Il Consiglio dei Ministri ha accolto la richiesta dello stato di emergenza fino a marzo 2012. I danni dell’alluvione superano i 450 milioni di euro e la Regione, come indicato dal Presidente Spacca, stanzierà 74,5 milioni di euro per i primi interventi. Nel conto non sono ancora compresi i costi del settore agricolo e della pesca, in corso di valutazione. Solo quando verrà individuata l'entità del danno il Governo potrà formulare la dichiarazione di riconoscimento dello stato di calamità naturale.
Il Segretario Regionale della Cisl Marche, Stefano Mastrovincenzo, esprime soddisfazione per il risultato ottenuto dalla Giunta Regionale e sottolinea come “sia necessario che da parte del Governo venga aperto un tavolo istituzionale con Regione Marche, istituzioni locali, forze sociali, per definire interventi straordinari”. Il riconoscimento dello stato di emergenza permetterà di dare una prima risposta a una regione già alle prese con la grave crisi economica degli ultimi due anni. “L’economia della nostra regione, con le sue molteplici attività manifatturiere, agricole e di servizi, stava rialzando la testa dopo la grande crisi, nonostante molte ristrutturazioni aziendali ancora in corso e una situazione occupazionale ancora difficile” ha spiegato ancora Mastrovicenzo ribadendo “la necessità di predisporre interventi immediati per sostenere i territori colpiti”.
Le richieste delle imprese Anche dal mondo delle imprese arrivano forti richieste per provvedimenti che mettano l’economia regionale nelle condizioni di poter ripartire quanto prima. Altro settore pesantemente colpito quello dell’agricoltura che da tempo vive un momento di grave difficoltà, dal quale si levano richieste per un sostegno economico.
Il dissesto idrogeologico: tutte le Marche a rischio Sul banco degli imputati è la politica del territorio, troppo poco attenta alla prevenzione. Le Marche, infatti, sono in testa alla classifica nazionale del dissesto idrogeologico. Il 100% dei comuni sono a rischio e sembra incredibile che piccoli torrenti come l’Aspio, in provincia di Ancona, e l'Ete, nel Fermano, possano travolgere tutto - esondando dall'alveo naturale - nemmeno fossero il Nilo.
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