I vertici della Filca Cisl di Pesaro – Urbino, nelle persone di Giovanni Giovanelli e di Paolo Ferri, insieme al Segretario Regionale Massimo Giacchetti hanno lanciato l’allarme sulla grave crisi che ha interessato il settore del mobile, della nautica e dell’ edilizia.
“Negli ultimi due anni, nella Provincia di Pesaro – Urbino – ha riferito Giovanni Giovannelli - sono stati ben 3788 i lavoratori in cassa integrazione, 314 licenziati e 576 dichiarati in esubero. Nel settore lavorano circa 10 mila dipendenti e più del 30% è a forte rischio, per molti di loro è finito il ciclo triennale degli ammortizzatori sociali e si aprirà la procedura di mobilità”. I casi più recenti e eclatanti: il Mobilificio Fogliense, Febal, Berloni, Pica. Le ditte cessate negli ultimi due anni nel settore del mobile e della nautica sono state 18, alcune come il gruppo Dreaming con 120 dipendenti, per un totale di 603 dipendenti senza più lavoro e un tessuto produttivo sempre più impoverito.
Per quanto riguarda le piccole imprese che finiscono sotto la voce artigiani la situazione non è migliore. Qui non c’è cassa integrazione, ma giornate di sospensione dal lavoro. Solo nel 2012 nel settore legno e arredamento le giornate di sospensioni lavoro sono state 10552 a fronte di 2184 giornate nel 2009.
In ginocchio anche l’edilizia con il blocco dei cantieri pubblici e il conseguente calo delle commesse, tutto ciò ha portato ad una drastica riduzione degli occupati sul settore. “L’edilizia non ha più mercato - ha spiegato Massimo Giacchetti - perché gli enti pubblici non possono spendere per i vincoli del patto di stabilità e i privati, proprio per il crollo dei mercati e la mancanza di commesse, fanno fatica”.
Dal 2001 ad oggi gli addetti nell’edilizia sono costantemente diminuiti, nel 2001 si contavano 3707 addetti, oggi solamente 2548.
“Ci sono delle azioni che possono migliorare la situazione, ha spiegato Massimo Giacchetti - innanzitutto, chiediamo ai sindaci che per gli appalti evitino il ricorso al massimo ribasso, ma di cercare di privilegiare la qualità, cassando le proposte di imprese con i ribassi eccessivi. Sarebbe necessario, inoltre, ridurre l’Imu per gli immobili invenduti e ridurre gli oneri di urbanizzazione per rilanciare il settore.