La riforma del Servizio sanitario regionale è insostenibile. Cgil Cisl e Uil Confederali, di Categoria e dei Pensionati, riuniti ieri alla Fiera della pesca di Ancona, protestano contro le decisioni della Regione Marche e non escludono il ricorso ad iniziative "clamorose".
I numeri della sanità marchigiana sono impietosi. In tre anni sono 1.200 i lavoratori in meno. Si profila un ulteriore taglio di 450 dipendenti, come effetto della soppressione di 18 unità operative complesse previste dalla Delibera di Giunta regionale n. 1696 del 2013. A queste condizioni, mantenere l'attuale livello dei servizi sarà impossibile.
Anche perché gli operatori sono allo stremo. Un dato su tutti: ad oggi sono più di 30.000 le giornate di ferie non godute. Nel frattempo aumenta il bisogno di salute della popolazione. Nelle Marche, Regione con un indice di invecchiamento superiore alla media nazionale, ci sono più di 40.000 non autosufficienti. Persone, per lo più anziane, affette da patologie croniche e degenerative, che richiedono assistenza a domicilio o residenziale.
Dal punto di vista della sanità le Marche sono considerate una delle Regioni più virtuose d'Italia. L'equilibrio di bilancio è stato assicurato negli anni risparmiando sul costo del lavoro, a discapito della qualità dei servizi. Entro la fine del 2013 dovranno essere recuperati ulteriori 188 milioni di € rispetto alla spesa sanitaria del 2011. Sono gli effetti delle manovre finanziarie nazionali - da ultima la spending review - che hanno tagliato 24 miliardi di € dal Fondo Sanitario Nazionale, quando per preservare il livello attuale dei servizi sarebbe stato necessario investire in sanità almeno 1 punto percentuale di Pil, ossia circa 20 miliardi di €.
Per Cgil Cisl e Uil l'equilibrio di bilancio non può portare solo alla riduzione del personale e dei posti letto negli ospedali . Serve un disegno complessivo di riorganizzazione che ai tagli affianchi gli investimenti. In particolari quelli sulla medicina territoriale, sulla rete socio sanitaria e sul sistema dell'emergenza. Da anni poi non si parla più di prevenzione, investendo nella quale oggi si otterrebbero benefici importanti negli anni a venire.
Una riorganizzazione di questa portata necessiterebbe di un confronto serrato con le forze sociali e con le comunità locali. La Regione Marche invece va avanti in completa solitudine. «Senza democrazia - denunciano Cgil Cisl e Uil - non c'è possibilità di una riforma vera e trasparente, capace di eliminare i privilegi e le rendite di posizione dei tanti baronati salvaguardando i servizi ai cittadini».
Non convince neppure la proposta di legge regionale sul sistema integrato dei servizi sociali, che il Consiglio regionale sta discutendo in questi giorni. Mancano risposte sulla gestione associata dei servizi, sulla partecipazione e sull'integrazione con la sanità. «Una riforma - sostiene il sindacato - che fa retromarcia rispetto ai passi avanti compiuti in questi anni sui territori».
«Siamo vicini al punto di non ritorno - ha concluso il Segretario della Cisl Sauro Rossi. Finora abbiamo percorso la strada della responsabilità, ma ora vogliamo chiarezza sui criteri della riorganizzazione, che deve garantire tutti i cittadini marchigiani e chiediamo che i risparmi non vengano fatti solo sul personale. Senza risposte su questo siamo pronti ad alzare il tono della protesta. Se invece la Regione è disposta ad aprire una trattativa, siamo pronti a metterci in gioco organizzando, su tutto il territorio regionale, assemblee di lavoratori e cittadini».