I fatti di violenza accaduti recentemente a Cattolica sono certamente gravi, il riferimento è all'aggressione ai danni di due ragazzi extracomunitari (n.d.r). Questi episodi hanno sempre ampio spazio di cronaca, quando coinvolgono immigrati. Non importa se protagonisti o destinatari di violenze, come sembra in questo caso. A volte importa poco anche l’accertamento pieno della verità. L’importante è andare in onda.
Ragionare sui meccanismi che fanno scattare la molla ci porterebbe lontano. Poi, la “violenza mimetica” che contraddistingue la nostra epoca non può ammettere scusanti.
Tuttavia le reazioni a questi episodi sono diventate purtroppo riti pubblici. Bandiere slogan e manifestazioni di piazza. Scenografie che si ripetono alla cadenza dei crimini che si succedono. Ma ai cartelli, agli striscioni e alle piazze occupate la gente si è ormai abituata, diventando sempre più indifferente.
Credo che le ragioni stiano anche nelle forme e nelle modalità di risposta.
L’uso delle parole è importante, poiché simboli e significati sono e restano determinanti.
La mia opinione è che le manifestazione antagonistiche, all’insegna del no, come ne vediamo tante, abbiano dimostrato tutta la loro inefficacia e insussistenza,
Non vorrei essere frainteso se dico che in questo tipo di manifestazioni intravedo addirittura rischi opposti di legittimazione del male. Si, perché ci sono parole che non possono essere pronunciate a cuor leggero, poiché evocano o rievocano mostri che rischiano di tornare a rivivere.
Come razzismo e xenofobia. Termini che affermano non già la conciliazione, ma semmai l’offesa e la sopraffazione del più debole.
Mi chiedo allora che senso abbia continuare ad indire iniziative contro. Contro il razzismo, contro la xenofobia e non invece per l’ integrazione, la convivialità e la fratellanza.
Chiamiamoci per una volta a raccolta con parole di bene e di proposta, non su significati che richiamano l’odio. Questa sarebbe già una grande svolta.
Il sociologo Zigmunt Bauman ha scritto che “ il mondo contemporaneo è un contenitore pieno fino all’orlo di una paura e di una disperazione erratiche, alla ricerca disperata di sfoghi”
Ci sono luoghi anche nelle nostre città dove la violenza, nelle sue varie forme, va ogni notte in scena. Nei luoghi disegnati dalla rendita edilizia e dal capitale finanziario. Ogni anno centinaia di nuovi appartamenti. L’importante è massimizzare il profitto, non la qualità e l’armonia dei quartieri e delle abitazioni. Tanto quegli appartamenti resteranno in gran parte sfitti, così che i prezzi delle case non diminuiranno, perché non verranno immessi nel mercato. Sono come scarpe senza piede. La loro funzione non è quella di essere abitati da famiglie o da nuove coppie, ma di riallocare e ripulire denaro. Queste periferie, non tanto lontane dalla città, ma altro da una vera città, rappresentano oggi forti richiami alla trasgressione. Veri e propri lunapark permanenti. Qualcuno le definisce “strutture di peccato”. Rende l’dea, fosse solo per il significato sociale di peccato. Non importa dunque se non vi sono piazze, luoghi di relazione e di incontro. E’ l’impero del consumo, delle sale giochi, delle birrerie, dei grattini e degli aperitivi lunghi. Di tutto questo politici e amministratori dovrebbero preoccuparsi. Del modo in cui essi hanno permesso che si edificassero le nostre città. Di come ogni giorno ignorino che la città rischia di cadere nelle mani del malaffare, diventando sempre più proibita ed insicura alle famiglie e ai ragazzi. Potrebbero almeno rammaricarsi delle proprie colpe e assumersi le proprie responsabilità. Ma trovano politicamente più conveniente e utile alla loro immagine indossare la fascia di sindaco o di presidente, per farsi fotografare in una piazza, vicino agli striscioni, in una retorica quanto inutile manifestazione contro.
Gianluigi Storti - Presidente Anolf Pesaro - Urbino