Si è svolta oggi la prima riunione tra la società Conerobus, le RSU e le organizzazioni sindacali per la presentazione del progetto di piano di risanamento industriale dell’azienda.
Dalla discussione è emerso un quadro complesso e preoccupante: la società ha presentato a parole le linee generali di un piano quinquennale (2025–2030), incentrato principalmente sulla riduzione dei costi, con particolare riferimento al costo del personale.
L’obiettivo dichiarato del piano non è soltanto il pareggio di bilancio, ma la realizzazione di utili necessari a garantire il rimborso dei debiti e la stabilità economica dell’azienda.
Il risultato d’esercizio 2025 è stimato negativo, mentre per il 2026 si prevede il pareggio di bilancio. Dal 2027 in avanti l’azienda prospetta un avanzo consistente, destinato alla copertura delle passività accumulate.
Il piano prevede un aumento dei ricavi da titoli di viaggio, che passerà attraverso un aumento delle tariffe e una razionalizzazione del servizio di trasporto pubblico. Tali misure, tuttavia, comporteranno inevitabilmente un aggravio di costi per gli utenti se non interviene la regione e un servizio ridotto, con il rischio di una minore efficienza complessiva.
La parte più critica del piano riguarda il contenimento dei costi del personale. Conerobus ha annunciato il blocco del turnover delle 54 uscite previste a regime del piano (tra pensionamenti e altre cessazioni), su un totale di 416 dipendenti full time alla data odierna, ritenendo non sostenibile la reintegrazione delle risorse. Ciò comporterà turni di lavoro più gravosi e una riduzione dei servizi offerti ai cittadini. Tutto il personale a partire dagli impianti fissi sarà oggetto della razionalizzazione.
Nonostante le precedenti rassicurazioni circa l’assenza di esuberi, le prospettive delineate lasciano intravedere tagli effettivi. Proprio per evitare tale casistica, seppur ancora in fase preliminare, l’azienda sta valutando la possibilità di ricorrere al Fondo di solidarietà bilaterale, che potrebbe mitigare gli impatti occupazionali; tuttavia, se tale misura non dovesse concretizzarsi, non si escludono altre strade da parte aziendale.
Le organizzazioni sindacali hanno espresso forte preoccupazione per le conseguenze sociali e occupazionali del piano, ritenendo che la strategia proposta rischi di scaricare i costi del risanamento sui lavoratori e sui cittadini, senza una reale visione di rilancio industriale.