popolo a Roma per una manifestazione nazionale a sostegno delle politiche di tutela delle aree sociali più esposte alla crisi, di promozione dello sviluppo e dell'equità sociale. In particolare Cisl e Uil chiedono la riforma del sistema fiscale, una legge quadro per la non autosufficienza e più efficaci misure per il lavoro e lo sviluppo.

 Abbiamo incontrato Arnaldo Chianese, Segretario nazionale della Federazione dei pensionati Cisl e attuale responsabile della Cisl Marche, per approfondire insieme a lui le ragioni di questa manifestazione.

 Chianese, può spiegarci nel dettaglio le vostre proposte?

La Federazione nazionale dei pensionati della Cisl, insieme alla Cisl, ha elaborato delle proposte concrete per superare gli effetti della crisi economica e sociale che stiamo attraversando. Proposte che hanno come presupposti il negoziato e la partecipazione effettiva. In primo luogo chiediamo una riforma integrale del sistema fiscale basata su tre punti. Ridurre le aliquote dell'Irpef sui redditi medio bassi da lavoro e pensione,  in modo da ridare fiato alle famiglie, ai lavoratori e ai pensionati. Poi c’è il problema dei cosiddetti "incapienti", ossia di coloro che non hanno un reddito sufficiente per pagare le tasse, dalla riduzione delle quali non avrebbero quindi nessun vantaggio. Infine bisogna aumentare la tassazione sulle rendite finanziarie e speculative, da non confondere però con i risparmi dei pensionati e delle famiglie, sempre più esigui.

 Cosa si intende per legge sulla non autosufficienza?

La non autosufficienza è una condizione di disabilità della persona causata dai più svariati motivi. Disabilità congenita, acquisita a causa dell’età e di malattie degenerative o croniche, inabilità che deriva da infortuni sul lavoro, incidenti stradali e domestici. In Italia ci sono almeno 3 milioni di non autosufficienti. Per loro e per le loro famiglie noi chiediamo che vengano individuate misure efficienti, organiche e certe, sviluppate su tutto il territorio nazionale. In altre parole vogliamo una legge quadro che stabilisca i livelli minimi di assistenza ai quali devono avere diritto tali persone e le loro famiglie. Una legge quadro che riproponga i contenuti della proposta di legge di iniziativa popolare, sostenuta da milioni di firme raccolte insieme a Cgil e Uil nel 2005, e che tuttora giace nel dimenticatoio del Parlamento.

Dove si possono trovare i soldi per finanziare gli interventi previsti da questa legge? 

Certamente sarà necessario costituire un Fondo per finanziare gli interventi e i servizi per la non autosufficienza. In questo contesto però è complicato ragionare di risorse. Si rischia infatti di creare i presupposti negativi per poter approvare la legge quadro, fornendo un alibi – la mancanza di risorse appunto - troppo comodo per il Governo. Noi diciamo: cominciamo a ragionare su una legge che stabilisca diritti minimi per le persone. Poi penseremo al fondo nazionale per la non autosufficienza, che comunque dovrà essere integrato da appositi fondi regionali, come quello che già c’è nelle Marche. Sia chiaro però, e qui cito il Ministro Sacconi, che non stiamo parlando di un "fondino"  di 400 milioni. 

La crisi continua a far perdere migliaia di posti di lavoro e tantissimi giovani, anche laureati, non riescono ad entrare nel mondo del lavoro. In questo contesto così difficile quali sono i motivi per cui i pensionati, che nell’immaginario collettivo rappresentano ancora dei privilegiati, decidono di scendere in piazza?

Dal nostro osservatorio guardiamo a questa crisi con grande senso di responsabilità. Le nostre richieste non sono corporative perché non fanno riferimento a politiche che danno risposta solo ai problemi dei pensionati. Sappiamo bene che la crisi crea problemi soprattutto ai giovani e che il primo obiettivo è far ripartire il lavoro. Non a caso abbiamo sospeso molte nostre richieste, come il recupero del potere d’acquisto - pure falcidiato - delle pensioni. Abbiamo così consentito al Governo di tenere da parte risorse per far fronte alla crisi finanziando gli ammortizzatori sociali. Ma il primo ammortizzatore sociale in Italia è la famiglia e al suo interno il pensionato che sostiene il figlio disoccupato o il nipote che studia. Questa è solidarietà intergenerazionale e noi ne siamo convinti sostenitori. Chi dice il contrario, affermando che i pensionati sono contro i giovani, ci fa arrabbiare di brutto.  

Un’altra manifestazione nazionale organizzata solo da Cisl e Uil. Quando potremo vedere scendere in piazza insieme a voi anche la Cgil?

Quando la Cgil la smetterà di ideologizzare i propri obiettivi di politica sindacale.  La Cisl è un sindacato autonomo cui non interessa che maglia indossa il governo. La Cgil invece politicizza la propria azione comportandosi diversamente a seconda del Governo ha di fronte. Sergio D’Antoni diceva sempre che i nostri iscritti hanno due teste: una per votare chi vogliono e una per iscriversi al sindacato e contestare coloro che hanno votato. Questo per dire che, al di la delle nostre convinzioni politiche personali, noi dobbiamo fare sindacato e litigare con i governi sia di destra che di sinistra. Per questo oggi i rapporti unitari, specie a livello nazionale, sono così difficili. La Cisl nasce come sindacato unitario, l’unità per noi è un valore ma lo è anche l’autonomia.

Quali conseguenze si aspetta da questa manifestazione? Da lunedì 20 giugno cosa intendono fare Cisl e Uil per convincere il Governo ad accogliere le proposte che avete presentato?

La manifestazione del 18 sicuramente è di protesta ma anche e soprattutto è una manifestazione di proposta. Certamente come dice anche Gigi Bonfanti (Segretario generale della Fnp nazionale ndr.)  il 19 giugno non può essere come il 17 giugno. Qualcosa dovrà arrivare, soprattutto rispetto alle nostre richieste “a costo zero”. Dalla riforma del sistema fiscale ci aspettiamo risorse da distribuire agli incapienti e ai non autosufficienti. La Fnp è un sindacato responsabile e non minaccia lo sciopero generale, ma sia chiaro che queste cose le pretendiamo.