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  • Il Vescovo Trasarti condivide l’appello dei Sindacati

Il Vescovo Mons. Armando Trasarti della Diocesi di Fano Fossombrone Cagli Pergola condivide l’appello lanciato alla Conferenza Stampa del 22 febbraio dai tre segretari provinciali dei sindacati CGIL-CISL-UIL sulla crisi e sull'emergenza lavoro e redditi, in cui essi chiedevano di "agire immediatamente per fronteggiare l'emergenza lavoro e le sue drammatiche ricadute sociali e individuare strategie comuni per un nuovo modello di sviluppo della nostra provincia", non posso non condividerlo e non farlo anche mio e "spronare" tutte le Istituzioni e gli Enti preposti a concordare una rapida risposta.

I dati presentati dai sindacati: ossia la crescita del 54% della disoccupazione in un solo anno (oggi siamo a circa 14.000 disoccupati nella nostra provincia), e con quella femminile che cresce del 71%; la cancellazione a causa della crisi di quasi 6.000 posti di lavoro nel manifatturiero dal 2010 al 2013 con la chiusura di circa 650 imprese in un solo anno, caratterizzano questa drammaticità che non può lasciare più nessuno indifferenti.

Sottoscrivo quindi la richiesta dei sindacati di convocare quanto prima "un tavolo provinciale nel quale affrontare sia le emergenze sociali sia le prospettive di sviluppo", di "riconoscere ai settori manifatturieri del nostro territorio le caratteristiche di area di crisi complessa", e condivido – fra le tante cose citate – la "richiesta ai Comuni della nostra provincia, a partire dai bilanci preventivi 2014, che si rafforzino tutti gli interventi sociali, che si rifinanzino immediatamente i fondi anticrisi, che si salvaguardi la spesa per welfare e servizi educativi, e si avii un processo di messa a sistema del welfare locale, rendendolo più equo, più giusto, più rispondente ai bisogni delle persone".

Occorre, in pratica, a mio avviso promuovere un nuovo patto sociale in cui il lavoro e l’intrapresa (ossia l’economia reale) tornino ad essere promossi e supportati da tutti. Non ci dovrebbe essere azione o attività, pubblica o privata che sia, che non rimetta al centro il lavoro (condizione essenziale per ridare dignità a tutte le persone in età lavorativa, ed oggi la vera grande emergenza del nostro tempo) e l'impresa economica capace di creare beni e servizi utili alla comunità.

Ma alzando lo “sguardo sul futuro” il problema principale che ci si pone di fronte è quale scenario vogliamo vedere. Se continuiamo a seguire gli attuali schemi di sviluppo, ossia quelli che ci hanno guidati fino a oggi, potremmo non trovare soluzioni adeguate e in questo caso la coesione sociale sarebbe molto a rischio. Allora dobbiamo percorrere nuove vie. Ci sono degli studiosi che stanno tentando di indicarci nuove vie (Zamagni, Luigino Bruni, Leonardo Becchetti ed altri), ma c'è bisogno di sperimentazioni, di passare dalle teorie alla pratica. Nessuno sa con certezza dove andare ma credo che senza praticare nuovi paradigmi di sviluppo non usciremo, o comunque non usciremo bene, da questo periodo di transizione che continiamo a chiamare semplicemente “crisi”.

Inoltre ritengo importante aggiungere altre due cose: una attenzione particolare ai giovani, ossia alla necessità che sia premiato il loro sforzo di entrare nel mondo del lavoro per potersi permettere una famiglia; una valorizzazione anche di altri settori – e non solo del manifatturiero – come la cultura, il turismo, i beni ambientali, l'agricoltura e la pesca, e di tutti quei beni "immateriali" non delocalizzabili che ci rendono un Paese quasi unico al mondo.

Infine ritengo doveroso assicurare che anche noi come Chiesa, proviamo a fare la nostra parte, mettendo in campo tutti i beni e le risorse che possano creare lavoro, ad esempio con alcuni cantieri di ristrutturazione di Chiese, oratori e altre strutture, nonchè con provvedimenti di sostegno a famiglie in difficoltà. Sono convinto che in questa fase ogni politica destinata a sviluppare occupazione – anche temporanea – è la benvenuta.

E' tempo di abbandonare gli appelli generici e spesso rivolti agli altri, per guardare a ciò che ognuno di noi può fare.