Dal 2011 l’Università di Urbino avrà due corsi di Laurea in meno. Verranno chiusi Moda ed Editoria, mentre altri sette corsi a rischio verranno trasformati in insegnamenti interni ad altri corsi di laurea.
La decisione è stata resa necessaria dal Decreto Gelmini, che per dimezzare il numero dei corsi di laurea attualmente attivati nel paese – circa 5.000, molti dei quali senza un adeguato numero di studenti - stabilisce nuovi e più rigidi criteri per l’attivazione dei corsi, che devono avere un numero minimo di “docenti strutturati”. A farne le spese sono stati i corsi a bassa numerosità di studenti.
«Non si tratta di una chiusura ma di una riorganizzazione – sostiene Tiziano Mancini, responsabile delle relazioni pubbliche dell’Ateneo – resa necessaria da una normativa stringente alla quale abbiamo cercato di dare attuazione conservando la qualità complessiva dell’offerta didattica, spostando le discipline ma salvaguardando gli insegnamenti. Certamente rimane centrale il problema dei finanziamenti, senza i quali sarà difficile mantenere l’offerta formativa e attirare nuovi studenti ad Urbino».
Circa 14.400 ragazzi studiano oggi all’Università “Carlo Bo”, una dei più antichi e prestigiosi atenei europei. L’offerta didattica per l’anno 2010-2011 prevede 10 Facoltà e 36 Corsi di laurea di 21 diverse tipologie. Salvata dal fallimento nel 2006 attraverso un decreto che l’ha statalizzata, ancora oggi l’Università rimane sotto finanziata rispetto ad Atenei vicini come quello di Ancona, dove si investono oggi circa 15 milioni in ricerca contro i 650 mila di Urbino.
La decisione di rivedere l’offerta formativa è una via obbligata anche per rispondere alle difficoltà dovute ai pensionamenti non sostituiti e alle conseguenti difficoltà dei corsi in termini di docenti dedicati. «Questo perché – spiega Luigi Cucchiarini, responsabile della Cisl Università - la spesa per il personale, che non dovrebbe superare il 90% dei finanziamenti statali, sfonda invece il 100%. Di conseguenza, per quest’anno, non possiamo assumere nessuno e possiamo contare su circa 2,5 milioni di € in meno».
«La situazione è delicata – prosegue Cucchiarini – anche perché il corso di Moda era qualificante e se non riusciremo a far capire al Ministero che siamo sotto finanziati, per gli anni successivi ci saranno nuovi tagli sui corsi».
Intanto protestano i ragazzi dell’Assemblea permanente degli studenti, che radunati nell’Aula Magna del rettorato hanno contestato al Rettore, Prof. Pivato, di non aver fatto abbastanza per contrastare la riforma Gelmini, le cui ripercussioni sull’Ateneo sarebbero ben più gravi di quelle illustrate dal rettore. Proprio quest’ultimo, nella conferenza stampa del 10 marzo, ha invitato tutti a non farsi prendere dal panico sostenendo che «pur cambiando i contenitori, rimane inalterata la qualità e la tradizione della ricerca e della formazione dell’Università di Urbino dove “è andata meglio” rispetto ad altri Atenei»
Nessun allarme comunque per gli studenti che stanno frequentando Moda ed Editoria. I corsi verranno portati a termine anche se per il futuro si prevede la trasformazione in master con il sostegno di alcune imprese locali.