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  • «Non toccate le bambine»: 6 febbraio giornata internazionale contro le mutilazioni genitali femminili

16486964_456786141112528_4788139643452531642_o6 FEBBRAIO giornata internazionale contro le mutilazioni genitali femminili istituita dalle Nazioni Unite; le MGF sono state incluse tra le violazioni dei diritti umani che privano la donna della dignità, dell’autonomia e ne impediscono l’evoluzione culturale. A livello scientifico le mutilazioni agli organi genitali femminili si classificano in quattro tipi, ma la pratica dell’infibulazione è la più radicale e diffusa. L’ OMS ha stimato in Africa un numero di 200 milioni di donne (tra i 15 e 49 anni) che hanno subito mutilazioni genitali, ma questo dato si debbono aggiungere le bambine di età inferiore o eguale a 5 anni che vengono stimate in 3 milioni.

Le radici culturali delle M.G.F.

L’origine culturale delle MGF non è ancora chiara. Il termine infibulazione ha una derivazione palesemente latina; la fibula era una spilla che serviva ai Romani per tenere agganciata la toga , ma la usavano anche con le mogli e imposta alle schiave. L’origine è pre-cristiana , pre-ebraica e pre-islamica, dimostrando la non esistenza di un legame con la religione . In alcuni Paesi islamici la pratica della mutilazione genitale femminile è sconosciuta, Iran e Turchia. Nella tradizione delle popolazioni l’infibulazione è legata al passaggio delle bambine dall’infanzia all’ adolescenza e alla sessualità adulta; questo accade in molti Paesi dove la pratica è inserita in un rito di iniziazione sociale e di “festeggiamento” . Ha un significato nel sistema economico e matrimoniale, il prezzo della sposa è più alto se illibata e fertile. I Paesi dove la tradizione è ancora esistente sono : Somalia, Etiopia, Eritrea, Egitto, Mauritania, Uganda, Burkina Faso, Sierra Leone, Sudan, Mali, Gambia, Guinea, Gibuti, Liberia, Kenia del Nord.

La legge sulla prevenzione in Italia

La Legge del 9 gennaio 2006 n.7 (pubbl. il 18/01/2006): “Disposizioni concernenti la prevenzione e il divieto di pratiche di mutilazione genitale femminile”, in attuazione degli artt.2,3,32 Cost. e dal “programma di azione” adottato a Pechino il 15 settembre 1995. La legge n.7/2006 non solo vieta di praticare la MGF ma la definisce un grave reato , severamente punito. Tale disposizione si applica a personale sanitario , a cittadino italiano o straniero; si applica anche quando il fatto è commesso all’estero da cittadino italiano o straniero, comunque residente in Italia. Le linee guida per la formazione del personale sanitario e professionale viene emanato dal Min.della Salute; questo favorisce l’attività di assistenza e di riabilitazione delle bambine già sottoposte all’infibulazione. Anche nelle scuole viene effettuata un’opera di prevenzione, soprattutto nei confronti di bambine che si recano per un lungo periodo nel Paese di origine, assentandosi dalla scuola.

Le trasformazioni sociali e culturali in corso

Monitorando i paesi Africani si rileva una modesta regressione, in particolare nelle aree urbane con un buon livello di istruzione, rispetto alle aree rurali. Le bambine vengono portate negli Ospedali per la pratica evitando gli operatori tradizionali, l’importanza della cerimonia è sostituita dalla mutilazione effettuata senza pubblicità. Nei Paesi di immigrazione, le donne delle comunità immigrate ancora in molta parte continuano ad attribuire importanza alle originarie tradizioni, tanto da considerare le mutilazioni genitali femminili uno strumento di affermazione e di identità.

Numerose Associazioni e Stati hanno realizzato iniziative di sensibilizzazione per la prevenzione , portando alla consapevolezza sociale la gravità delle conseguenze fisiche. In Italia la Toscana è tra le prime Regioni con un progetto in corso nelle scuole per combattere l’emergenza; la Lombardia è la Regione con il problema più rilevante, nel 2010 vivevano 27mila donne che avevano subito la mutilazione genitale; sempre nel 2010 in Italia risultavano vivere 57mila donne con MGF.

Nell’intento di completare e superare il metodo solo punitivo della legge, è fondamentale aprire sempre un confronto culturale con le donne immigrate, in spazi dedicati a loro, con il rispetto della diversità. Nella problematica delle MGF può essere decisivo portare la comunicazione nei luoghi pubblici, per sensibilizzare al diritto all’integrità fisica delle donne e per realizzare considerevoli interventi di sanità pubblica.