«È inaccettabile l’annuncio fatto dal Gruppo Elica di Fabriano per il sito di Cerreto d’Esi in provincia di Ancona, che ci ha comunicato 400 esuberi su 600, con il trasferimento delle produzioni di bassa gamma e delle linee produttive nello stabilimento di Jelcz-Laskowice in Polonia e l'integrazione nel plant di Mergo dell'attività di alta gamma del sito di Cerreto. - si legge in una nota stampa della Fim Cisl - Una scelta che non condividiamo in nessun modo. »
«Il Gruppo aveva già 10 anni fa operato una ristrutturazione del sito con la riduzione dell’organico che era passato dagli oltre 1000 lavoratori in organico del 2010, agli attuali 600. Una ristrutturazione che già all’epoca fu giustificata dal Gruppo con la necessità di ridurre i costi per aumentare le marginalità. Nel corso di questo decennio abbiamo registrato, nonostante i continui solleciti del sindacato, scarsi investimenti per non dire nulli su macchinari e sulle persone da parte del Gruppo. Ora non accettiamo che ancora una volta si scarichi sulle lavoratrici e i lavoratori colpe che non hanno. - continuano dalla Fim Cisl - Chiediamo all’azienda di aprire subito un tavolo di confronto per lavorare alla rimodulazione l’organizzazione del lavoro e insieme valutare gli spazi di recupero delle marginalità, parallelamente però, serve un piano di investimenti su macchinari e sulle persone perché i sacrifici fatti in questi ultimi dieci anni dalle lavoratrici e lavoratori non vadano persi. Oggi manifesteremo con un presidio davanti allo stabilimento di Cerreto d'Esi - concludono - e nei prossimi giorni valuteremo eventuali altre iniziative di protesta. Invitiamo tutti gli enti locali a sostenere questa vertenza e lavorare affinché l’azienda torni sui propri passi.»
«Ci siamo trovati davanti un’azienda - scrivono Cisl Fim, Fiom Cgil e Uilm Uil in una nota unitaria - che è sempre stata considerata un modello, e che speriamo che non lo diventi davvero visto gli ultimi annunci, che oggi chiede sacrifici per mancanza di redditività ma che in questi anni ha distribuito milioni di euro solo come buone uscite agli Amministratori Delegati per aver portato avanti strategie che sembrano proprio essersi dimostrate fallimentari».