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15/07/2011 Economia pesarese: il caso Imab
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15/07/2011 Economia pesarese e il caso Tallarini
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15/07/2011 Pietro Cerrito su manovra Governo
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15/07/2011 Ad Urbino si discute di sostegno al welfare
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15/07/2011 Ad Urbino si discute di sostegno al welfare
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15/07/2011 Emergenza scuola: sale la preoccupazione
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14/07/2011 «Occorrono forti azioni di contrasto all'occupazione»
14/07/2011 "Il rapporto CNEL sul mercato del lavoro conferma che, a causa della bassa crescita del Pil, l'uscita dalla crisi sarà lenta, che per il 2011 non ci saranno incrementi di occupazione e che, pertanto resta alto il rischio che la disoccupazione continui a colpire le fasce deboli, a partire dai giovani e dal Sud". Lo dichiara in una nota, Giorgio Santini, Segretario generale aggiunto della Cisl. "E' perciò necessario- continua Santini- concentrare l'impegno di istituzioni e parti sociali sulle azioni da mettere in campo, per contrastare queste criticità. Per reimpiegare le centinaia di migliaia di lavoratori in cassa integrazione va data piena attuazione alle politiche attive con l'impegno diretto dei Centri per l'Impiego, delle Agenzie del Lavoro delle parti sociali affinchè vengano aumentate considerevolmente le offerte di reimpiego al lavoro a quanti percepiscono gli ammortizzatori sociali. Per giovani, va al più presto reso operativo l'accordo sull'apprendistato per dare nuove opportunità a quanti sono coinvolti nella dispersione scolastica, per favorire l'accesso al lavoro con prospettive professionalizzanti e dare risposte con l'apprendistato di alta formazione al problema dei tanti giovani laureati e diplomati che non trovano lavoro corrispondente. Al tempo stesso vanno recuperati gli abusi sugli stage e tirocini riportandoli alla loro valenza originaria di ponte tra istruzione e lavoro. Nel terziario e nei servizi, in particolare nel servizio di cura delle persone va incentivato il lavoro a part-time lungo sul modello olandese, che può dare risposte significative soprattutto per l'occupazione femminile. "Per arginare il divario crescente sul piano occupazionale tra il Sud e resto del Paese- conclude Santini- va reso immediatamente operativo il credito d'imposta per le nuove assunzioni, utilizzando i fondi europei e va messo in atto un esteso piano finalizzato all'emersione del lavoro irregolare, che risulta purtroppo in crescita". Dal sito del Cnel, il comunicato stampa sulla presentazione del Rapporto sul Mercato del Lavoro 2010-2011:Lavoro: allarme disoccupazione a Sud, a rischio i giovani, in aumento i “neet” e gli “scoraggiati”. Rapporto 2010-2011: quest’anno non verranno recuperati i posti di lavoro persi, urgenti politiche attive per l’occupazioneAnche quest'anno è allarme disoccupazione. L'economia italiana è troppo debole per imprimere una svolta alla domanda di lavoro: a fronte di una crescita fra lo 0.5 e l'1% del Pil, le unità di lavoro nel 2011 registreranno ancora una flessione e il tasso di disoccupazione potrebbe salire ancora per qualche trimestre. E' quanto emerge dall'analisi contenuta nel Rapporto del Cnel sul "Mercato del lavoro 2010-2011", presentata stamani a Villa Lubin, e secondo la quale sarebbe urgente spostare l'enfasi dalle politiche passive a sostegno del reddito dei lavoratori disoccupati verso misure che incentivino il rientro nel circuito produttivo dei lavoratori che hanno perso il posto. Il rischio che si corre è la persistenza del lavoratore nello stato di disoccupato, preludio alla formazione di disoccupazione strutturale. L'Italia sta uscendo molto lentamente dalla crisi e il quadro macroeconomico del 2011 non garantisce il recupero dei posti di lavoro persi. Il rischio disoccupazione riguarda soprattutto i giovani: si aggrava infatti il fenomeno dei neet (not in education or training nor in employment), cioè coloro che risultano fuori dal mercato del lavoro e che non sono impegnati in un processo di formazione. Se prima della crisi il tasso di neet si aggirava attorno al 16% tra i più giovani (16-24 anni) e al 24% tra i giovani adulti (25-30 anni), tali percentuali sono rapidamente aumentate, salendo rispettivamente al 18,6 e al 28,8% nel terzo trimestre del 2010. La crisi aggrava le probabilità dei giovani di restare nella condizione di neet, così come aumenta in modo preoccupante lo "scoraggiamento" di chi addirittura rinuncia a cercare lavoro. La recessione ha inoltre inciso sul passaggio dai contratti a termine a quelli a tempo indeterminato: prima della crisi quasi il 31% dei giovani con contratto temporaneo passavano l'anno successivo a un lavoro permanente, percentuale scesa ora a poco più del 22%. Riguardo alla formazione si osserva che sebbene i laureati siano più facilitati se il titolo coincide con la domanda di lavoro, resta ampio e crescente il fenomeno dell'overeducation, dato anche che le minori opportunità professionali aumentano la disponibilità dei laureati ad accettare lavori che richiedono livelli d'istruzione più bassi. Rispetto alla dimensione territoriale nel 2010-2011 prosegue senza interruzione la caduta dell'occupazione nel Mezzogiorno. La crisi ha aumentato ancora la distanza tra Nord e Sud e parte del calo dell'occupazione meridionale si è tradotto in un aumento dei trasferimenti nel Centro-Nord. Contano solo in parte le differenze nei tassi di crescita delle due aree: nel corso della crisi la fragilità del tessuto produttivo meridionale ha anche comportato maggiori perdite occupazionali a parità di flessione del prodotto. Difatti, nel triennio 2008-2010 la variazione cumulata del Pil al centro-Nord non va molto meglio che al Sud (-4,8% e -5,9% rispettivamente nelle due aree), ma la dimensione delle perdite occupazionali nelle due aree è molto diversa: a inizio 2011 rispetto al punto di massimo di inizio 2008, la perdita di occupati al Sud era del 5%, al Nord dell'1.5%. D'altro canto la dimensione della disoccupazione al Sud è comunque contenuta dai fenomeni di scoraggiamento che hanno spinto molti lavoratori ad interrompere le azioni di ricerca, finendo classificati fra gli inattivi. Quindi, se si includessero nella definizione di disoccupati anche gli inattivi potenzialmente attivi si otterrebbe un aumento del tasso di disoccupazione nel Mezzogiorno, pari al 24,5%. Per quanto riguarda l'occupazione femminile, nel 2011 il divario di genere si è ampliato a causa del sottoutilizzo del capitale umano, dato che è aumentata, più di quanto osservato per gli uomini, la quota di occupate con un impiego che richiede una qualifica inferiore a quella posseduta. L'occupazione femminile cresce invece nei servizi ad alta intensità di lavoro e a bassa qualificazione (in seguito anche alle massicce regolarizzazioni che negli ultimi hanno riguardato le donne straniere prevalentemente impiegate nei servizi di cura e assistenza alle famiglie), accentuando la segregazione femminile in questo segmento del mercato del lavoro, mentre è caduta l'occupazione qualificata. In relazione agli immigrati, il Rapporto del Cnel sottolinea che nell'ultimo biennio la componente straniera è stata fondamentale nel contenere la contrazione dell'occupazione complessiva: tra il 2008 e il 2010 il numero di stranieri è infatti aumentato di 330 mila nuovi occupati, che hanno compensato parte del calo del numero di occupati italiani (863 mila in meno nello stesso periodo). Va però rilevato che l'aumento del numero di occupati immigrati è da ricondurre essenzialmente alla crescita demografica e ai ritardi nella regolarizzazione dei permessi di soggiorno per lavoro, e non ad una migliore occupabilità degli stranieri. Al contrario, il tasso di occupazione degli stranieri in Italia si è ridotto notevolmente negli ultimi due anni in misura nettamente più marcata di quanto osservato invece per gli italiani, sebbene resti su livelli più elevati. Anche il numero di disoccupati stranieri è aumentato sensibilmente negli anni della crisi e in misura largamente superiore a quanto sperimentato dalla componente italiana.Per approfondire vedi il testo del Rapporto
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12/07/2011 Quote rosa: che ne pensa la Cisl
Il 28 giugno u.s. il Parlamento ha approvato la legge sulle quote rosa nei consigli di amministrazione delle aziende quotate e delle società a partecipazione pubblica: la legge bipartisan approvata dal Parlamento prescrive che a partire dal 2012 i Cda delle aziende quotate e delle società a partecipazione pubblica dovranno essere composti per un quinto da donne. Dal 2015 la quota rosa dovrà salire a un terzo. «L’approvazione delle “quote rosa” nei Consiglio di Amministrazione è, senza mezzi termini, una “svolta epocale"». Lo dichiara in una nota Liliana Ocmin, Segretario Confederale della Cisl. «Un passo importante - continua Ocmin - che ci pone sullo stesso piano di altri paesi europei e ci permetterà di ridurre sensibilmente le diverse forme di discriminazione delle donne sul lavoro, nella politica e nella società tutta. Una legge che la Cisl ha sostenuto con forza rimarcando la necessità di un approccio graduale alla riforma del sistema e che ha permesso lo sblocco di un percorso parlamentare molto delicato. Una legge che rappresenta non solo la necessità di un riequilibrio numerico tra i generi ma, soprattutto in questa fase, un’opportunità per le donne, per le aziende, per l’intero Paese». Il punto di vista di alcune dirigenti Cisl PAOLA FEDERICI, Segretario Provinciale Cisl Ascoli «L’Italia sta perdendo colpi in termini di produttività e crescita economica e diverse ricerche sostengono che l’utilizzo e la valorizzazione di solo metà della popolazione nella forza lavoro penalizzi il paese dal punto di vista economico. L’Italia è il paese dove meno donne lavorano e raggiungono posizioni di leadership, ma non perché facciano figli (l’Italia è anche uno dei paesi dove si fanno meno figli in assoluto). I motivi sono molteplici e molti di questi sono culturali. Per cambiare cultura e tradizione ci vogliono strumenti molto forti, come appunto le quote rose, una  leva temporanea per forzare un cambiamento. Noi donne Cisl siamo sempre state convinte della necessità di una normativa che facilitasse l’accesso delle donne  nei ruoli apicali e permettesse un riassetto graduale, senza eccessivi sconvolgimenti, della struttura organizzativa ed amministrativa della conduzione delle imprese . La legge appena approvata definitivamente in Parlamento costituisce l’inizio di una strada lunga e difficile, con l’obiettivo finale di creare una società con le pari opportunità e la meritocrazia. Ora occorre che ci rimbocchiamo le maniche affinchè la normativa approvata si traduca in realtà, come succede già in altri Paesi europei». CRISTIANA ILARI, Segretario Provinciale Cisl Ancona «Si tratta di un provvedimento positivo, che aspettavamo e auspicavamo e per cui la Cisl si è adoperata. Da tempo rileviamo la necessità di affrontare il tema del ruolo, delle funzioni lavorative e della carriera delle donne, non certo in termini rivendicativi, piuttosto nell’ottica di uno sviluppo che metta il nostro Paese (e il nostro territorio marchigiano con il suo tessuto produttivo incentrato su piccole e medie imprese ma anche con realtà aziendali di più ampie dimensioni) in condizioni di maggiore competitività a livello economico: più donne nelle posizioni di top management delle aziende, nonché in ruoli decisionali in campo politico, nelle amministrazioni, nel Sindacato, nei vari settori lavorativi, nelle Università, rappresentano un’opportunità di crescita. Questa legge va ora implementata con la vigilanza di tutti, poiché, pur non risolvendo in toto il problema, può essere un utile apripista, anche dal punto di culturale, per tentare di rimuovere il “Soffitto di cristallo”. Ecco perché si è reso necessario attivare le cosiddette azioni positive (e le quote sono le più evidenti) per favorire temporaneamente le donne in modo da rendere effettivo l’accesso alle pari opportunità: certo, riguardo alle quote discriminare per uguagliare può sembrare paradossale, ma è una misura necessaria temporanea, una sorta di azione di sfondamento che poi deve procedere di pari passo con un’azione sociale e una disseminazione culturale così da superare la necessità. Oggi in Italia a parità di titoli le donne sono meno occupate, più precarie e meno pagate degli uomini. Secondo una ricerca congiunta Bocconi e HayGroop del 2009  le donne italiane guadagnano circa il 25% in meno degli uomini e occupano ancora posizioni svantaggiate rispetto ai loro colleghi. Le dirigenti di prima fascia sono soltanto il 13%, poche sono le donne che arrivano ai vertici decisionali: non è una lotta per il potere fine a se stessa; è una questione di giustizia ma anche un’opportunità di rilancio e sviluppo considerate le competenze di genere delle donne. Il cammino bipartisan della legge è anche un esempio di lavoro comune, di là degli schieramenti politici e la possibilità di rompere il “soffitto di cristallo” è proprio legata alla capacità delle donne di fare RETE e di costruire un sistema di relazioni che alla fine risulti una risorsa per tutti». LAURA RACCOSTA  – SegretariA CISL FP MARCHE «"E’ troppo facile incorrere nella banalizzazione della “riserva indiana” quando si parla di “quote rosa”. Nel contesto di arretratezza culturale e scarsa sensibilità per le politiche di genere, in una società che non offre modelli femminili che favoriscono l’autostima delle donne, come immaginare che qualcosa possa “muoversi” se non per legge. La prospettiva di genere non è più il fine, ma un principio di riferimento dell’azione dei governi, e, dovrebbe esserlo anche nell’azione economica e sociale. E’ da 15 anni che ce lo dicono e che ce lo ripetiamo. Questa sarà l’occasione per iniziare a praticarlo. Se l’eticità non è un motivo sufficiente per “occupare ruoli di potere”, ci sostiene la teoria economica “womenomics”. In Italia, azzerando il gap occupazionale di genere (ossia differenza tra percentuale di partecipazione al lavoro delle donne e degli uomini) si ipotizza un aumento del PIL del 22%. Benvenute quote rosa!»
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12/07/2011 Quote rosa nei Cda - un altro passo in avanti delle donne nel mondo del lavoro
Il 28 giugno u.s. il Parlamento ha approvato la legge sulle quote rosa nei consigli di amministrazione delle aziende quotate e delle società a partecipazione pubblica: la legge bipartisan approvata dal Parlamento prescrive che a partire dal 2012 i Cda delle aziende quotate e delle società a partecipazione pubblica dovranno essere composti per un quinto da donne. Dal 2015 la quota rosa dovrà salire a un terzo. "L’approvazione delle “quote rosa” nei cda è, senza mezzi termini, una “svolta epocale”". Lo dichiara in una nota Liliana Ocmin, Segretario Confederale della Cisl. "Un passo importante- continua Ocmin-che ci pone sullo stesso piano di altri paesi europei e ci permetterà di ridurre sensibilmente le diverse forme di discriminazione delle donne sul lavoro, nella politica e nella società tutta. Una legge che la Cisl ha sostenuto con forza rimarcando la necessità di un approccio graduale alla riforma del sistema e che ha permesso lo sblocco di un percorso parlamentare molto delicato. Una legge che rappresenta non solo la necessità di un riequilibrio numerico tra i generi ma, soprattutto in questa fase, un’opportunità per le donne, per le aziende, per l’intero Paese”.Il punto di vista di CRISTIANA ILARI  Segretario Provinciale Cisl AnconaSi tratta di un provvedimento positivo, che aspettavamo e auspicavamo e per cui la Cisl si è adoperata. Da tempo rileviamo la necessità di affrontare il tema del ruolo, delle funzioni lavorative e della carriera delle donne, non certo in termini rivendicativi, piuttosto nell’ottica di uno sviluppo che metta il nostro Paese (e il nostro territorio marchigiano con il suo tessuto produttivo incentrato su piccole e medie imprese ma anche con realtà aziendali di più ampie dimensioni) in condizioni di maggiore competitività a livello economico: più donne nelle posizioni di top management delle aziende, nonché in ruoli decisionali in campo politico, nelle amministrazioni, nel Sindacato, nei vari settori lavorativi, nelle Università, rappresentano un’opportunità di crescita.Questa legge va ora implementata con la vigilanza di tutti, poiché, pur non risolvendo in toto il problema, può essere un utile apripista, anche dal punto di culturale, per tentare di rimuovere il “Soffitto di cristallo”, espressione icastica che rende bene il concetto: all’apparenza nessun ostacolo ma la barriera c’è ed è resistente; più le donne cercano di salire in campo lavorativo, più incontrano ostacoli.Ecco perché si è reso necessario attivare le cosiddette azioni positive (e le quote sono le più evidenti) per favorire temporaneamente le donne in modo da rendere effettivo l’accesso alle pari opportunità: certo, riguardo alle quote discriminare per uguagliare può sembrare paradossale, ma è una misura necessaria temporanea, una sorta di azione di sfondamento che poi deve procedere di pari passo con un’azione sociale e una disseminazione culturale così da superare la necessità. E realisticamente oggi la necessità in Italia è forte e cogente. A parità di titoli le donne sono meno occupate, più precarie e meno pagate degli uomini. Secondo una ricerca congiunta Bocconi e HayGroop del 2009 (una delle ultime ricerche disponibili sul tema e in due anni la situazione non è certo migliorata) le donne italiane guadagnano circa il 25% in meno degli uomini e occupano ancora posizioni svantaggiate rispetto ai loro colleghi. Le dirigenti di prima fascia sono soltanto il 13%, poche sono le donne che arrivano ai vertici decisionali: non è una lotta per il potere fine a se stessa; è una questione di giustizia ma anche un’opportunità di rilancio e sviluppo considerate le competenze di genere delle donne; in più c’è un dato culturale e organizzativo insieme: finché non siederanno nelle “stanze dei bottoni” difficilmente potranno cambiare le regole della conciliazione e della organizzazione del lavoro, finché a stabilire l’agenda saranno solo uomini che non si confrontano con donne, una possibilità per tutti di cambiare le regole non ci sarà: anche per gli uomini che oggi sempre di più sono attenti all’educazione dei figli, se passa una certa cultura e una certa organizzazione del lavoro, tornerà utile una proposta come quella femminile (meno rituali, tempi efficientati e contingentati, lavoro anche a distanza, versatilità, senso pratico, rispetto degli orari). Lasciamo da parte, quindi, i nostri endemici “sensi di colpa” e quel “non sentirsi mai abbastanza brave”, quel “dover sempre dimostrare di esserselo meritato e di essere all’altezza” che ci caratterizza: i dati ci dicono che mediamente ce lo meritiamo, eccome, visto che studiamo di più e con risultati brillanti, ma che poi impattiamo con una cultura del lavoro, dell’organizzazione, del welfare che ci penalizza. Il cammino bipartisan della legge è anche un esempio di lavoro comune, di là degli schieramenti politici e la possibilità di rompere il “soffitto di cristallo” è proprio legata alla capacità delle donne di fare RETE e di costruire un sistema di relazioni che alla fine risulti una risorsa per tutti.Il commento di SABRINA PACE - Responsabile Coordinamento Donne CISL Ancona:Finalmente i meriti di tante donne vengono riconosciuti e di questo si gioveranno proprio le aziende per prime. Finché non ci sarà anche una visione "femminile" nell' organizzazione della società, i principi delle pari opportunità non potranno mai essere pienamente rispettati. Il contributo femminile sarà, secondo me, evidente soprattutto per ciò che riguarda l'organizzazione del lavoro, l'ottimizzazione dei tempi e la conciliazione dei mondi famiglia/lavoro. Faccio parte da più di 5 anni del Coordinamente Donne della CISL, e ancora oggi mi domando come sia possibile che una società civile abbia bisogno di leggi a tutela della donna. La Costituzione Italiana sancì nel 1948 che "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali" (art. 3) e inoltre che "La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore." (art. 37) e sembra strano che ancora oggi ci sia bisogno di ricordarlo, puntualizzarlo con nuove leggi. E' poi sufficiente seguire l’attualità e guardare con occhi attenti ciò che ci circonda  per capire che l’agognata uguaglianza non è ancora così reale; il 1 luglio 2011 il Corriere della Sera pubblicava un articolo che iniziava così: "A Inzago, provincia di Milano (...) un'azienda licenzia solo le donne perché il loro reddito non è essenziale alla famiglia.(...)". A dir poco sconvolgente e chiara dimostrazione della forte necessità, nel nostro Paese, di leggi a tutela della donna.Le considerazioni di ADRIANA BRANDONI Presidente Comitato per l’ Imprenditoria Femminile – Camera di Commercio Ancona:Senza dubbio un primo passo importante, anche se parziale perché limitato ai soli cda e non anche agli altri livelli decisionali.La donna di oggi è culturalmente preparata ed ha dimostrato di sapersi destreggiare al meglio in ogni situazione. Antichi retaggi culturali, norme che non riescono a contemplare la diversità di genere, un sistema organizzativo e di leggi obsoleto che non vuole o non riesce a beneficiare del “punto di vista” femminile, pur così presente nel mondo del lavoro e nella società, ma mai rappresentato a sufficienza. Sì, stanche di essere “interpretate” da altri, da chi non ha il nostro punto di vista e la nostra sensibilità.Riconoscere il valore della donna è una opportunità di civiltà, un arricchimento di cui, nel pieno di una crisi globale, la società ha bisogno per reinventare modelli nuovi e nuove opportunità di lavoro e di modalità di relazione.Gli altri Paesi europei  si sono mossi da tempo: noi, come sempre, arriviamo molto dopo e con poco coraggio: speriamo che questa legge (bene perché bipartisan) ci consenta di uscire dai soliti schemi e diventi velocemente l’apripista che occorre alla donne e alla società tutta”
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11/07/2011 Più equità sociale, meno sprechi, meno privilegi: le modifiche alla legge finanziaria chieste da Cisl e Uil
Alle 10 di questa mattina prenderà il via la mobilitazione di Cisl e Uil per sollecitare modifiche alla manovra economica del Governo. Un presidio permanente di delegati di Cisl e Uil si insedierà davanti alla sede del Senato e alle ore 10,00 saranno presenti anche i Segretari Generali della Cisl, Raffaele Bonanni e della Uil, Luigi Angeletti. Il presidio accompagnerà tutto l'iter parlamentare della manovra. "Anche la Cisl sostiene con grande convinzione, in ogni territorio d'Italia, l'appello del Presidente della Repubblica, sulla necessità di una forte coesione nazionale per affrontare la difficile situazione economica e sociale del paese" ha dichiarato ieri Raffaele Bonanni commentando l'invito del Capo dello Stato ad affrontare con responsabilita' il difficile momento che stiamo attraversando. "Per rassicurare i mercati ed arginare la speculazione, è necessario approvare la manovra economica in tempi brevi in un raccordo tra tutte le forze politiche - ha aggiunto il Segretario della Cisl osservando che "non serve un voto di fiducia ma un rapporto di auspicata fiducia tra tutti i soggetti istituzionali e politici, in sintonia anche con le forze sociali e produttive del paese. Ma per rendere credibile questa manovra oggi necessaria - ha tenuto a precisare - bisogna dare una sterzata forte e immediata, anticipando i tagli ai costi della politica e riducendo i livelli amministrativi e istituzionali. Ecco perchè chiediano ai Presidenti di Camera e Senato di mettere subito all'ordine del giorno proprio la discussione sulla riduzione dei costi della politica, aggiungendovi il dimezzamento dei livelli amministrativi e istituzionali, cosa che le forze politiche non vogliono. Questo è il segnale - conclude il Segretario della Cisl - che tutto il paese si aspetta in un momento in cui ai lavoratori italiani viene chiesta una ulteriore assunzione di responsabilità che la Cisl sosterrà con tutte le sue forze". Gli obiettivi della mobilitazione di Cisl e Uil:
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11/07/2011 Avviso pubblico del "Fondo Mecenati" per i giovani
Sulla Gazzetta Ufficiale n° 153 del 4 luglio u.s. è stato pubblicato l'Avviso Pubblico “Procedura per il cofinanziamento di progetti volti a promuovere, creare, sviluppare, sostenere ed incoraggiare l’imprenditoria tra i giovani di età inferiore ai 35 anni nonché promuovere e sostenere il talento, l’immaginazione, la creatività e le capacità d’innovazione dei giovani di età inferiore ai 35 anni nel campo della cultura, della musica, del cinema, del teatro, dell’arte, della moda, del design e della tecnologia”. L’Avviso in esame rende attuativa una delle linee di intervento contenute nel Pacchetto di misure per i giovani “Diritto al futuro” del Ministero della Gioventù che prevede nello specifico un mix di risorse pubbliche e private per complessivi 100 milioni di euro da destinare ai giovani talenti under 35, di cui 60 milioni a cofinanziamento dei privati.Le iniziative proponibili da parte di soggetti giuridici privati, sia singoli sia associati, imprese o fondazioni, in possesso di determinati requisiti, sono destinate a investire e  finanziare l’avvio di nuove e innovative imprese giovanili e/o sostenere, anche attraverso la concessione di premi o borse di studio, il talento e la capacità innovativa e creativa in diversi campi dei giovani. Spetta, dunque, ai privati fare da “Mecenati” chiedendo il cofinanziamento pubblico nel limite del 40% e sino ad un massimo di 3 milioni di euro per idee e progetti di giovani under 35 o di società in cui la componente under 35 sia prevalente.Tra i requisiti più importanti nella predisposizione dei progetti vi è il compito di indicare chiaramente le ricadute occupazioni dei giovani, di assicurare il rispetto del principio di pari opportunità tra uomo-donna nonché l’impegno da parte del soggetto Mecenate a coprire il cofinanziamento al 60%.I tempi, i requisiti e le modalità di accesso al “Fondo Mecenati” sono riportate sul bando corredato delle relative linee guida e modulistica. Altre informazioni sono reperibili sul sito del Ministero della Gioventù www.gioventu.gov.it.Le domande potranno essere presentate dal 3 agosto p.v. ed entro i successivi tre mesi. Le medesime domande saranno analizzate da una Commissione ad hoc fino ad esaurimento delle risorse.
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11/07/2011 Il Tribunale condanna Poste Italiane
Le Poste Italiane sono state condannate dal Tribunale del lavoro di Macerata per discriminazione e comportamento antisindacale. La vicenda riguarda una dipendente di Poste Italiane, Elisabetta Fossaroli, rappresentante sindacale della Cisl di Macerata, che nel 2004 è stata sanzionata con una multa per aver mandato ai colleghi una e-mail di auguri natalizi utilizzando la rete informatica aziendale.Oltre alla multa la Fossaroli ha subito un trasferimento e un declassamento nelle mansioni svolte, provvedimenti di chiara matrice disciplinare e di ritorsione per l’attività sindacale svolta.Nelle motivazioni della sentenza, che conclude una causa durata 7 anni, il giudice ha riconosciuto il comportamento antisindacale e discriminante di Poste Italiane, che ora si espone al rischio di una causa ulteriore per il risarcimento del danno causato dalla multa, che ha marginalizzato la Fossaroli penalizzandone la carriera.Secondo il Segretario generale della Cisl di Macerata Marco Ferracuti «si tratta di una sentenza esemplare che deve fungere da monito per tutti i datori di lavoro e le aziende, sia pubbliche che private. Purtroppo spesso chi svolge attività sindacale paga di persona le conseguenze. La Cisl non ama tribunali e sentenze, ma difende con determinazione i propri sindacalisti».
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10/07/2011 Diritto all' esenzione per le prestazioni sanitarie
Scheda esplicativa sul diritto all'esezione per le prestazioni sanitarie, collegata agli ultimi provvedimenti in materia ed  alla delibera regionale che prevede l'estensione dello stesso, fino alla fine del 2011, ai disoccupati  per crisi aziendale.
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08/07/2011 Aperture domenicali, no alla liberalizzazione
 La Fisascat CISL di Macerata (Federazione dei lavoratori addetti ai servizi commerciali, affini e turismo) esprime la propria netta contrarietà alla liberalizzazione degli orari degli esercizi commerciali nelle zone turistiche prevista dalla manovra economica 2011, preambolo per una rischiosa deriva che porti a cascata alla totale liberalizzazione della materia.Questa deregolamentazione rischia di creare una situazione di anarchia del lavoro facendo venir meno le tutele previste dalla legge e dalla contrattazione collettiva, sia nazionale che locale. La titolarità sulle decisioni relative alle aperture in deroga deve rimanere in capo al confronto che si deve sviluppare a livello locale. I Comuni hanno in tal senso un ruolo di primo piano nell’assunzione di decisioni che devono essere comunque concordate, condivise e regolamentate attraverso la concertazione e la contrattazione tra le parti sociali territoriali. Le esigenze dello sviluppo del territorio vanno contemperate ai diritti dei lavoratori, che non possono subire scelte dettate solo dalle pressioni della grande distribuzione organizzata. Nei recenti rinnovi contrattuali dei settori del turismo e del terziario, della distribuzione e dei servizi si è condiviso con le associazioni dei datori di lavoro che la materia delle aperture in deroga - come l’organizzazione e l’orario del lavoro ed altre materie attinenti il mercato del lavoro  - rientrano tra quelle per le quali il confronto decentrato dovrebbe portare a soluzioni che concilino le peculiarità territoriali e le esigenze del mercato del lavoro locale con il pieno rispetto dei diritti dei lavoratori del settore. Purtroppo le dichiarazioni di alcuni amministratori locali hanno evidenziato ancora una volta la miopia di certe impostazioni basate su luoghi comuni privi di fondamento, come quelli di nuove assunzioni o di chissà quanti altri vantaggi per i lavoratori occupati nel settore. I quali invece si ritroveranno solamente un orario sempre più frammentato e incompatibile a conciliare i tempi di vita con i tempi di lavoro, senza peraltro ricevere alcuna significativa maggiorazione sul lavoro domenicale e festivo. Torniamo a ribadire come certe impostazioni dei Comuni della zona siano frutto dell’assoluta assenza di politiche per uno sviluppo equilibrato del territorio. Scelte semplicemente dettate dal “potere economico” dei grandi gruppi della distribuzione organizzata con il progressivo depauperamento delle realtà economiche commerciali locali e della vita stessa dei centri cittadini.Marco Squartini - Segretario generale Fisascat Cisl Macerata
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06/07/2011 Riprende la produzione alla Best di Montefano
Da lunedì 4 luglio, dopo più di una settimana di sciopero, i dipendenti della Best di Montefano hanno ripreso l’attività produttiva.Durante un incontro svoltosi in Regione e grazie alla mediazione delle organizzazioni sindacali dei metalmeccanici di Cisl e Cgil, dell’assessore regionale al lavoro Marco Lucchetti e del nuovo Presidente della Provincia di Macerata Antonio Pettinari, è stata trovata un’intesa con la dirigenza dell’azienda, una multinazionale che produce motori per cappe aspiranti.L’impegno di quest’ultima è quello di garantire il mantenimento dei siti produttivi italiani di Cerreto e Montefano, rinunciando per ora a trasferire la produzione in Polonia e assicurando che non saranno modificati degli assetti produttivi, degli organici e degli impianti fino alla definizione di un piano industriale. Per conto loro i lavoratori si sono impegnati a garantire la ripresa della produzione.Permane comunque lo stato di agitazione dei dipendenti della Best, a sostegno della trattativa che da qui al 20 luglio porterà all’individuazione di un piano industriale in grado di assicurare un futuro all’azienda.
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06/07/2011 Caro rifiuti a Macerata, la proposta della Cisl
Il caso degli aumenti della Tarsu è esploso in questi giorni con l’arrivo delle bollette, che gravano sulle tasche dei cittadini maceratesi con un aumento del 23%. Una difficoltà ulteriore per tanti cittadini lavoratori e pensionati ancora alle prese con gli effetti di una crisi pervasiva e resistente. Il problema pone al centro dell’attenzione il tema dell’equità del costo dello smaltimento dei rifiuti a Macerata. Una soluzione potrebbe essere rappresentata dal passaggio della Tarsu da tassa a tariffa, che la normativa vigente prevede senza imporre.   In base al sistema attualmente in vigore nel Comune di Macerata, ogni cittadino paga per lo smaltimento dei rifiuti una tassa commisurata alla superficie della propria abitazione, a prescindere dalla quantità dei rifiuti prodotti.   Il passaggio alla tariffa consentirebbe invece di distinguere tra le spese fisse e strutturali (impianti, spazzamento delle strade ecc.) alle quali tutti  i cittadini continuerebbero a partecipare in misura uguale, e la spesa per lo smaltimento dei rifiuti, più o meno elevata a seconda della quantità e della qualità del rifiuto prodotto. In altre parole, sviluppando la raccolta differenziata su tutto il territorio comunale, ad ogni cittadino verrebbe chiesto di pagare il costo dello smaltimento dei soli rifiuti indifferenziati prodotti e da smaltire, diminuito di un eventuale accredito per i rifiuti differenziati prodotti (vetro, plastica, carta ecc.) ma da recuperare. Questa soluzione garantirebbe maggiore equità nel pagamento del costo e allo stesso tempo incentiverebbe lo sviluppo della raccolta differenziata.
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01/07/2011 Voucher per la partecipazione a master universitari
  AVVISO PER L’AMMISSIONE DI ORGANISMI E OFFERTE FORMATIVE E PER CONCESSIONE DI VOUCHER PER MASTER UNIVERSITARI - CATALOGO  INTERREGIONALE      La Regione Marche sulla base delle misure individuate nel POR FSE 2007/2013 allo scopo di  sostenere la formazione post-laurea  ed al fine di potenziare le competenze e le abilità dei  giovani laureati residenti nel territorio marchigiano  ha emanato il presente bando. Si prevedono  incentivi al fine di consentire la partecipazione a master universitari organizzati nella nostra regione e nelle altre regioni italiane, attraverso l’assegnazione di voucher . Il 4 luglio 2011 uscirà la pubblicazione degli Organismi di Formazione (OdF) e delle offerte formative ammesse a catalogo. A partire dallo stesso giorno e fino al 4 agosto 2011, gli interessati potranno presentare la domanda di voucher  per la partecipazione a master universitari di 1° e 2° livello presenti sul catalogo. La domanda dovrà essere effettuata attraverso la piattaforma informatica www.altaformazioneinrete.it e  con invio cartaceo per raccomandata A/R alla Regione Marche, P.F. Istruzione, Formazione Integrata, Diritto allo studio e Controlli di primo livello - via Tiziano 44 - 60125 Ancona.   Per approfondimenti consultare il portale della Regione: http://www.istruzioneformazionelavoro.marche.it/Notizie/singolaBando.asp?IdNotizia=909&idArea=0   Vedi anche: www.altaformazioneinrete.it.   
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01/07/2011 Le Associazione dei consumatori diffidano Trenitalia
A fronte del perdurare delle  situazioni di grave disagio per gli utenti  dovuta alla soppressione di convogli causata dal malfunzionamento del nuovo sistema di automazione dei turni di lavoro, le associazioni Adiconsum, Adoc, Acu, Federconsumatori e Cittadinanzattiva delle Marche, hanno inviato  una diffida  a Trenitalia,  nella quale si intima e si diffida la  società al regolare ripristino del trasporto e a porre rimedio all’annoso problema dell’igiene delle vetture. Viene inoltre richiesta l’attivazione della procedura di conciliazione con le associazioni dei consumatori al fine di indennizzare i passeggeri convolti, stante anche l’assoluta mancanza di informazione. La diffida è anche il primo atto per eventuali successive azioni collettive nel caso la società non si renda disponibile alle richieste. Nella diffida viene inoltre effettuata richiesta di accesso agli atti in merito ai contratti di appalto di pulizia.
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01/07/2011 L'assessore Lucchetti sui lavoratori degli studi professionali
Lavori in corso del 01/07/2011 - www.cislmarche.it
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01/07/2011 I lavoratori della Bunge presidiano il Consiglio regionale
Lavori in corso del 01/07/2011 - www.cislmarche.it
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01/07/2011 Fisco e Welfare. I dipendenti pubblici
Lavori in corso del 01/07/2011 - www.cislmarche.it
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