Il Fondo Nazionale Trasporti, in dieci anni, è passato da 7 miliardi a poco più di 5. Una riduzione drammatica che pesa come un macigno sulla qualità e sulla sostenibilità del trasporto pubblico locale, soprattutto nelle regioni più penalizzate. Tra queste ci sono le Marche, che nella ripartizione nazionale ricevono appena il 2,17% delle risorse, una quota tra le più basse d’Italia.
Con finanziamenti così ridotti, i corrispettivi chilometrici medi riconosciuti dalla Regione Marche ai gestori risultano decisamente insufficienti:
· 1,88 €/km per i servizi urbani
· 1,58 €/km per i servizi extraurbani
Cifre che non coprono nemmeno i costi vivi e rendono impossibile garantire un servizio dignitoso agli utenti e condizioni sostenibili per i lavoratori. La responsabilità di affrontare una situazione ormai strutturale – denunciano i sindacati – ricade anche sulla Regione Marche, che da anni non è riuscita ad intervenire con decisione per colmare il divario. Contratto nazionale, risorse annunciate e poi sparite. A complicare il quadro c’è il rinnovo del CCNL Autoferrotranvieri. Le risorse necessarie a coprire gli aumenti contrattuali erano state annunciate dal Governo, ma non sono state inserite nella legge di bilancio. Per le aziende, già in difficoltà, significa non avere la certezza di poter sostenere i nuovi costi salariali, con ripercussioni immediate sui bilanci e sulla continuità dei servizi essenziali. Contratti di servizio per i servizi minimi fermi da anni la Regione Marche deve investire di più in maniera strutturale. Un’altra criticità riguarda i contratti di servizio tra Regione Marche e i principali consorzi del TPL: Adriabus, A.T.M.A., Contram Mobilità, Trasfer e Start Plus.
Gli accordi sono bloccati da troppo tempo e non rispecchiano l’aumento dei costi di:
· carburante
· assicurazioni
· manutenzioni e ricambi
· personale
· inflazione generale
Molte regioni italiane stanno investendo nel trasporto pubblico per rilanciare mobilità e sostenibilità. Le Marche, al contrario, rischiano nuovi casi di crisi aziendale come quello esploso in Conerobus, se non si interviene con risorse strutturali immediate e aggiornamenti contrattuali adeguati in tempi celeri.
«Il TPL è un diritto di cittadinanza, non un costo da comprimere » ricordano i rappresentanti dei lavoratori e soprattutto non possono essere cittadini e lavoratori a pagarne il conto. Ancona–Conerobus: un contratto che non regge più. A livello locale, il contratto dei servizi aggiuntivi tra Comune di Ancona e Conerobus è considerato ormai anacronistico. Le attuali somme riconosciute dal contratto di servizio non coprono i costi reali dell’azienda, che continua così a produrre perdite, come segnalato dallo stesso CdA. Il rischio più grave riguarda la capacità di pagare regolarmente gli stipendi ai 430 dipendenti.
Per questo viene richiesta un’anticipazione economica immediata, necessaria per:
· retribuire i lavoratori
· saldare i fornitori
· acquistare ricambi e mezzi
· garantire la continuità e qualità del servizio
Una misura già adottata in passato, e ritenuta oggi altrettanto urgente. Conerobus: un piano industriale che ancora non c’è Sul fronte interno, riteniamo a nostro avviso il C.d.A. non all'altezza nel gestire corrette relazioni industriali al punto da decidere unilateralmente pesanti azioni organizzative sul personale, che si sono rivelate prive di una reale prospettiva di risparmio e rilancio, tanto da indurre lo stesso C.d.A. a tornare sui propri passi.
Sono già stati proclamati due scioperi da FILT CGIL -FIT CISL -UILTRASPORTI -FAISA CISAL:
· 4 ore il 24 settembre 2025
· 8 ore il 20 novembre 2025
l’assemblea dei lavoratori del 18 novembre ha dato mandato alle Organizzazioni Sindacali FILT CGIL -FIT CISL -UILTRASPORTI -FAISA CISAL a proseguire con la mobilitazione
Le richieste riguardano:
· risorse aggiuntive e strutturali per il TPL marchigiano
· revisione immediata dei contratti di servizio regionale e comunale adeguandoli ai costi reali e all'inflazione
· presentazione di un vero piano industriale alla luce del fatto che ad oggi non ci è stato mai consegnato, né tanto meno condiviso, un documento ufficiale
· tutela dell’occupazione
· non toccare i soldi dalle tasche dei lavoratori
Nel frattempo, è stato chiesto ai lavoratori di accettare un fondo di solidarietà per 66 dipendenti, senza che esista un piano di rilancio credibile. È stato inoltre annunciato l’azzeramento degli accordi aziendali, compresa la produttività regionale: l’ultimo incentivo rimasto in un settore già poco attrattivo. Esprimiamo forte preoccupazione perché su tali presupposti l’onere del risanamento di Conerobus graverebbe per lo più sui lavoratori e le loro famiglie. Incidere negativamente sulle retribuzioni significa determinare un allontanamento definitivo da questa professione di per sé poco attrattiva, tanto che già le ultime selezioni sono risultate quasi deserte, e per di più assistiamo al continuo aumento del fenomeno delle dimissioni. «Così – sottolineano i sindacati FILT CGIL – FIT CISL - UILTRASPORTI -UGL FNA -FAISA CISAL– non si può garantire un servizio pubblico essenziale dignitoso. Siamo disponibili al confronto e a trovare soluzioni ma servono risorse strutturali e immediate da parte della Regione Marche e del Comune di Ancona e la garanzia dell'occupazione e del reddito, condizioni queste indispensabili per la positiva chiusura della vertenza in atto . Invitiamo tutti i cittadini e le associazioni a partecipare al presidio del 20 novembre, che si terrà sotto il Comune di Ancona dalle ore 10:00 alle 12:00. Ci scusiamo con la cittadinanza per il possibile disagio.»