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  • "Se saremo un paese per vecchi il welfare deve cambiare subito" Sauro Rossi - Corriere Adriatico

L’auspicata ripresa economica deve essere all’insegna della sostenibilità e dell’equità sociale, per ridurre i divari territoriali che la crisi pandemica ha aggravato e per valorizzare quegli ambiti di economia in grado di generare valore aggiunto per tutto il sistema. Tale sostenibilità è assicurata dal lavoro di qualità e da un rafforzamento delle reti di welfare, da attuare con un sostanziale rinvigorimento degli interventi e utilizzando al meglio le risorse previste dal PNRR. Nel tracciare queste traiettorie un’attenzione particolare va dedicata alle tendenze demografiche. Le Marche nell’ultimo decennio (2010-2020) hanno perso 34.000 abitanti e, senza interventi correttivi, si prevede ne perdano altri 56.000 nel 2040 e ben 193.000 nel 2060. La popolazione 0-18, già scesa di 20.000 unità negli ultimi due lustri, calerà di 33.000 nel 2040 e di 48.000 nel 2060.

Entro il 2060 raddoppierà il numero degli over 84 (i cosiddetti “grandi vecchi”) che passeranno dal 4,5% di oggi al 9,7%. Il rapporto tra le persone a carico e quelle che lavorano (indici di dipendenza strutturale) passerà dal 60.2% di oggi all’83.5% del 2040. Questi trend presuppongono l’attivazione di politiche volte a contrastare la denatalità, supportare la genitorialità, incrementare l’attrattività dei territori per gli investimenti produttivi, riorganizzare i percorsi formativi, favorire l’invecchiamento attivo, garantire adeguati livelli di cura alle persone. È necessario affiancare alle politiche di contrasto alla denatalità anche politiche migratorie, coordinate su base europea, basate su accoglienza, inserimento e formazione degli immigrati, qualificandole come fattore di arricchimento culturale ed economico. La scuola ha bisogno di essere ripensata in profondità. Si tratta di intervenire con un massiccio piano di investimenti per l’edilizia scolastica, con il rafforzamento degli organici, ma anche di rimodellare la mission, aprendola al sostegno massiccio della logica del life long learning. ponendola a pieno titolo nell’articolato percorso di formazione degli adulti lungo tutto l’arco della vita.

La stessa Università dovrà trovare il modo di concorrere a qualificare gli interventi di accompagnamento nelle transizioni, giocando un ruolo attivo nei percorsi di orientamento e di formazione continua, partecipando alla messa a punto di azioni volte a ridurre il fenomeno dei NEET (giovani che non studiano e non lavorano). Nel raccordo tra Scuola e Università assume un rilievo fondamentale l’opera di diversificazione, incremento e miglioramento dei percorsi ITS. Dentro questo quadro diviene di fondamentale importanza portare su nuovi equilibri la scelta tra gli indirizzi della scuola secondaria superiore, che ora penalizza istituti tecnici e professionali.  Il rafforzamento di tutte le aree dell’orientamento rimane punto fondamentale di qualificazione dei percorsi di istruzione, formazione e lavoro.

Nella necessaria riorganizzazione del Sistema Salute delle Marche bisogna tener conto della annosa, sperequata, allocazione di risorse tra Ospedali, Territorio e Prevenzione. Significa fare i conti con un sottofinanziamento dei Servizi e della Medicina Territoriale per quasi 230 mln di € e della Prevenzione per altri 80 mln di €. Occorre una diversa configurazione dell’assetto delle cure primarie, dell’assistenza domiciliare, dell’assistenza extra-ospedaliera (RSA, RP, Centri diurni, Ospedali di Comunità), della rete di emergenza-urgenza e un effettivo potenziamento di tutti i servizi che fanno capo alla Prevenzione, a cominciare da quelli della Sicurezza Ambienti di lavoro.

Particolare attenzione dovrà essere dedicata ad una corretta ed equilibrata organizzazione delle reti nei territori, superando le attuali sperequazioni esistenti tra le dotazioni dei servizi nei 23 Ambiti Territoriali Sociali, i cui indici variano dal massimo di 29,9 al minimo di 5,3 (media regionale del 10.8). I principali nodi del riassetto della rete ospedaliera nelle Marche sono costituiti da: configurazione delle Aziende ospedaliere attuali; possibile esubero di alcuni Presidi ospedalieri  (2-4) di I livello; superamento del concetto di Presidio unico di Area Vasta; collocazione nella rete ospedaliera dei presidi Salesi e INRCA di Fermo; individuazione degli Ospedali di zona disagiata; futuro dei progetti di edilizia ospedaliera relativi ai “nuovi” nosocomi Marche Nord, di Area Vasta 3, 4, 5.

L’assistenza sociale nelle Marche in capo ai Comuni necessita di essere rafforzata perché ancora sottofinanziata  del 13% rispetto alla media nazionale. Conta inoltre un livello medio di compartecipazione degli utenti più elevato (14.9% contro l’8.9% medio italiano). Significa che l’intervento sociale grava sulle famiglie per il 6.1% in più rispetto alla media nazionale. Nelle strutture residenziali per anziani, in particolare, questo è più che doppio rispetto alla stessa media.  Oltre al sostegno alla  non autosufficienza, tema da affrontare anche  attraverso il varo di una nuova legge nazionale, nelle Marche ci sarebbe bisogno di potenziare, in particolare, il servizio di assistenza per l’area minori e l’area famiglia; l’assistenza domiciliata integrata per disabili; gli asili-nido e i servizi per l’infanzia. Sono cruciali, inoltre scelte sistemiche in un’ottica di integrazione dei servizi (coincidenza Ambiti territoriali Sociali e Distretti Sanitari, ma anche gestione associata dei Servizi) tese a migliorare le capacità di lettura dei bisogni emergenti (aree di povertà in aumento) ad utilizzare in forma più equilibrata ed armonizzata le varie risorse, a cominciare da quelle di regime comunitario.

 

 

di Sauro Rossi, Corriere Adriatico 19 giugno 2021