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  • CONGRESSO FP CISL MARCHE, 20 Marzo 2013 – Jesi

Avvolta nella crisi c’è una società “che chiede vicinanza, serietà, concretezza” e per questo “è necessario che la politica, le istituzioni e le parti sociali cerchino con caparbietà ogni possibile soluzione per dare risposte efficaci alle persone, alle famiglie ed alle imprese”. Con queste parole il Segretario Generale Luca Talevi ha aperto il IV Congresso Regionale della Fp Cisl Marche che lo ha riconfermato alla guida della federazione per il prossimo quadriennio. In un contesto che vede il progressivo venir meno delle tradizionali reti di protezione sociale, Talevi ha sollecitato tutto il sindacato e la Cisl Fp Cisl Marche in particolare a “riscoprire il proprio valore come associazione, luogo e strumento in cui fare rete e sussidiarietà per contrastare la frammentazione sociale e creare relazioni positive”. Un tema questo del farsi rete ripreso anche nell’intervento conclusivo del Segretario Generale Cisl Marche Stefano Mastrovincenzo che ha evidenziato proprio nell’essere sindacato confederale la grande risorsa della Cisl che le permette di essere “una rete che mantiene il presidio e la promozione del lavoro nel territorio”. Mastrovincenzo dal Congresso della Fp chiede quindi a tutta la Cisl delle Marche di sviluppare la propria rete interna di connessione tra usr, categorie e servizi e di essere al contempo presente sul territorio per innervarci nella sua realtà sociale come anello di una rete più ampia. “È del resto attraverso questo investimento che il sindacato potrà davvero costruire, come ha proseguito Talevi, “valore pubblico”, riscoprendo e facendo riscoprire ai cittadini l’importanza della sfera pubblica che “è altro rispetto ai pur esistenti episodi negativi offerti spesso con troppa facilità dai media”; una sfera pubblica”, come confermato dal momento di presentazione del volume “Riscoprire la sfera pubblica” (Di Cosimo - Lanzalaco) che ha arricchito i lavori del Congresso, insostituibile e per certi aspetti infungibile con l’intervento privato. Una “sfera pubblica” e un pubblico impiego che, tuttavia, rischiamo oggi di ritrovare pesantemente ridotti senza essere razionalizzati, per gli ingenti tagli lineari della “spending review”, e impoveriti, visto il blocco del CCNL dal 2010.

Talevi ha allora proseguito evidenziando come l’attuale condizione di crisi si ripercuota in tutti i comparti del pubblico impiego: dalla sanità pubblica, dove le manovre economiche nazionali hanno ridotto i trasferimenti statali di 185 mln di € solo per il 2013 e solo per le Marche rendendo necessaria una riorganizzazione del sistema sanitario regionale che a tutt’oggi continua però a non convincere il sindacato né nel metodo né nei contenuti, a quella privata, dove la difficile firma del CCNL ha permesso di evitare la diversificazione regionale al ribasso delle condizioni contrattuali applicate. Dalle autonomie locali, dove si fanno sempre più pressanti le esigenze di tutela degli stipendi dei dipendenti così come quelle di crescita della gestione associata di funzioni e servizi, agli enti centralizzati, stretti dalla difficoltà degli ingenti esuberi individuati dalle norme nazionali. In una società che si fa sempre più complessa e in “un mondo che cambia rapidamente”, Talevi ha infine individuato la vera sfida del sindacato nella capacità di non “restare fermo ad aspettare che le onde lo travolgano”: è proprio da questa volontà di “essere protagonista del cambiamento nel cambiamento” che nasce la scelta della riorganizzazione, una scelta difficile, coraggiosa e non indolore ma necessaria e che creerà “una Cisl più snella, più moderna, più efficace e più in grado di valorizzare Rsu e Sas”. L’intervento del Segretario Generale Fp Cisl Giovanni Faverin non ha risparmiato una dura autocritica al nostro fare sindacato di ieri nel pubblico impiego, a cui va imputata secondo Faverin la debolezza di non aver compiutamente denunciato quella malapolitica e quella cattiva gestione della cosa pubblica che, tanto a livello locale che a livello nazionale, hanno prodotto un utilizzo scorretto e dissennato delle risorse. Oggi la fabbrica dell’impiego pubblico è una fabbrica in crisi, ha proseguito Faverin, e siamo già nell’epoca dei tagli, del razionamento che non migliora l’efficacia e l’efficienza dei servizi offerti dalla PA, ma è pur vero che in passato tutti gli attori sociali, incluso il sindacato, non ha combattuto a sufficienza perché si ponesse mano alla riorganizzazione e al rinnovamento di tutto il pubblico impiego di cui il Paese ha da tempo bisogno.