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  • «Accordo non rispettato»

BPO ACCENTURE«L'accordo prevedeva un impegno affinchè nel passaggio fossero mantenuti tutti i posti di lavoro - riferisce Selena Soleggiati della Fisascat Cisl-. Per questo chiederemo a tutti i gruppi che hanno ceduto i propri dipendenti alla Bpo di garantire la stabilità del lavoro mantenendo lo status quo, qualora ciò si rivelasse impossibile, aiutandoci a ricollocare il personale». Hanno un'età media tra i 45 e i 50 anni, con uno stato di servizio che sovente supera i 20 anni i 46 dipendenti della sede anconetana della Bpo Accenture che sono in procinto di perdere il lavoro. In un momento di crisi come questa sono difficilmente ricollocabili e la situazione è assolutamente insostenibile soprattutto per quelle famiglie monoreddito. Con la loro messa in mobilità si è contravvenuto al patto stabilito in occasione della firma del contratto di terziarizzazione nel 2003. L'altro tavolo su cui si gioca la vertenza è certamente quello della verifica in Regione di tutte le possibilità esplorabili, compreso l'appoggio istituzionale che può arrivare da via Tiziano. «D'altra parte - continua la Soleggiati - proprio l'assessore regionale al Lavoro Badiali tempo fa aveva convenuto che proprio nel terziario potessero riconvertirsi tutti quei lavoratori usciti dal settore manifatturiero a causa della crisi. E se si vuole ottenere questo è necessario imporre che tali attività rimangano e crescano nelle Marche».