15/11/2016
DirittInGenere 15 Novembre 2016
Regione Marche - BANDO DI AMMISSIONE AL CORSO PROPEDEUTICO ALLA OCCUPAZIONE DI DONNE NEL SETTORE TURISTICO (SCADENZA 23 NOVEMBRE 2016) La Commissione per le Pari Opportunità tra Uomo e Donna della Regione Marche, si propone di realizzare un percorso formativo finalizzato a formare 25 donne inoccupate/disoccupate per ogni Provincia della regione marche, per un totale di 125 donne, per avviarle all’occupazione nel settore turistico. L’intervento formativo mira a creare opportunità occupazionali per donne in inserimento/reinserimento lavorativo. Scadenza: 23 Novembre 2016 Il Corso è promosso dalla Commissione per le Pari Opportunità tra uomo e donna della Regione Marche con il contributo del Consiglio Regionale e dell’Ombudsman delle Marche e verrà realizzato nelle Province di Ascoli Piceno, Ancona, Fermo, Macerata, Pesaro e Urbino. Il Corso di Formazione si propone di realizzare un percorso finalizzato a formare 25 donne inoccupate/disoccupate per ogni Provincia della Regione Marche, per un totale di 125 donne, per avviarle all’occupazione nel settore turistico. L’intervento formativo mira a creare opportunità occupazionali per donne in inserimento/reinserimento lavorativo. Il percorso formativo rilascerà un attestato di frequenza con la seguente denominazione corso “Cucina (Collaborazione e Tecnologie di Ricezione)” B/AI TA 1.1.1.2. 100 ORE (codice regionale come da tabulato delle qualifiche – DGR 4626/1989). Verrà attivato un corso di formazione per ogni Provincia. Ogni corso è destinato a 25 donne. Per partecipare al corso le donne dovranno essere in possesso dei seguenti requisiti: aver compiuto i 35 anni di età alla data della pubblicazione sul BURM del presente bando; essere in stato di disoccupazione/inoccupazione; risiedere nel territorio marchigiano; motivazione ed interesse al lavoro nel settore turistico; conoscenza della lingua italiana e regolare permesso di soggiorno per le cittadine extracomunitarie. Il corso avrà una durata complessiva di 100 ore, di cui 50 ore di lezioni teorico- pratiche in aule attrezzate e 50 ore di stage aziendale. Il percorso formativo sarà articolato come di seguito riportato. Formazione in aula didattica (50 ore): Orientamento Iniziale e bilancio delle Competenze (4 ore) Diritti dei Lavoratori (2 ore) Sicurezza nei Luoghi di Lavoro (2 ore) Igiene degli alimenti e principi di scienze dell’alimentazione (4 ore) Cucina di Base (24 ore) Servizio di accoglienza, attività e coordinamento ai piani (14 ore) Tirocinio (50 ore): Lo stage sarà effettuato presso le strutture turistico-alberghiere del territorio della Regione Marche.Il corso si terrà presso le seguenti sedi: • Istituto di Istruzione Superiore “ S.Marta – G.Branca” di Pesaro; • Istituto di Istruzione Superiore “ A.Einstein – Alberghiero” di Loreto; • Istituto Professionale Alberghiero “ F.Buscemi “ di San Benedetto del Tronto; • Istituto Professionale di Stato per i Servizi Commerciali Turistici Alberghieri e della Ristorazione “ E. Tarantelli” di Porto Sant'Elpidio; • Istituto Professionale Statale per l'Enogastronomia e l'Ospitalità Alberghiera “G.Varnelli” di Cingoli.L’inizio del corso è previsto per il mese di Febbraio 2017 e terminerà indicativamente nel mese di Maggio 2017. Il corso è completamente gratuito.DOMANDA DI ISCRIZIONE Sarà possibile iscriversi utilizzando la modulistica disponibile all’indirizzo internet: www.pariopportunita.marche.it. Link per approfondire QUEL "SOFFITTO DI CRISTALLO" CHE NON SI È ROTTO: ANALISI DI GENERE DEL VOTO NEGLI USA E RIFLESSIONI SULL'IMPEGNO E LA PARTECIPAZIONE DELLE DONNE Proviamo a considerare in un'ottica di genere l'esito delle elezioni negli Stati Uniti , nella convinzione "positiva" che quanto avvenuto, pur tenendo conto della peculiarità del sistema elettorale americano possa in qualche modo rilanciare un pensiero comune sul valore positivo dell'impegno politico e sociale delle donne e sul loro protagonismo, oltre il dibattito sulle quote rosa. Anche se proprio su quest'ultimo punto, prendendo i dati contenuti nel rapporto "Partecipazione e rappresentanza politica delle donne a livello locale e regionale" presentato a Strasburgo l'ottobre scorso , la linea di difesa non è anacronistica, se consideriamo che l'Italia non riesce a raggiungere la quota del 40% di presenza femminile in nessun organo comunale e regionale ed è tra i Paesi con meno donne nei consigli regionali: solo il 18% nel 2015, mentre a livello Ue la percentuale era del 32%. Ma è pur vero che la riflessione sulla validità dello strumento quote ha bisogno di fare un passo avanti e va valutato quanto effettivamente l'impegno delle donne sia un riferimento, un modello, uno stimolo per altre donne , posto che sia condivisa la premessa che di per sé la presenza femminile nelle "stanze dei bottoni" delle organizzazioni sociali e politiche, ai vertici delle Istituzioni e delle aziende, sia un valore e porti valore. Proprio su questo l'esperienza di Hillary Clinton può farci riflettere. A decretare la vittoria di Trump sono stati sopratutto i maschi bianchi non laureati , compresa l'ormai famosa categoria dei "colletti blu" dell'industria in crisi che non potevano identificarsi con la candidata democratica, quindi quella parte più bassa della middle class impoverita ed arrabbiata, oltre a quell'elettorato, economicamente trasversale ma culturalmente omogeneo, che rappresenta i valori dell'uomo bianco che cerca la sua rivincita, di leader che vuole riproporre l'orizzonte americano in cui le minoranze hanno un ruolo subalterno. Per alcuni commentatori Hillary è stata associata al progetto neoliberista che ha messo in discussione gli interessi nazionali. Sanders sapeva parlare a queste persone e Hillary a un certo punto si è allontanata dalle posizioni più neoliberiste, per esempio alleandosi anche con Black lives matter; però se da un lato questi cambiamenti di posizione le hanno anche contribuito a rafforzare la sua immagine di opportunista, pronta a tutto. Agli uomini cambiare opinione è più consentito, anzi in un certo senso per il machiavellico motto, viene apprezzata la loro acutezza politica, mentre gli americani diventano meno indulgenti quando il candidato è una donna. D'altra parte non hanno aiutato Hillary nei numeri previsti gli afroamericani e gli ispanici e neanche le donne. Le donne afroamericane in realtà hanno votato in stragrande maggioranza per Hillary (solo il 4% ha votato Trump) ma, l’affluenza degli afroamericani è stata più bassa del previsto, segno che non si sentivano rappresentati da nessuno dei due candidati. In generale le frasi sessiste di Trump non hanno spostato il voto femminile nelle proporzioni che si speravano: la Clinton ha ottenuto il 54% del voto femminile contro il 42% del sessista Trump (in maggioranza donne bianche non laureate). Ho sempre pensato che per poter "sfondare il soffitto" le donne abbiano bisogno di spazio e di tempo in termini di organizzazione del lavoro, di servizi, di cultura familiare, politica e sociale. Ma non basta. E non basta essere donne per far votare le donne per una donna. Sembra quasi ovvio che sia così, forse è la dimostrazione che un certo pensiero ha fatto il suo tempo, che la divisione dell'universo in due metà non riflette più una cultura liquida anche nella visione dei generi. Forse siamo più libere e liberi in questo senso: si valuta l'impegno per valori, idee e competenze non per razza, sesso, clan, appartenenze biologiche o culturali o per orientamenti sessuali nella convinzione che solo in virtù di queste appartenenze si possa rappresentare un interesse di parte e collettivo insieme. Ci sono donne, come ci sono uomini, da cui non mi sento rappresentata per la visione del mondo che hanno. Ragionare sulle competenze può essere la chiave per uscire dal dibattito su questo "soffitto di cristallo" che si rompe a fatica o non si rompe proprio, in Italia come in America. Bene, peccato che ci sia un "ma" pesante che ci riporta al vetusto tema della parità e delle pari opportunità: l'analisi sulle competenze non è neutra e risente ancora una volta del pregiudizio culturale sul genere. Con una donna si è molto più severi, di una donna oltre le competenze si giudicano aspetto, empatia, calore nell'eloquio, coerenza biografica a partire da quando andava a scuola, scelte private e familiari; una donna viene passata al setaccio e non le si perdona quasi nulla, a meno che non sia seducente (e allora viene giudicata con una sorta di indulgenza estetica sopratutto dagli uomini) o non sia di grande levatura culturale, morale o di indubbie capacità che devono essere universalmente giudicate come fuori dalla media; la donna lo sa e sente come un peso proprio questo dover riuscire con fatica e rinunce, sopratutto se non è dotata di carisma e se non ha accanto un forte sponsor maschile, una sorta di pigmalione. La strada è stretta come sempre, tra competizione femminile e maschile, incomprensione femminile e maschile; spesso le critiche più aspre e i dubbi più insinuanti sulle donne vengono dalle donne: "Come avrà fatto?", "Ma è sposata? ha figli? Chissà come è messa la famiglia..." E via dicendo in un rosario di luoghi comuni tra malcelata invidia o ammirazione vittimistica solo apparente ("Eh certo lei... Ma io... Però vedi che lei non...). Allora niente di strano e di nuovo se a Hillary, come a tante è mancato il voto delle donne o meglio il voto delle donne non è stato abbastanza. Ecco, forse il punto è questo: comunque le donne istruite e impegnate di ogni etnia e di ogni età hanno per la maggior parte votato Hillary anche se non ne condividevano tutto il percorso politico, anche se non è empatica e affabulatrice; l'hanno misurata e l'hanno scelta. Molte ci hanno creduto e l'hanno aiutata e hanno lavorato per questo, a partire dalla first lady Michelle, solidale e trascinante per arrivare alle donne che hanno portato le proprie figlie ancora bambine al seggio, perché convinte che fosse la “giornata storica” della prima Presidente degli Stati Uniti donna e quelle che si sono recate sulle tombe delle suffragette a depositare l’adesivo “Oggi ho votato”. Guardiamo loro. Tra il 1911 e il 1912 proprio in America la femminista Rose Schneidermann, parlando alle suffragette di Cleveland coniò l'espressione "pane e rose" per rivendicare il diritto delle operaie ad avere la libertà che il lavoro può dare, e la bellezza, la cura di sé e del mondo attraverso l'esercizio della libertà, che è riappropriazione del tempo e dello spazio della creatività. "Pane e rose" Divenne lo slogan scritto sullo striscione delle operaie tessili del Massachussets nello sciopero di 9 settimane del gennaio del 1912, dove chiedevano trattamento lavorativo e salariale dignitoso e pari a quello degli uomini e divenne anche la poesia di un uomo, James Oppenhaim che, come altri hanno combattuto a fianco e con le donne, per i diritti di uomini e donne insieme; infine tornò ad essere lo slogan della lotta sindacale dei lavoratori delle imprese di pulizia degli Stati Uniti, guidati da una donna immigrata messicana, nel film di Kean Loach del 2000. Oggi, ancora "pane e rose" guardando avanti: il lavoro, l'impegno, il riconoscimento del proprio valore e della propria competenza senza pregiudizi, sempre con più spazio e tempo. Non era scontato che Hillary Clinton vincesse, anzi forse per una volta la presenza ingombrante di un uomo non l'ha aiutata e la sua eventuale vittoria non era dovuta come un risarcimento per essere rimasta al fianco del marito. Quanto avvenuto non ci invita a tornare indietro o a fermare un processo di cambiamento. Anzi il voto americano dovrebbe spingerci proprio sulla via del cambiamento. Per non lasciar prevalere la paura rabbiosa di chi vuole solo difendersi nel recinto e non ha un orizzonte, di chi si sente minacciato o respinto, va riconosciuto e sostenuto il desiderio di chi vuole migliorare per sé e per gli altri; esso è un potente motore di cambiamento. La democrazia si fonda sulla responsabilità e la partecipazione. Le organizzazioni sociali di rappresentanza, partiti, sindacati, solo con donne e uomini competenti, capaci di ascoltare e capire, possono interpretare questa richiesta per realizzare una società più giusta, più libera, più pacifica, dove la crescita e lo sviluppo abbiano il segno della solidarietà e della equità, dove non prevalgano appunto la paura, la chiusura, l'esclusione e la rabbia. L'INTESA SULLE PENSIONI DEL 28 SETTEMBRE Con l’intesa sottoscritta tra Governo e CGIL CISL UIL il 28 settembre 2016 sono state assunte alcune importanti decisioni che migliorano l’equità del sistema previdenziale. Nessun diritto o tutela attuale viene ridotto e si rinsalda il patto intergenerazionale. L’intesa stabilisce una serie di riforme in campo previdenziale, difatti sarà possibile per le lavoratrici e per i lavoratori e di qualsiasi età: cumulare gratuitamente i contributi versati in gestioni diverse conservando il diritto al calcolo di pensione in base alla propria anzianità contributiva e comprendere anche i periodi di riscatto laurea. Ogni gestione calcolerà quindi la pensione pro-rata con le proprie regole, ma il pensionato riceverà comunque un unico assegno pensionistico eliminare le penalizzazioni sulla pensione anticipata per le lavoratrici e i lavoratori precoci che accedono al pensionamento anticipato prima dei 62 anni accedere alla pensione con 41 anni di contributi, se si possono far valere almeno 12 mesi di contributi effettivi prima del diciannovesimo anno di età e se si trovano in situazione di particolare disagio, ossia privi di ammortizzatori sociali, o in condizioni di salute che determinano una disabilità oppure occupati in attività gravose migliorare la disciplina previdenziale per lavori faticosi, pesanti usuranti..es. lavoratrici e lavoratori che svolgono lavori notturni che possano far valere una determinata permanenza nel lavoro notturno, lavoratrici e lavoratori addetti alla c.d. “linea catena”, conducenti di veicoli pesanti….. introdurre l’anticipo pensionistico (APE) che entrerà in vigore a maggio del 2017. Permetterà alle lavoratrici e ai lavoratori di anticipare la pensione dai 63 anni in poi. Inoltre per alcune categorie che si trovano in situazione di disagio economico e sociale: disoccupati sprovvisti di ammortizzatori sociali e di reddito, condizioni di salute che hanno determinato una disabilità (da individuare nel confronto tra Sindacati e Governo), lavoratrici e lavoratori che svolgono lavori di cura e che assistono familiari di primo grado non conviventi con disabilità grave, lavoratrici e lavoratori che svolgono attività gravose (rischiose o pesanti da individuare nel confronto tra Sindacati e Governo), sono previsti bonus e agevolazioni fiscali, volti a garantire una somma minima di “reddito ponte”, fino alla maturazione dei requisiti di vecchiaia, interamente a carico dello Stato per le persone con più basso reddito, ferma restando la possibilità degli interessati di chiedere una somma maggiore (APE AGEVOLATA). Accordi collettivi potranno prevedere che il datore di lavoro, anche attraverso i fondi bilaterali, possano prevedere ed effettuare una contribuzione correlata alla retribuzione percepita dalla lavoratrice o dal lavoratore che decideranno di accedere volontariamente all’APE, in modo da produrre un importo più elevato, tale da compensare gli oneri per il rimborso pensionistico ottenuto generare il “reddito ponte”, erogato fino al pensionamento di vecchiaia (APE e IMPRESE). Le lavoratrici e i lavoratori, non ricompresi nell’Ape Agevolata, possono chiedere anticipo pensionistico a 63 anni, pagando i costi relativi alle rate di rimborso per 20 anni, comprensivi di interessi bancari e assicurativi per premorienza (APE VOLONTARIA). completare l’equiparazione della NO tax area dei pensionati al livello di quella dei lavoratori dipendenti (€ 8.125) aumentare le pensioni più basse e la platea dei beneficiari. Somma aggiuntiva (“Quattordicesima mensilità”) per coloro che nel 2016 hanno reddito personale lordo mensile non superiore a € 750; questa sarà estesa a coloro che hanno reddito lordo mensile fino a € 1.000 attraverso il meccanismo crescente dell’anzianità contributiva. Tra le questioni che nel 2017 il Governo e i Sindacati dovranno affrontare vi saranno: valorizzazione del lavoro di cura favorire maggiore flessibilità nell’accesso alla pensione adeguatezza pensioni di importo medio-basso sviluppo della previdenza complementare. WORK-LIFE BALANCE NEL MERCATO DEL LAVORO Equilibrio tra vita privata e vita professionale in Europa, il Parlamento Europeo approva la risoluzione work-life balance nel mercato del lavoro, in data 13/09/2016, “Creazione delle condizioni del mercato del lavoro favorevoli all’equilibrio tra la vita privata e la vita professionale”. Il principio affermato dalla risoluzione è il diritto fondamentale di tutti alla conciliazione della vita professionale , privata e familiare garantita da provvedimenti legislativi e sociali; lo scopo è la promozione di un adeguato equilibrio tra i vari aspetti della vita delle persone, mediante misure disponibili ad ogni individuo, madri, padri e coloro che forniscono assistenza. Le misure da apportare devono essere principalmente volte a migliorare le condizioni di accesso delle donne al mercato del lavoro, in particolare delle donne prestatrici di assistenza e di madri single, nonché l’equa ripartizione tra donne e uomini delle responsabilità domestiche e di cura; dovrà esserci impegno nella fornitura di servizi di cura e di supporto per i bambini, per gli anziani e per le persone con disabilità, con attenzione alla qualità e sostenibilità economica. I provvedimenti, di differente tipologia, devono coprire tutto il ciclo di vita e basarsi sulla definizione di un quadro politico coerente favorito dalla contrattazione collettiva al fine di ottenere un migliore equilibrio fra la vita privata e vita professionale. Il Parlamento Europeo invita le parti sociali a presentare un accordo su un pacchetto globale di misure legislative e non legislative concernenti la conciliazione tra vita professionale, privata e familiare. Nel rispetto del principio di sussidiarietà la Commissione del Parlamento Europeo dovrà presentare per il 2017 una serie di proposte corredate da interventi legislativi basati sull’eguaglianza tra uomini e donne , in piena collaborazione con le parti sociali , anche consultando la società civile, al fine di assicurare al meglio l’equilibrio tra vita privata e vita professionale . Le persone dovranno avere la possibilità di scegliere la forma di congedo maggiormente rispondente alle diverse fasi della vita , per l’efficienza e la partecipazione all’occupazione. Viene auspicato l’estensione del congedo di paternità obbligatorio di due settimane e interamente retribuito (la recente proposta del presidente dell’Inps, Tito Boeri , non è altro che la sollecitazione già contenuta nella direttiva del Parlamento Europeo 13/09/2016) . Inoltre dovrà concretizzarsi il congedo per coloro che prestano assistenza, con opportuna flessibilità e incentivi tali da indurre anche gli uomini di fruirne. Infine, gli Stati membri indirizzano l’attenzione verso le cooperative ed ai modelli imprenditoriali alternativi che supportino la parità di genere, indicando la potenzialità del lavoro agile nell’emergente contesto digitale. La risoluzione work-life balance 13/09/2016 è stata accolta con favore dalla COFACE (Confederazione delle organizzazioni familiari nella UE); infatti, in documento rappresenta un passo importante nel rispondere alle esigenze delle famiglie e degli individui in Europa esprimendo un impegno politico del Parlamento europeo volto al sostegno delle famiglie di tutti gli Stati della UE.
Continua a leggere