13/01/2011
«Faremo la nostra parte su ogni nuovo investimento»
Sole 24 Ore di venerdì 31 dicembre 2010 Intervista a Raffaele Bonanni di Pogliotti Giorgio -------------------------------------------------------------------------------- Bonanni: «Evitato l'abbandono dell'Italia» «Faremo la nostra parte su ogni nuovo investimento» «In Europa non vedo molte intese anti-delocalizzazione con questi risultati» «Fiom responsabile dell'irrigidimento Fiat ma pronti ad accoglierla se tornerà in gioco» «Con l'accordo di Pomigliano abbiamo garantito il mantenimento della produzione e nuovi investimenti, aumentando il salario. In Europa non vedo molte intese antidelocalizzazione che producono questi risultati, penso alla Germania dove il sindacato ha accettato un taglio delle retribuzioni». All'indomani della firma del contratto che si applicherà ai 4.600 lavoratori che gradualmente saranno assunti da Fabbrica Italia Pomigliano, il leader della Cisl Raffaele Bonanni esprime «piena soddisfazione». Segretario, pensa che Pomigliano farà scuola? «Ogni qualvolta un investitore si farà avanti per discutere di un piano di sviluppo noi faremo la nostra parte per rassicurarlo sull'attuazione dell'investimento. Al tempo stesso ci impegneremo per rafforzare le ragioni dei lavoratori sul versante contrattuale e salariale. A Pomigliano come a Mirafiori ci ha guadagnato la Fiat - che ha investito ottenendo garanzie da una parte consistente dei lavoratori - e noi che abbiamo avuto salari più alti.» Ma a che prezzo avete ottenuto questi risultati? Si è Angeletti. Il leader Uil: «Salvati oltre 20mila posti, sì a nuove norme» esclusa la presenza in fabbrica del principale sindacato, la Fiom, che non avendo firmato l'accordo non avrà rappresentanza. Nelle fabbriche Fiat la FimCisl è quasi sempre la prima sigla, mentre la Fiom non è quasi mai prima e spesso neanche seconda. Se la Fiom vuole essere, realmente rappresentativa fumi gli accordi per salvare i posti di lavoro, come fanno gli altri sindacati. È favorevole in Fiat al ritorno alle rappresentanze sindacali aziendali (Rsa), il sistema in vigore prima dell'accordo del 1993 che invece ha introdotto il riconoscimento delle sigle con maggiore consenso? Se c'è stato un irrigidimento della Fiat lo si deve al ricorso continuo alle azioni di disturbo della Fiom che hanno avuto l'effetto di far alzare sempre più in alto l'asticella delle garanzie richieste da Marchionne per fare l'investimento, danneggiando sindacato e lavoratori. Vorrei ricordare che a giugno, in occasione dell'accordo di Pomigliano, non si parlava di ritorno alle Rsa. Ma in questi mesi sono proseguite le mobilitazioni, peraltro con un consenso sempre più esiguo. Marchionne si è voluto cautelare di fronte all'impennata di scioperi. Dalla minoranza Fiom e da settori della Cgil si propone, in caso di vittoria del sì al referendum per Mirafiori, di firmare l'accordo. Sareste disponibili ad accettare la Fiom nel sistema di rappresentanza, visto che un loro eventuale rientro è condizionato al via libera degli altri sindacati? Il mio auspicio è che la Fiom .si adegui al volere della maggioranza, come abbiamo sempre fatto noi della Cisl. Per, quel che mi riguarda la Fiom sarebbe ben accolta se dovesse tornare in gioco e condividere la partita con le altre associazioni e sindacati. E se vincesse il no, la Cisl ritirerebbe la firma? Sei lavoratori legittimamente decidessero che non vanno bene le condizioni poste dalla Fiat per investire noi ci atterremmo alla loro volontà. Marchionne ha denunciato che l'attuale cornice di regole sulla rappresentanza è inadeguata perché non garantisce il rispetto degli impegni presi. Come risponde il sindacato a questa sfida? Dobbiamo fare l'accordo tra le parti sociali partendo dal documento unitario del 2008. Sia chiaro che in Fiat si sa chi è rappresentativo tra i sindacati, attraverso il numero degli iscritti e il voto alle Rsu. L'accordo riguarda i sindacati e serve a stabilire che in azienda bisogna rispettare le decisioni della maggioranza. La questione più che di regole, quindi, è politica. Come giudica le reazioni all'intesa di Mirafiori che ha fatto discutere l'opinione pubblica e spaccato il Pd? Ho notato con favore il cambiamento in gran parte della classe dirigente che, diversamente da 5-6 mesi fa, ha preso posizione a sostegno dell'attuazione dell'investimento. Pressoché tutte le realtà riformatrici dei diversi schieramenti politici si sono pronunciate a favore. A cosa è dovuto questo diverso atteggiamento rispetto al passato? C'è stata una forte presa di posizione di Sergio Chiamparino che da riformista e da sindaco di una comunità era preoccupato per le prospettive di sviluppo di Mirafiori e degli stabilimenti Fiat, e si è preso da subito le proprie responsabilità. La sua posizione ha incoraggiato molti altri a capire che il comportamento della componente sindacale che non fuma gli accordi era legato più ad esigenze politiche che a questioni prettamente sindacali. Abbiamo salvato posti di lavoro produttivi in un paese in cui si assiste a vaste campagne di assunzioni per legge senza attinenza con le esigenze di mercato da parte delle amministrazioni pubbliche, legate solo a ragioni clientelari. Contro questo scandalo lancio un appello alle imprese per fare un fronte comune.
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