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  • Previdenza: per una riforma nel segno della coesione e dell'equità

Eravamo in tanti, sabato 2 aprile alle manifestazioni organizzate, in tutta Italia, da Cgil – Cisl – Uil per chiedere la modifica della Legge Fornero sulla previdenza. Ad Ancona oltre 4.000 persone in corteo arrivate da tutte le Marche. Una partecipazione ampia, responsabile, motivata, colorata: una piazza che ha unito anziani e giovani, uomini e donne, italiani e immigrati.

È evidente che il tema della previdenza sia molto sentito: un tema su cui si discute da decenni; su cui da decenni si interviene con misure di vario genere finalizzate a razionalizzazioni, omogeneizzazioni, risparmi. In alcuni casi con interventi discussi e concordati con le organizzazioni sociali come nel caso della riforma Dini del 1995, frutto di un accordo tra governo tecnico e sindacati; in altri con interventi unilaterali effettuati dal Governo di turno, fino alla legge Monti-Fornero, che nel dicembre 2011 ha irrigidito e elevato in modo drastico e inedito i requisiti per accedere al pensionamento.

Un sistema con forti dosi di iniquità, privo di flessibilità, sentito come ostile da gran parte dei cittadini: è il prezzo che stiamo pagando per avere i conti in sicurezza, anche per il futuro, tanto più dopo questi anni di crisi, in cui disoccupazione e precarietà sono cresciute.

Se si pensa che in una regione come le Marche, già oggi oltre il 62% delle pensioni è inferiore ai 750 euro lordi, possiamo comprendere che effetto potrebbero dare, in prospettiva, periodi di stop lavorativo combinati con il calcolo previsto dal sistema contributivo e con il meccanismo perverso dei coefficienti di rivalutazione. In sintesi, un graduale e costante abbassamento delle coperture previdenziali. La cosa sarebbe ancora più pesante per coloro (molti giovani, ma non solo) che sono impegnati nelle tante tipologie di lavoro con bassa o nulla tutela previdenziale.

Tanti altri sono i nodi insoluti: la questione “esodati”, non ancora del tutto risolta; le scarse tutele previste per chi fa lavori davvero usuranti; il riconoscimento del lavoro di cura delle donne; la previdenza complementare, che meriterebbe di essere fortemente rilanciata ed ha invece subito un improvvido aumento di tassazione con la Legge di Stabilità per il 2015.

Serve quindi ascolto da parte di Governo e Parlamento per le istanze che salgono dalle piazze del 2 aprile, e che da tempo il sindacato confederale ha raccolto ed elaborato in proposte articolate ed equilibrate. Servono ascolto e capacità di confronto per arrivare in tempi brevi ad una riforma della previdenza che, con le necessarie gradualità e non abbandonando la via della sostenibilità economica, garantisca flessibilità e rispetto delle scelte personali, restituisca un respiro di equità, rilanci tramite il lavoro la solidarietà tra le generazioni.

5 aprile 2016 - Stefano Mastrovincenzo